17 Maggio 2007, 00.00
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Il Santo Rosario

Pale valsabbine in mostra a Brescia fino al 27

di Sergio Re

Sono ponti di devozione e d'arte, quelli edificati tra Brescia, la Valsabbia, Loreto, Pompei e Londra.
di Sergio Re

Chi non conosce la coroncina da sgranare che tanti anni fa nel mese di maggio alla sera accompagnava il litaneggiare ritmico del Santo Rosario? Usanza desueta oggi, la televisione ha fagocitato il nostro “tempo libero” e del Santo Rosario non restano che magnifici ricordi artistici nelle pale d’altare delle nostre chiese.
Con una punta di nostalgia per questo tempo perduto la Civiltà Bresciana – in collaborazione con l’associazione “Il Ponte” – ha recentemente organizzato un convegno (sabato 12 u.s.) e una mostra sulle belle pale degli altari del Rosario nelle chiese valsabbine (aperta tutti i giorni per un paio di settimane a Brescia – presso la sede della Fondazione – in Vicolo San Giuseppe, 5; tel. 0303757267) .

Il Rosario era considerato il salterio dei poveri, o meglio, degli ignoranti (forse per questo oggi anche tra i fedeli e i devoti è così poco praticato), e nell’ordine delle devozioni veniva sicuramente al primo posto, anzi, come frequentazione si ritrovava sicuramente immediatamente dopo la messa alla quale addirittura molti – quando veniva celebrata in latino – partecipavano semplicemente recitando il Rosario.

Le origini di questa giustapposizione di 150 Avemarie, intercalate con alcuni Pater noster e altre preghiere propiziatorie, si perdono sicuramente nel Medio Evo, nelle esperienze del domenicano bretone Alano de la Roche (1428-1475) e nelle pratiche che dal Nord Europa finirono col saldarsi con l’altra devozione molto cara e praticata dalle nostre popolazioni della città e del contado, quella Via Crucis che dall’Europa venne alla fine esportata fino a Gerusalemme in tempi abbastanza recenti.

Alfredo Bonomi però, nel tratteggiare la devozione alla Madonna del Rosario in Valsabbia, mette a fuoco più che le sue origini, la centralità del Tempio dei Domenicani a Brescia che – soppresso a fine ‘700, demolito e ormai irrimediabilmente perduto – fu il vero fulcro della sua diffusione in tutto il bresciano. Il ponte con la Valsabbia fu costruito da Serafino Borra, un altro domenicano nato nella seconda metà del secolo XVI a Ono Degno il quale, dopo aver indossato il saio dei domenicani divenne dottore in Teologia, percorse una brillante carriera romana e quindi ritornò in patria dove allacciò tra Brescia e la Valsabbia un ponte di devozioni e di arte i cui tentacoli si riallacciavano a Loreto e a Pompei.

Sul finire del secolo XVI le Confraternite del Sacro Rosario si propagarono in Valsabbia con una rapidità sorprendente, soprattutto in quei paesi dove l’intensa attività delle fucine e i relativi contatti transalpini per la commercializzazione dei prodotti, potevano – secondo il Borra – mettere a repentaglio la sicurezza della fede cattolica, quindi a Mura, Malpaga, Forno, Ono, Avenone, Sabbio, Preseglie e tante altre località che furono tra le prime a vantare la Confraternita del Santo Rosario. Fu poi questa confraternita che, per lo più sostenuta dalle disponibilità economiche delle rendite commerciali, diede vita a quella “galleria artistica valsabbina” dedicata alla Vergine del Rosario chiamando a lavorare nelle sue chiese artisti di elevata rinomanza tra i quali il Paglia e il Cossali.

Una veloce carrellata su queste ricchezze della Valle viene oggi riproposta a Brescia, nelle immagini fotografiche esposte presso la Fondazione Civiltà Bresciana.


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