Lettore, tu sei un tipo curioso, altrimenti non saresti qui a leggere queste righe. Allora approfitto per raccontarti un sogno che ho fatto qualche notte fa. Uno dei pochi che sono riuscito a ricordare...
sorpreso da quello che un altro uomo gli dice e gli racconta di aver visto, poiché quello che dice e racconta di aver visto è già da sempre una e una sola realtà per tutti.Si, i bambini sono quelli che più di tutti si sorprendono, infante significa senza parola, la parola in questo principio di realtà unica ha un determinante ruolo.
In bilico tra la volonta' di uscire dal sogno o di rimanerci. A volte i sogni sono talmente belli che si vorrebbe durassero a lungo, altre volte si tira un sospiro di sollievo quando ci si sveglia e si puo' dire era solo un sogno. In fondo lo straniero che con volonta' e' uscito dal sogno conclude che forse era meglio restarci. Cio' che racconta e' la metafora della vita: in bilico tra domande senza risposta, tra realta' e sogno, rinchiusi in una struttura in una confusione di linguaggi dove il non capirsi non si sa se derivi dalle parole o dal senso che ogni esperienza da ad esse e al loro mettersi in fila. Se fossimo dei naviganti in una tempesta saremmo indecisi se fuggire alla ricerca dell'isola che non c' o mettersi alla cappa ed aspettare che il mare ritorni tranquillo.
Si siamo stupiti e sorpresi delle novità che appaiono all'orizzonte del nostro essere, ma appaiono e non possono che apparire, appaiono come da sempre nel loro apparire. Anche della sorpresa ci sorprendiamo e anche della sorpresa della sorpresa, con un regresso ad infinitum, "ciò che non esiste" è il contenuto della contraddizione, rifletteteci, poichè il "ciò" esiste, eccome.
Un giorno, a un pranzo, capitai, seduto a un tavolo, con un giovanotto che era figlio di un falegname. Questo signore seppe dirmi vita, morte e miracoli di quel tavolo: tipo di legno, tipo di lavorazione, colore, stile, forme e via dicendo. Mi rivelò particolari che mai avrei potuto rilevare da solo. Certo che per entrambi si trattava di un tavolo, ma lui ci vide cose che io non ero riuscito a percepire. Come mai? Per ragioni culturali e di linguaggio evidentemente. Gli animali per esempio, del mondo che li circonda, vedono solo alcune cose essenziali che servono per la loro sopravvivenza: il resto non esiste. La percezione dell'uomo è determinata dal suo bagaglio psicofisico. La concettualizzazione è legata alla cultura e ai simboli determinati da fattori linguistici e della struttura del linguaggio.
Ma non credere di aver visto tutto quello che il giovane ti diceva e nel dire ti faceva vedere, aveva come bagaglio e esprimeva di quel tavolo, ma questo non significa affatto che lui è immerso in una realtà diversa dalla tua, questo vuol significare che ciò che conosci tu dell'unica realtà possibile lui conosce altre parti, come se lui stesse dietro una grande torre e la mirasse e tu di fronte quella torre che è la realtà, il linguaggio serve perché tu e lui vi capiate intorno alla torre per dire si questa è la torre di Babele, anche se di quella torre uno vede il fronte e l'altro il dietro, poiché siete obbligati per la posizione in cui state(il vostro io),se poi il linguaggio è diverso e non vi capite affatto, questo non muta la realtà della torre.Esiste una realtà e noi cerchiamo incessantemente di comprenderla, la realtà è verità, verità che dice del destino che
è l'apparire dell'esser se dell'essente, se non la comprendiamo per l'intero è solo perché ne siamo una parte, se poi ci rifiutiamo di comprenderla per nulla, come accade in tempo di volontà annientante, il nostro tempo, è solo per volontà appunto, ma subito, nel giorno della festa, anche se la festa è quella sbiadita delle serate passate all'ascolto della banda rock o del sabato sera passato al cinema, questa realtà ritorna a galla con tutta la sua potenza e ci dice che da sempre siamo parte di un tutto ed è per questo che dobbiamo gioire come infatti nel giorno della festa spontaneamente facciamo.
http://archiviostorico.corriere.it/2011/maggio/30/Natura_fede_secondo_Malick_film_co_9_110530041.shtml
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ID25250 - 24/11/2012 09:05:40 - (Dru) - Quando ero piccolo...
...era ricorsivo in me un sogno: io che scappavo da casa e vagavo prima per campi e poi su per ripide montagne e mi sentivo davvero libero e sereno solo quando "mi" percepivo ormai sicuro e al riparo da occhi indiscreti, credo che quegli occhi dovessero essere quelli dei miei genitori, perché ero troppo piccolo per conoscerne di altri. Anche il sogno è una struttura e tutti bene o male ne facciamo. Il tavolo è tavolo per quasi tutti al mondo, i capelli sono capelli per tutti. quando Lostraniero dice... il mondo che vedo io è diverso dal mondo che vedi tu... deve tener conto di quel tavolo e di quei capelli e credere di poter percepire dettagli di una realtà diversa è un illusione poichè di realtà ve n'è una e una sola, certo tu Lostraniero potrai sempre dire di aver visto un tavolo tutto d'oro con 5 gambe , ma nel momento stesso che lo dirai, allora anche io l'avrò visto. Nessun uomo sarà mai veramente