Nelson Cenci, cittadino vestonese

Cittadinanza onoraria a Vestone per Nelson Cenci, sottotenente degli alpini nella seconda guerra mondiale, comandante di plotone della 55ª compagnia del battaglione Vestone, 6° reggimento della gloriosa divisione Tridentina, nella campagna di Russia.

Domenica alle 10 un apposito consiglio comunale accoglierà Censi per tenere vivo il ricordo della più grande tragedia militare per l’esercito italiano. E dopo il consiglio comunale, spiega il sindaco vestonese Emanuele Corli, è in programma la messa degli alpini, poi il pranzo nella «Casa degli alpini».

Nelson Cenci è più volte citato dallo scrittore Mario Rigoni Stern, suo subalterno (è stata annunciata la presenza alla festa di Rigoni Stern) ne «Il sergente nella neve», romanzo simbolo della ritirata di Russia e della letteratura italiana contemporanea.

Nato nel 1919 a Rimini, Cenci vive fino ad 11 anni seguendo la mamma, maestra elementare, nel suo peregrinare in Romagna, mentre il papà lavora a Milano. Nel 1939, dopo l’approdo a Milano nel ’30, si diploma al liceo-ginnasio Carducci e si iscrive a medicina, ma interrompe gli studi per entrare volontario nel Corpo degli alpini. Nel febbraio 1941 è a combattere in Montenegro».

Il 26 luglio 1942, ormai comandante di plotone del «Vestone», parte per la Russia e si ritrova in prima linea sul Don, per il battesimo del fuoco a Kotowkji. In Russia con lui ci sono anche Mario Rigoni Stern e Mario Pamato (tenente medico del Battaglione Valchiese), anch’essi poi divenuti cittadini onorari di Vestone.

Nel gennaio ‘43 inizia la sanguinosa ritirata di Russia che si conclude a Nikolajewka, dov’è rotto l’accerchiamento nemico. Qui Cenci rimane ferito ad entrambe le gambe e, accudito su una slitta dall’alpino bresciano Lancini, arriva a Karkov e poi in Italia, e si salva.

Ripresi gli studi di medicina, si laurea nel ‘46; nel ‘49 è specialista di otorinolaringoiatria a Pavia; nel ‘50 il matrimonio seguito dalla nascita di due figli, Maria Grazia e Giuliana. È poi primario a Desio ed a Varese, dov’è anche professore universitario.

Ha scritto 45 pubblicazioni scientifiche ed è stato relatore a congressi nazionali di Medicina. Poi, acquista a Cologne una tenuta agricola. Ed ora, da bresciano di adozione, vive qui con la figlia dopo aver dato vita ad un’azienda agricola;

scrive anche racconti e poesie sui suoi ricordi di guerra e di gioventù: «Questa cittadinanza è per me motivo d’onore e profonda commozione - ha scritto al sindaco - io che ho imparato ad amare Vestone sin dalla campagna di Russia, quando i miei alpini me ne parlavano con tanta nostalgia. Molti di loro sono rimasti in quella desolata steppa, per permettere a pochi di noi di tornare. Ma quella gloriosa e dolorosa memoria non mi ha mai lasciato. Per ciò, questa onorificenza mi fa sentire vicino a loro. Un grazie ed un arrivederci a presto».

«Il conferimento della cittadinanza onoraria - conclude il sindaco - nato su suggerimento di Primo Zambelli di Levrange di Pertica Bassa, uno degli ultimi alpini valsabbini della campagna di Russia, è omaggio all’uomo sia per la sua storia personale che per quello che rappresenta per Vestone, motivo di orgoglio per i suoi cittadini».

p.m.
Da Bresciaoggi

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