Attualità e memorie

Mercoledì, giorno di Ferragosto, a Sabbio Chiese andrà in scena un vero torneo, il 26esimo, che terrà banco a partire dalle 13.30 nel centro della frazione Sabbio Sopra. Sarà un’occasione per ammirare dal vivo un gioco antico, quello della «bala», che in tempi non lontanissimi aveva moltissimi estimatori tra i giovani della Valsabbia e non solo.

Una tradizione raccontata da alcuni «ex», a partire da Artemio Aristo, presegliese classe 1932.
«Ho disputato l’ultima partita nell’82 - racconta -. Ai nostri tempi usavamo un tamburello fatto di cotenna di maiale, mentre la "creola" (la piccola pallina fatta spesso di pelo d’asino) aveva la caratteristica di non saltare o di saltare molto male. Andava quindi colpita al volo».

Per i giovani di Preseglie, il campo di gioco da calpestare a piedi nudi era, negli anni immediatamente successivi alla guerra, la strada davanti al municipio, meglio nota come via Roma in frazione Sottocastello. «Allora - spiega Guglielmo Tonni, un 74enne che il 10 agosto ha festeggiato i 50 anni di matrimonio - di lì passavano solo la corriera e qualche carretto, quindi il campo era tutto nostro. Io l’ultimo colpo alla bala l’ho dato negli anni ’90, a 60 anni».

Per giocare si inforcava la bicicletta o ci si muoveva a piedi lungo tutta la valle e non solo: «Da Caino a Bione, da Odolo a Lavenone, da San Felice del Benaco a Provaglio Valsabbia, da Sabbio a Cisano, da Portese a Preseglie: dovunque c’erano tornei, e tutti giocavano con questa bala che con la pioggia diventava molle, e ci costringeva a tenerla sotto le braci per mantenerla calda».

Negli anni ’60 arrivò la nuova «bala» (semplicemente una pallina da tennis spellata), e il rimbalzo migliorò di molto: «In squadra c’erano il battitore, che doveva essere potente ma anche gentile; e c’era lo "spalatore", che aveva il compito di rimandare la battuta, oltre ai "regatì", che dovevano fermare la palla per "fare cassa", per realizzare il punto. C’erano agonismo, gioco e divertimento; ma anche grasse bevute e, spesso, litigate e botte sacrosante tra i giocatori.
Erano grandi sfide, con tanto pubblico. Una vera e propria festa popolare».
In quegli anni i giovani di Preseglie speravano nella pioggia: «Se c’era bello ci toccava andare a lavorare nei campi. Se pioveva potevamo andare in strada a giocare».

Fino al ’67 si è giocato in strada, «Poi - spiegano gli ex giocatori Remo Guerra e Carletto Spezzati, entrambi del ’42 - il troppo traffico e i carabinieri ci hanno costretto ad andarcene. Prima in piazza XX settembre, poi al campo dell’oratorio di Piazza. E infine dove si gioca da oltre 20 anni, all’interno della frazione Piazza».
Ma questa disciplina sta vivendo davvero? «Si, i giocatori ci sono, e alcuni anche bravi. Ma noi - concludono i 4 - giocavamo molto di più. E soprattutto…meglio».

Massimo Pasinetti
Da bresciaoggi

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