01 Giugno 2012, 07.46
Gavardo
Nera

Duplice omicidio: è giallo

Indagini a tutto campo per l'omicidio dei due insegnanti in pensione avvenuto ieri a Gavardo.

 
Supini entrambi. Lei appena dietro l’uscio d’ingresso, lui nella stanza adibita a cucina che si infila girando subito a destra.
Colpiti con un oggetto contundente e con la testa avvolta in due sacchetti di plastica.
Li hanno trovati in casa loro nel primo pomeriggio di ieri, al civico numero 12 di via Bertolotti, la via che da Sopraponte porta al centro storico di Gavardo. Sono una coppia di insegnanti in pensione.
 
Lei, Alba Chiodi, aveva compiuto 62 anni lo scorso 23 aprile. Il marito, Pietro Antonelli, ne avrebbe conclusi 65 l’otto di agosto.
La ricostruzione dei fatti ancora frammentaria è dovuta al riserbo da parte degli inquirenti.
Si sa che il primo ad accorgersi che qualche cosa non andava per il verso giusto, nella casetta senza tante pretese costruita fra la strada e il fiume Chiese, alzata di un piano negli anni scorsi, è Giacomo Bresciani.
 
L’uomo, di professione operaio generico presso del Comune, era d’accordo con il padrone di casa che sarebbe passato a prendere delle bottiglie di vino, che lo stesso Antonelli ricavava spremendo l’uva coltivata nel campo che possiede in via Signorì, ad un tiro di schioppo da lì, verso la montagna.
Erano all’incirca le 13 e lui ha suonato il campanello tre, forse quattro volte.
 
Non ricevendo alcuna risposta ha pigiato quello del figlio 27enne della coppia, Marco, che abita nella mansarda sopra l’appartamento occupato dai genitori.
Marco era rientrato a casa tardi la sera prima, il campanello lo sveglia.
Il giovane si affaccia alla finestra e si stupisce dell’assenza dei genitori, a quell’ora.
Scende e con Giacomo entra in casa loro, insieme fanno la macabra scoperta.
 
Inutile la corsa dell’auto medicalizzata dal vicino ospedale di Gavardo, la rigidità dei cadaveri già indicava un decesso avvenuto da ore e saranno ulteriori accertamenti a dare indicazioni meno vaghe.
Sul posto arrivano subito anche i carabinieri. Quelli gavardesi al comando del maresciallo Santonicola ed i colleghi del Radiomobile di Salò col capitano Lubello sono i primi.
Poi i segugi del comando provinciale, il maggiore De Masi, il colonnello Marco Turchi, spuntano le tute bianche del Ris, si presenta il magistrato dott. Claudio Pinto, arriva il medico legale.
 
Marco Antonelli è sotto shock, viene ricoverato al Pronto soccorso di Gavardo, poi trasferito in caserma a Salò.
I militari ascoltano anche Giacomo Bresciani, cercano testimoni per ricostruire le ultime ore della coppia assassinata.
Tutti lavorano per ore e raccolgono quanti più elementi possono, senza trascurare nessuna pista.
Coinvolgono gli operai del Comune per lo sfalcio dei giardinetti tutt’attorno.
I Vigili del Fuoco del reparto Saf (Speleo, Alpino, Fluviale) setacciano la striscia di fitta vegetazione che separa la casa dal fiume.
 
Obiettivo delle ricerche un corpo contundente, non meglio identificato.
Un oggetto che potrebbe raccontare qualche cosa di più.
Vengono fatti tornare sul posto i soccorritori del 118, gli unici ad essere entrati senza troppe precauzioni nell’appartamento: vengono misurate le loro scarpe, presi i calchi delle suole nel tentativo di isolare altre interessanti tracce presenti nell’appartamento, dove c’è sangue anche per terra.
Alcune macchie vengono rinvenute anche all’esterno, fra l’uscio d’ingresso ed il cancellino pedonale.
 
Col passare del tempo vengono esclusi la rapina o il furto in casa finiti male, perché sembra non mancare nulla.
Ed il giallo su quella che appare, ma non può essere un’esecuzione, si infittisce.
Fino a ieri sera senza apparente soluzione.
 
Oltre la fettuccia bicolore che tiene a distanza la stampa ed i curiosi, soprattutto incredulità.
I pochi particolari che trapelano dalla distanza e dal muro di “no comment” dei carabinieri che vanno e che vengono, lasciano poco spazio a chi è pronto a prendersela coi pochi controlli, la massiccia presenza di stranieri in zona.. insomma coi soliti e sempre pronti capri espiatori.
Ci si chiede che fine abbia fatto Fischio, il vivace meticcio mezzataglia della coppia.
 
Si parla di quelle due brave, anzi bravissime persone che erano Pietro e Alba.
Una coppia affiatata, dinamica, ben inserita nel tessuto sociale di Gavardo, il più grande dei paesi valsabbini.
Lui, dopo una vita a fare il professore alle Medie a Sabbio, a Vobarno e poi a Prevalle, era appassionato ed esperto di computer, a lungo presidente della scuola materna “Giovanni Quarena”, impegnato come volontario nel sindacato ed in mille attività.
 
Lei, maestra di scuola materna a Villanuova, coltivava con successo l’hobby della pittura.
Negli anni scorsi aveva combattuto e vinto una battaglia contro un tumore che l’aveva prematuramente allontanata dall’insegnamento.
Da qualche giorno aveva smantellato una mostra a Forlì e attualmente i suoi quadri sono esposti a Sedurano, nel Faentino.
C’è ancora tanto da capire in questa orrenda storia.
 


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