L’Azienda Ospedaliera di Desenzano ha definito nelle scorse settimane una riorganizzazione dell’Unit Operativa di Psichiatria (UOP) n. 21 di Gavardo.
Si tratta di un progetto pensato da tempo per riunire sotto un’unica regia pratiche sperimentate e nuove metodologie di riabilitazione psico-sociale che completino il percorso clinico delle urgenze e delle prese in carico dei pazienti. Si vuole uscire da un modello troppo centrato sulla categoria diagnostica, per valorizzare l’unicità della persona, posta così, al centro dell’intervento riabilitativo.
Fanno parte dell’UOP n. 21 il Reparto di Psichiatria (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura-SPDC) dell’Ospedale di Gavardo e due Centri Psico-Sociali (CPS) dislocati presso l’Ospedale di Salò e di Lonato la cui mission riguarderà soprattutto i pazienti più gravi e sarà centrata sulla figura del case manager, un operatore anche non medico, che farà da raccordo tra il paziente e il servizio.
Il CPS di Salò estende il proprio territorio di competenza ai comuni di Serle, Paitone, Prevalle, Muscoline, Puegnago e San Felice ed avrà come Responsabile il Dr. Fabio Teti; quello di Lonato - Responsabile Dr.ssa Laura Parlavecchio - si occuperà anche delle consulenze per i pazienti ricoverati e in regime di Pronto Soccorso dell’Ospedale di Desenzano e del progetto di prevenzione della depressione post partum.
Inoltre è stata creata l’Area Riabilitativa - il cui Responsabile sarà il Dr. Giuseppe Seggioli - che si occuperà delle due strutture residenziali (Comunità Riabilitativa alta Assistenza di Lonato e Comunità Protetta ad alta Assistenza di Salò); dei progetti riabilitativi; dei percorsi di inclusione sociale e di un programma di cura per i giovani; sarà riferimento per il Centro Diurno di Nozza e per i diversi attori del territorio che concorreranno alla costruzione di sinergie di rete in un’ottica di psichiatria di comunità.
L’obiettivo principale della riabilitazione è quello di aiutare le persone con disturbi psichici ad integrarsi nella società, realizzando percorsi di inclusione, se possibile cercando di far ritrovare un funzionamento sociale adeguato nella propria comunità. Coinvolge il “fuori” e non solo il “dentro” delle strutture psichiatriche, stimola a guardare oltre gli spazi protetti estendendosi al territorio, quindi anche alla Valle Sabbia, che vanta una storia di buona collaborazione con l’Unità Operativa di Psichiatria n. 21.
La riabilitazione sarà centrata più sulla persona che sulla malattia, non ci si limiterà alla riduzione dei sintomi, ma al riconoscimento di un ruolo, di una soddisfazione soggettiva, alla scelta delle persone, soprattutto alla speranza di ripresa e di trasformazione (“recovery”). E proprio su questi temi il Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera di Desenzano sta lavorando da tempo. Recentemente, organizzato dal gruppo AMA e dall’Associazione Il Muretto insieme all’Azienda Ospedaliera, si sono tenuti alcuni incontri pubblici due dei quali, a Leno e Villanuova, sono stati focalizzati appunto sul tema del recovery.
Contrariamente ad un’idea totalmente pessimistica, centrata sull’inguaribilità, che tanto ha condizionato le pratiche di assistenza e di cura psichiatrica, oggi si ritiene ci sia spazio e possibilità di “ripresa” e di “trasformazione” in positivo anche per le patologie più gravi.
Molti fattori concorrono a questo miglioramento: certamente trattamenti e servizi adeguati ma anche e soprattutto il cambiamento e la partecipazione dei supporti ambientali, delle comunità, dei familiari, degli stessi utenti.
Principi della riabilitazione in psichiatria sono l’autodeterminazione, l’attenzione agli obiettivi personali, alla preferenza degli utenti, focus sul mondo reale, valorizzazione dei punti di forza, addestramento alle abilità, integrazione dei trattamenti, modifica degli ambienti, continuità assistenziale e appunto orientamento al recovery.
Su questo tema l’Azienda Ospedaliera di Desenzano, gli Spedali Civili di Brescia, l’ASL di Vallecamonica, le Associazioni Chiaro del Bosco, AMA e Hyak organizzeranno il 4 maggio un convegno e il 9 e 10 maggio un Work Shop nella Sala dei Provveditori di Salò presso la Sede del Comune. Illustri ospiti inglesi, tra i quali Sara Burns e Geoff Shepherd, porteranno la loro esperienza sul tema del recovery e sul loro modello riabilitativo.
Dr. Gianluigi Nobili
Direttore U.O. di Psichiatria n. 21
Azienda Ospedaliera Desenzano d/Garda
dire "ma che? Sei matto?" ad indicare un comportamento inopportuno. La discriminazione verso i pazienti psichiatrici è radicata profondamente nel tessuto linguistico. Ma non solo. A metà ottocento nacquero in Francia, Danimarca, Stati Uniti, Germania i primi istituti per l'igiene della razza, di eugenetica, ecc. Dopo le mostruosità del novecento, oggi nessuno utilizzerebbe più tali espressioni. "Igiene della razza" rimanda ad una presunta pulizia della razza da elementi estranei, considerati negativi (invece che un arricchimento). Epperò, oggi si usa ancora nel caso della psichiatria "Dipartimento di igiene mentale". Come se la mente dovesse essere ripulita da sporcizia cognitiva. Come se esistesse una mente "pulita". Onestamente, questa denominazione dipartimentale mi suona sinistra. Ma la faccenda non è solo italiana. I superstiti dallo sterminio dei ricoverati negli asili compiuto da alcuni psichiatri (o meno; vedi Mennecke che non
neppure medico) durante il nazionalsocialsismo ancora oggi non vengono riconosciuti come vittime del NS. Non sono stati riconosciuti dalla DDR, dalla Germania Federale e oggi, dico proprio oggi, adesso, dalla Germania attuale. Trovo in ciò molta tristezza...
Un maglio sul Chiese L’Unit Operativa di Psichiatria (UOP) n. 21 dell’Azienda Ospedaliera di Desenzano articolata in diverse strutture
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ID19104 - 23/04/2012 19:26:49 - (davidebond) - complimenti
Devo fare i miei complimenti ai fautori di questa bella iniziativa ed estensione del territorio psichiatrico. Io avrei anche aggiunto, che una persona è qualcosa di più che un fascio di sintomi. Il paziente psichiatrico ha più bisogno del flusso reale, della vita vera, vissuta che non dell'esistenza in vitro nei luoghi di degenza. Io vedo nella restituzione alla realtà condivisa dei pazienti psichiatrici il ruolo del medico. Tuttavia, il problema è che ci sono ancora molti pregiudizi (infondanti) sui pazienti psichiatrici e mentre i medici oggi hanno ricosciuto l'importanza della vita vera come ingrendiente essenziale nella carriera del paziente, la società li ostacola ancora in mille modi e li discrimina. Il fatto che ancora oggi una persona molto cattiva venga definita "folle" né il sintomo linguistico. Non serve la follia per spiegare il male. Oppure, quante volte nella vita di tutti i giorni si sente