Migliaia di fotografie di paesaggio montano e scene di vita quotidiana della sua gente ritratte dal fotografo autodidatta di Bagolino: un patrimonio d’immagini del secolo scorso.
Gabriele Stagnoli, maestro elementare a riposo, e la sorella Annarosa custodiscono un piccolo «tesoro»: migliaia di negativi fotografici e centinaia di stampe, immagini realizzate in oltre un sessantennio d’attività dal padre, Stefano Stagnoli, uno dei maestri bresciani della fotografia. La grande abilità fotografica di Stefano è ampiamente testimoniata dalle medaglie e dai premi che tappezzano due intere stanze di casa Stagnoli, posta nel centro storico di Gussago.
Originario di Bagolino, dove nasce nel 1902, Stefano si avvicina giovanissimo all’arte fotografica. Da buon autodidatta «ruba» i segreti del mestiere leggendo libri e sfogliando riviste specializzate tanto che, all’uso della macchina fotografica, affianca un paziente lavoro di sviluppo delle lastre. I suoi temi più cari sono il paesaggio montano e la vita quotidiana della sua gente. Perfino il servizio militare è nel segno della fotografia: nel 1922-23 assolve il suo dovere come fotografo in una squadriglia sperimentale. In questa fase ottiene la licenza superiore e completa la sua preparazione professionale frequentando lezioni di tecnica bancaria.
Poco dopo è assunto presso la filiale caffarese dell’Unione Bancaria, collabora poi con la Banca San Paolo, per la quale è agente dell’agenzia di Vestone. Durante questi anni affina la sua tecnica fotografica con l’iscrizione alla Società fotografica subalpina, che edita la rivista «Corriere fotografico», una sorta di «Bibbia» per gli amanti del clic. L’adesione al sodalizio lo porta a partecipare a rassegne tanto nazionali quanto internazionali. Negli anni ‘30 con la sua «Rolleiflex» cattura l’ambiente e i personaggi della sua valle. Proprio alcune immagini dell’Eridio sono pubblicate sull’Enciclopedia Treccani. Ma gli impegni lavorativi e i doveri familiari lo portano, inevitabilmente, a ridurre il tempo dedicato alla fotografia.
Tuttavia la passione lo spinge a inviare proprie immagini a rinomati periodici. Inizia così una feconda collaborazione con prestigiosi editori: sue fotografie illustrano le riviste del TCI e dell’editrice «La Scuola». Nel Dopoguerra si trasferisce a Gussago, dove ricopre il ruolo di agente della Banca San Paolo. Nei primi anni ‘50, realizza cartoline in «vera fotografia» dedicate ai luoghi più suggestivi del Bresciano. A questa attività affianca la partecipazione a concorsi e mostre fotografiche sia personali che collettive. Nel 1969 è tra i fondatori del club «Amici della fotografia» di Gussago. Nel 1977, alla vigilia dell’allestimento della rassegna che doveva ripercorrere la sua lunga carriera di fotografo, si spegne.
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