Servono 600mila euro alla parrocchia di Preseglie

Servono almeno 600mila euro per riaprire le chiese terremotate di Preseglie, ma le casse della parrocchia sono desolatamente vuote. Il parroco don Fausto Sandrini lancia il suo grido d’allarme: «In questa situazione, che vede chiusa al culto perché danneggiata dal terremoto del 2004 la chiesa parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo che, costruita in località Piazza a fine ‘700, può ospitare oltre 500 persone, ci sono anche il Santuario della Beata Vergine in Visello e S. Filippo a Quintilago, mentre sono agibili S. Carlo a Sottocastello, che ospita a fatica 100 fedeli, e S. Rocco a Macenago, ancor più piccola); così si fa fatica ad andare avanti».

Per sistemare la chiesa parrocchiale servono 767.000 euro, 321.000 dei quali sostenuti da un contributo: «Ne mancano altri 446.000, contro entrate annuali per 40.000 euro che servono per la spesa ordinaria relativa alla vita economica ed alle attività pastorali ed oratoriali delle 5 chiese di Preseglie. In sostanza, le entrate sono oggi a quota zero».

Servono poi 178.000 euro per il Santuario del Visello (a contributo ne arrivano 89.500), e 108.000 per S. Filippo (ne sono concessi 50.000) e quindi 140.000 euro che don Fausto non sa dove trovare: «Servono 600.000 euro, per una rata annuale di un mutuo ventennale che, con raccolte casa per casa e feste varie, sarebbe di almeno altri 40.000 euro. Ma questo vuol dire una pesante autotassazione per i cittadini di Preseglie per almeno 20 anni».

Ma le spese non sono finite qui: in questo modo, le tre chiese sarebbero in sicurezza e quindi agibili, ma senza riscaldamento né impianto elettrico né tinteggiatura, operazioni per le quali servono altri 300.000 euro. Dove trovarli? Resta poi l’adeguamento dell’Oratorio alle norme vigenti, che don Fausto ritiene una priorità: «È necessario, per permettere l’aggregazione culturale, sportiva, ludica e formativa che oggi, senza Oratorio, non si può fare. A che pro ristrutturare le chiese per avere poi a disposizione delle cattedrali nel deserto, visto che manca il luogo dove incontrarsi per un cammino di fede? Ma per far questo, servono altri 300.000 euro: dove trovarli, mentre nelle casse non c’è una lira?»

Don Sandrini ha anche indetto un referendum sulle priorità tra chiesa parrocchiale ed oratorio. E delle 416 risposte pervenute, in 210 sono favorevoli ad intervenire solo sulla chiesa, in 13 solo sull’oratorio, ed in 193 sia sulla chiesa che sull’oratorio: «Dal terremoto, la gente non si sposa più a Preseglie: preferisce infatti scegliere altre capienti chiese del circondario.

Per i funerali invece, si resta a Preseglie e si utilizza S. Carlo, chiesa che dà spazio solo ad un centinaio di persone: ma 3 quarti dei presenti finiscono per rimanere fuori dal tempio. Evidente il disagio che la mia comunità si trova ad affrontare, cosa che sta sempre più creando disamore alle cerimonie religiose. Le chiese sono bene comune e monumento storico, artistico, architettonico e culturale da salvaguardare. Ma allora, perché nessuno ci aiuta?».

Massimo Pasinetti
Da Bresciaoggi

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