Marco Piccoli, consigliere di minoranza per "Gavardo al Centro", si č dimesso dal suo incarico pubblico. Ha motivato la scelta con una nota letta in Consiglio.
Eccola.
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Signor Sindaco,
Signori Consiglieri,
Cari Gavardesi,
sottraggo pochi minuti in apertura di questa seduta, solo perché non volevo recarmi al protocollo senza prima portare un breve saluto, da consigliere in carica, al Consiglio Comunale.
Nei prossimi giorni formalizzerò le mie dimissioni.
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Ho maturato questa decisione, nonostante gli amici, con molta discrezione, mi abbiano chiesto di soprassedere, di resistere ancora per un po’ di mesi. I motivi non sono pochi. Tra questi, voglio precisarlo chiaramente, non ci sono dissapori o frizioni con i compagni di avventura che siedono tra i banchi della minoranza o che sostengono, da fuori, questa parte politica. Al contrario, con il Gruppo di “Gavardo al Centro” si sono costruite e consolidate nel tempo un’ottima sintonia e una sincera, quanto proficua, capacità di reciproco ascolto.
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Grazie quindi, in primo luogo, alla Capogruppo Paola Pasini per la fiducia concessami; grazie all’amico Guido Lani per gli otto e più anni di strada percorsa insieme e per la sua costante capacità di essere sentinella attenta e puntuale; grazie a tutti i Consiglieri di “Gavardo al centro” per il serio lavoro portato avanti e per la stima che non mi hanno fatto mai mancare.
Grazie ai Consiglieri di maggioranza perché, nonostante il clima, talvolta acceso, hanno comunque avuto la pazienza di ascoltare con attenzione. A loro vanno le mie scuse per qualche intemperanza di troppo.
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Consentitemi, in questa sede, di volgere uno sguardo all’inizio della mia esperienza amministrativa ed inviare quindi un pensiero di gratitudine particolare al Sindaco Tonni per aver creduto nelle mie poche capacità e soprattutto per l’umiltà con la quale ha saputo portare la fascia tricolore: un esempio e punto di riferimento per me essenziali.
Vedete, quando ci si accorge che manca la spinta propulsiva, che viene meno la freschezza di una proposta, che si assopisce l’entusiasmo nell’elaborare progetti, in quel momento credo sia opportuno, per se stessi e per gli altri, “metterci un punto”.
Non è la fine di un tema. E’ più “un punto e a capo”: una pausa necessaria per non inaridire, per non far rinsecchire nella consuetudine abitudinaria e grigia le proprie radici.
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Di certo continuerò ad essere alternativo alla maggioranza che ha governato Gavardo in questi anni e, laddove possibile, lavorerò per cercare di costruire un futuro diverso.
Gli impegni famigliari e professionali, e soprattutto i tanti sogni che i bimbi saharawi chiedono di realizzare a me e agli amici dell’Associazione Rio de Oro Gavardo, concedono poco spazio ad una passione politica che sia costante ispirazione e solido supporto per un ruolo istituzionale dignitoso.
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Mi auguro di non tradire così i cittadini che mi hanno onorato con la loro preferenza scrivendo il mio nome sulla scheda elettorale, ma li assicuro: la mia non è una fuga.
Lascio un incarico, ma non mi dimetto dalle mie convinzioni e dal tentativo di parteciparle ai compagni di strada che ancora avrò la fortuna di affiancare lungo la via.
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Non ho nulla da insegnare, molto da imparare, qualcosa da condividere.
Proprio in questa prospettiva, consentitemi una piccola riflessione che non vuole suonare come conclusiva, né avere il sapore di un’omelia pronunciata dal pulpito.
Accoglietela, se possibile, come un breve inciso, una semplice occasione di dibattito eventualmente da sviluppare, diluire e tradurre nella piĂą ampia e complessa cornice dei lavori che porterete a termine con il mandato.
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Vedete, in questi tempi in cui l’economia pare avere il sopravvento su ogni sfera della vita sociale, in ambito politico-amministrativo (non escluso l’ambito locale in cui viviamo), sento sempre più parlare di managerialità e sempre meno di partecipazione, quasi che quest’ultimo fosse un concetto superato e destinato solo a galleggiare nei ricordi di qualche nostalgico di vecchio corso.
Ebbene, a mio sommesso avviso, occorre tenere alta la guardia su questo fenomeno involutivo che rappresenta una pericolosa deriva verso la sterilizzazione della democrazia.
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Credo che la managerialità sia puro metodo, la partecipazione è invece metodo e valore.
Il buon manager dell’ente locale non è sinonimo di bravo imprenditore perché l’interesse che persegue non è il proprio (né quello di un’azienda), ma quello, ben più ampio, della Comunità .
Ed allora come si può perseguire il bene di tutti se non “con tutti”?
In un momento in cui si gareggia a chi rottama meglio e di piĂą, in un tempo in cui i cittadini hanno una bassissima considerazione della Politica e dei politici, occorrerebbe ripartire con l'educazione alla passione per il bene comune proprio laddove cittadini e politici, o meglio, elettori ed eletti, dovrebbero vivere un rapporto di familiaritĂ : i Comuni.
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Per questo motivo servirebbe, anche da noi, oggi piĂą che mai, un supplemento di partecipazione.
Bisognerebbe moltiplicare gli sforzi per gestire in modo diffuso il nostro “piccologrande bene comune”, per programmare, desiderare, sognare insieme, Amministratori e cittadini (ciascuno nel proprio ruolo), una Gavardo più prospera (anche culturalmente), più operosa, più verde e ancor più solidale verso chi non ce la fa.
Se il dissenso fosse meno percepito come fastidio e piĂą come fisiologica e salutare dinamica democratica, credo che il Paese ne guadagnerebbe in vitalitĂ : molte energie spontanee si risveglierebbero dal letargo, pronte a rimettersi in gioco non per una parte, ma per la ComunitĂ .
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Concludo,
- augurandomi che questo amato Paese riprenda fiato, esca dall’affanno, ritrovi la via del confronto aperto e franco sulle questioni Alte;
- sperando che egemonia e democrazia, nonostante la rima stonata, restino, nel vissuto, concetti e valori sempre molto distinti e distanti tra loro;
- auspicando che manifesti e proclami sbiadiscano presto al sole del buon senso e lascino spazio all’incontro tra menti e cuori liberi;
- sognando che i più deboli ed emarginati, qualsiasi passaporto essi abbiano –o non abbiano- in tasca, siano sempre più al centro dell’agire, del pensare, del progettare: che gli ultimi siano al centro di ogni bilancio preventivo contabile così come al centro di ogni personale consuntivo che ciascun amministratore e uomo di buona volontà si senta in coscienza di chiudere alla fine del proprio percorso.
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Grazie di cuore, non a tutti ma a ciascuno!
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Buon lavoro.
Marco Piccoli
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ID24146 - 24/10/2012 10:19:03 - (alfo70) - sig.
Grazie a lei