Avanti tutta, con una siderurgia ...sostenibile

Ferriera della Valsabbia corre ed i risultati si vedono: la differenza tra valore e costi della produzione è migliorata infatti del 1061%, effetto del mercato, ma anche dell’efficienza del processo industriale. E così il 2006 si è chiuso con 17,2 milioni di utile, ancora un brillante risultato finale della società odolese a conclusione di «un anno in cui - si legge nella relazione sulla gestione - la produzione di acciaio della società è stata superiore al dato dell’anno precedente, mentre la produzione di tondo e di rete hanno confermato valori abbastanza omogenei al precedente anno».

Il capitolo che Ferriera della Valsabbia dedica all’«andamento dei costi e dei ricavi» è la fotografia di un anno di siderurgia bresciana, anzi di un altro annus mirabilis per le imprese bresciane del tondo e dell’acciaio. Giambattista Brunori, presidente della società, sottolinea infatti che «non si sono registrate rilevanti variazioni nei costi di trasformazione dell’acciaio rispetto al precedente esercizio; i costi di laminazione del tondo e quelli di produzione della rete sono invece superiori nell’ordine, del 13 e del 20%. Sono marcatamente aumentati nel 2006 i costi del rottame e della vergella, causando un conseguente incremento del costo totale dei prodotti finiti. Il costo del rottame infatti ha avuto un incremento del 15%, mentre il costo della vergella è aumentato del 20%.

Le vendite del 2006 - continua il presidente della società - in termini di quantità sono sostanzialmente rimaste invariate rispetto a quelle dell’esercizio precedente. Tuttavia, poichè i prezzi di vendita sono cresciuti progressivamente da dicembre 2005, i ricavi delle vendite sono sensibilmente aumentati rispetto al dato conclusivo dell’esercizio precedente.
Le quantità vendute inoltre - ricorda ancora Giambattista Brunori che guida l’azienda con il figlio Ruggero - si differenziano per quanto attiene la destinazione del prodotto che, al di fuori del mercato nazionale, si sono attestate al 25% del totale rispetto ad un 17% del 2005. 412 milioni i ricavi del 2006 con una crescita del 33% sul 2005, quando le vendite erano state 309 milioni, 298 realizzati in Italia, 59,7 nell’Unione Europea e 39,8 fuori dall’Ue..

Importante il capitolo che la società dedica agli investimenti: durante il 2006 si è conclusa la fase di progettazione del nuovo laminatoio e sono partiti i lavori per il revamping dell’impianto di laminazione con nuovo forno di riscaldo alimentato da un impianto per la carica delle billette calde.
Ferriera Valsabbia nell’agosto dello scorso anno ha intanto concluso il processo di revamping dell’impianto fumi dell’acciaieria ed ha avviato le opere civili per l’ampliamento di tre capannoni dell’acciaieria che termineranno quest’anno.

Diffuso il capitolo che la società siderurgica bresciana dedica alla politica ambientale. Si parla di «consapevolezza che una strategia economica responsabile e sostenibile, rivolta ai problemi ambientali derivanti dalle proprie attività, è essenziale per conseguire un successo competitivo di lungo periodo»: la società guarda così ad un «efficace sistema di gestione ambientale», al proseguimento di una costante ricerca «delle migliori soluzioni tecnologiche possibili per prevenire l’inquinamento», alla «minimizzazione del consumo di energia», ad un sistema ambientale «sostenuto da sistematiche e periodiche attività di formazione e addestramento» del personale.
Tornando al conto economico le vendite sono crescite del 33%, importante la differenza tra valore della produzione e costi passata da meno 2,9 milioni ad un segno positivo per 27,9 milioni. Il costo del lavoro per i 334 dipendenti è aumentato del 6,83% attestandosi a 19,1 milioni.

Sensibili i miglioramenti di alcuni indicatori: il roe è del 13,5%, il ros (la redditività delle vendite è al 6,77%) il rapporto utile fatturato del 4,33%.
Sensibile la crescita dell’ebitda a 47,6 milioni, con una crescita del 153% sul 2005; sensibile anche la crescita del cash flow che da 19,2 milioni del 2005 è passato a 36,9.
Tra i costi le materie prime sono passate da 224 a 262 milioni, i servizi da 47,4 a 51,5 milioni, il lavoro da 17,1 a 18,3 milioni.

dal Giornale di Brescia

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