La prima sezione dell’Associazione diabetici in Valsabbia

Il diabete: una patologia che colpisce il 10% della popolazione dei paesi occidentali, 52mila nel Bresciano, di cui 6mila nel capoluogo e il resto sparsi nei diversi paesi della provincia. Si stima in 20mila le persone con diabete che non sanno di averlo.
Una malattia cronica che si può prevenire con una corretta alimentazione e con il movimento, ma nel caso di insorgenza può essere curata con i farmaci, dalle semplici pastiglie alle iniezioni di insulina per le forme più gravi.

È di questi giorni la notizia dell’apertura a Sabbio Chiese di una sezione dell’Associazione diabetici di Brescia. A sollecitarne la nascita il dott. Felice Mangeri, diabetologo all’Ospedale di Gavardo, che si sta impegnando con l’associazione stessa perché anche nella zona del Garda e della Valsabbia, dove non esisteva alcune presenza dell’Associazione diabetici rispetto alle altre zone della provincia, nascano delle sezioni che possano essere di supporto per gli ammalati, in gran parte persone anziane, e possano compiere un’azione informativa sul territorio. A dare la sua disponibilità per la creazione di una prima sezione in Valsabbia è stato Vittorio Guidi di Sabbio Chiese, che con il supporto della signora Edelweiss Ceccardi, presidente dell’Associazione diabetici di Brescia, ha presentato al sindaco Rinaldo Bollani la richiesta di avere dei locali a disposizione per un paio d’ore a settimana. Il sindaco e l’amministrazione comunale hanno messo a disposizione una sala presso il municipio di Sabbio Chiese, in via Bertella, dove il mercoledì mattina dalle 9 alle 11 chi avrà bisogno di informazioni o anche di misurare la glicemia potrà farlo.

«La sezione è appena nata – spiega Vittorio Guidi –: tramite le farmacie della zona stiamo informando i diabetici dell’apertura di questo sportello settimanale. Solo a Sabbio Chiese ci sono circa 300 persone diabetiche. Lo scopo è quello di essere presenti sul territorio e poter organizzare anche incontri informativi con i medici. L’idea sarebbe anche quella di far nascere in ogni paese una sezione che possa essere da supporto per i malati. Ma anche quella di essere come associazione massa critica nei confronti delle istituzioni. Attualmente – prosegue Guidi – i farmaci vengono passati dal Servizio sanitario nazionale, ma non vorremmo che con i tagli alla Sanità ciò non possa avvenire, come è stato paventato. Per molti vorrebbe dire non avere più la possibilità di curarsi».

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