16 Aprile 2012, 09.00
Vestone
Calcio Csi

Asco Vestone fuori dalla Coppa Leonessa

Buttato dalla finestra il Campionato, come si butta una lavatrice la notte di Capodanno secondo tradizione, dalla stessa finestra se ne va anche la Coppa Leonessa

Asco Vestone - Fuorimisura Calcio 1-1
(5-6 dopo calci di rigore)
Guance Rosse così in campo: Zuaboni; Zanoni - Ebenestelli M. – Bonera - Garzoni detto polatì; Ghidini detto biù; Corsini il capitano – Gottardi; Fiori; Cappa detto brucio - Ricci detto gonzo;
Entreranno: Ghidinelli detto ciuz - Piccinelli L. detto pito - Bianchi detto panì; All. Morghen

Buttato dalla finestra il Campionato, come si butta una lavatrice la notte di Capodanno secondo tradizione, dalla stessa finestra se ne va anche la Coppa Leonessa, che però cade di sotto come un vaso al vento, senza che ci si possa fare granchè. Che l’avversario fosse di spessore lo si era già visto nella gara di andata, per cui occorreva una prestazione all’altezza. Prestazione che Guance Rosse mette a repertorio, tenuto anche conto del pantano dentro cui si è giocato, che ha regalato quel tocco di Epica che non guasta mai.

Cronaca di come è andata
Si capisce subito che i Tromboni davanti sono poco o niente. Il Cavaliere Ricci, famoso per essere laureato in Corsa, cammina, a volte addirittura all’ indietro, lasciando tutto il lavoro a monsieur Cappa, che fa quello che puo’, cioè pochino. Il dottor Corsini, garretti da campi regolari, sembra limitato dal pantano. L’unico che parte bene dai blocchi è il signor Gottardi, un tempo professore, che centra la porta un paio di volte su punizione, ma a un certo punto si spegnerà come una candela la cui fiamma ha trovato il pavimento. Gli ospiti, poco preoccupati dagli avanti locali, si possono tranquillamente dedicare a cercare quel gol che devono assolutamente fare, visto che lo 0 a 0 li condanna agli Inferi dell’eliminazione. Ma l’impianto difensivo di Guance Rosse è bene assemblato. La mediana è puntellata da quel super eroe di Bione che è Ghidini; la difesa dall’intelligenza sottile ed elegante di Bonera, stasera piu’ snob del solito. La ciliegina è Zuaboni, portierone dal guanto pesante, che per esempio si esibisce in un intervento a deviare in angolo un tiro da distanza ravvicinata in mischia che eravamo già pronti a battezzare come gol.
Seguiranno altre mezze occasioni in favore dell’ospite, ma solo mezze, perché questo o quel Trombone, metterà sacrosanta pezza in zona ultimo passaggio, regalandoci lunghi sospiri di sollievo.
Si va a bere il tè. Pero’, vecchi miei, urgerebbe inventare qualcosa là davanti. Rimanere sullo 0 a 0 è pericoloso, oltre che stupido.
I primi minuti della ripresa dicono che Guance Rosse è rimasta negli spogliatoi a finire il tè, mentre gli ospiti negli spogliatoi non ci sono mai andati: cross basso a tagliare l’area piccola vestonese, fortunatamente un pelo lungo per l’attaccante nemico, marcato da nessuno, che non ci arriva nonostante scivolata davanti a Zuaboni, che sbuffa verso l’Alto dei Cieli.
Ennesimo lancio per Cappa, fin qui sempre annullato da chi era in zona a marcarlo, che stavolta la spunta guadagnando quel metro che gli consente di tirare a rete; il rasoterra è cosi’ istantaneo da fulminare il portiere, ma talmente preciso che va a sbattere contro il palo; la palla torna in campo, verso i protagonisti, ma il primo ad intercettarla è ancora lui, Cappa il brucio, che fa valere il proprio soprannome e brucia sul tempo i rivali in maglia nera e ribatte, stavolta in rete. Segue un’ammucchiata di maglie bianche nel fango a festeggiare un gol che sa di qualificazione.
Ma l’ospite risponde con tutta la qualità che gli abbonda negli scarpini. Su una palla che sembra andare a morire sul fondo, arriva primo uno di loro; è solo e facilmente raddoppiabile dai nostri, che pero’ lasciano tutto il lavoro a Zanoni, stasera noiosamente ordinato, che sceglie di temporeggiare. Amici difensori, potendo raddoppiare, mai lasciare un compagno all’uno contro uno in area! Fatto sta che in un niente l’attaccante, approfittando della metratura quadra di libertà concessa, salta Zanoni a rientrare sul proprio destro e batte a rete sul secondo palo, imparabilmente per Zuaboni, a cui servirebbe un tuffo alla Edoardo Varneri, che usava un palo come trampolino per catapultarsi sull’ altro. Il pareggio, seppur maledetto, è giusto.
Ma il calcio fortunatamente non è equo, per cui puo’ succedere che magari vinci per una questione di centimetri, dice qualcuno. Noi diciamo anche di millimetri.
A cinque minuti dalla fine, forse anche meno, spiove una palla nell’area del Fuorimisura; il portiere fa il suo ed esce chiamando l’intervento. Fiori, docente in Mai Mollare alla Statale del Savallo, ci crede e va a saltare di testa anticipando l’avversario guantato e indirizzando la palla verso il sette; la traversa restituirà, dopo averla fatta rimbalzare a terra pericolosamente vicino alla linea di porta, quella palla al portiere, che già era pronto ad assumersi le colpe dell’eliminazione. La solita questione di millimetri, stavolta determinante perché si vada ai calci di rigore.

Dopo i primi cinque si è sul 4 a 4. Per i Tromboni ha sbagliato Garzoni, tanto sicuro in partita quanto sul dischetto; ma la sicurezza dagli 11 metri dura il tempo di una folata di vento che gli sposta i capelli. L’impatto con la palla è brutto da vedere: piu’ che un calcio è un colpo di falce su prato in pendenza. Va da sé che la sfera di cuoio andrà a morire nella sabbia che sta dietro la porta. Soldato Garzoni, puoi rientrare nell’accampamento con la coscienza a posto. Falciare un prato è comunque cosa utile.
Mettiamoci anche che il buon Zuaboni si è visto passare vicinissimo tre rigori ma, reattivo come un bue, non ne ha intercettato neanche mezzo. A proposito, battuta di un collega che evidentemente lo conosce bene: “Se al posto della palla ci fosse stato un sacchetto di patatine… l’avrebbe presa.”
Inaugura l’oltranza Bonera, che a quanto pare non se la sente, visto che durante il tragitto che lo porta al dischetto scuote la testa come un somaro che rifiuta la soma. Infatti regalerà al portiere una facile formagella da parare. Amico mio, se proprio devi andare a morire, mettiti almeno il vestito migliore che hai. Va bene che non te la sentivi, ma almeno fingi di avere in mano un poker. Magari il finale della storia non cambia, pero’ davanti a San Pietro potrai dire: “Vecchio, ci ho provato… ma lo stronzo ha capito il bluff.”
Loro poi segneranno. Goodbye Coppa Leonessa.
D’accordo, vecchi Tromboni, uscite dal campo con la coscienza a posto, chi piu’ chi meno, ma vedete di non abituarvi a perdere, anche perché vi rimangono solo i Provinciali (gara di andata già in programma tra una settimana), dove a questo punto è obbligatorio arrivare alla finale, altrimenti bisognerà andare a piantare in mezzo al campo del Comunale un cartello con scritto sopra: "Bel fallimento".

Armando dell'Oca

In foto Alessio Cappa



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