05 Aprile 2007, 00.00
Paitone
Furti d'arte

La Via Crucis era nascosta a Paitone

Restituite ieri al parroco di Rovato le 14 tele recuperate dalla Guardia di Finanza di Brescia rubate lo scorso settembre. Erano nascoste a Paitone. Prive delle cornici, le tavole sono state trovate dalle Fiamme gialle in un casolare abbandonato.

Dalla «Condanna a morte di Cristo», fino alla «Deposizione dalla Croce». C’erano tutte e 14 le stazioni della Via Crucis che la mano felice di Francesco Monti, detto il «Bolognese», aveva dipinto nei primi anni del Settecento su altrettante tele. Tutte trafugate, assieme ad altre opere sacre, la notte del 4 settembre dalla Parrocchiale di Duomo, a Rovato. E tutte ritrovate giovedì scorso dalla Guardia di Finanza di Brescia in un casolare abbandonato a Paitone.
Un ritrovamento che ha destato non poca commozione tra i fedeli della piccola comunità dell’Ovest Bresciano, cui ieri sono state ufficialmente restituite le opere, proprio all’antevigilia del Venerdì Santo.
«Quale periodo migliore - ha commentato il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, col. Attilio Iodice -. È con piacere e soddisfazione che rendiamo queste tele che erano state strappate alla devozione dei fedeli di Rovato. Opere peraltro di per sé di grande pregio».

LA SOPRINTENDENZA. Conferma ne viene dalla dottoressa Rita Dugoni, ispettrice della Soprintendenza per il patrimonio storico-artistico di Brescia: «Si tratta di un ciclo pittorico di alto livello qualitativo, peraltro in uno stato di conservazione perfetto, visto era stato appena restaurato dalla Parrocchia. Fortunatamente le opere non hanno subìto danni. Il loro recupero è straordinario. Quando la GdF ci ha telefonato per informarci del ritrovamento la soddisfazione è stata enorme: purtroppo sono molti i furti d’arte nel Bresciano. Delle tele, mancano solo le cornici, che hanno un mercato differente, e sono in ogni caso opere di minor pregio. Fondamentale - ha concluso - la collaborazione tra Fiamme gialle, Soprintendenza e Curia».

LE OPERE. A tracciare il profilo dell’autore della Via Crucis rubata e ritrovata è stato don Pier Virgilio Begni Redona, direttore dell’Ufficio Arte Sacra della Diocesi. «Francesco Monti giunse con la prima ondata dei pittori bolognesi che raggiunsero il Bresciano, allora terreno fertile quanto a committenza. Tra lui, figurativo e un altro bolognese, Zanardi che era invece decorativo, si creò una solidarietà di bottega. A partire dal cantiere della Pace, del 1740, che vide attivi i due artisti, la cultura bolognese si diffuse per tutta la provincia. Quanto al Monti, era soprattutto un pittore di affreschi. Alla figlia affidava spesso invece opere da cavalletto, proprio come la Via Crucis del Duomo». Per il cui recupero, il sacerdote ha voluto elogiare la competenza investigativa dimostrata dalle Fiamme Gialle, anche in un settore tanto particolare.
Quanto al valore di mercato delle opere, «è difficile a dirsi» ha aggiunto la dottoressa Dugoni. «Un ciclo simile è difficile da vendere intero. Le tele - tutte di dimensioni 75x60 cm - potevano essere cedute a coppie o singole. Il valore d’insieme dovrebbe aggirarsi sui 50-60mila euro».

LE INDAGINI. Sulle tracce delle tele si sono sviluppate le indagini coordinate dai pm Paolo Savio e Alberto Rossi, e condotte sul campo dai militari della Compagnia di Brescia, agli ordini del Cap. Enrico Blandini. «L’attività, molto elaborata, è ancora in corso - ha sottolineato l’ufficiale - e ci auguriamo a breve ulteriori novità». Ma su come le Fiamme gialle siano risalite fino alle opere, non trapela nulla.

IL CASOLARE. «Attività info-investigativa, monitoraggio del territorio e delle attività di settore» si limitano a dire gli uomini della caserma Leonessa, che giovedì scorso, hanno messo a segno il blitz a Paitone. In azione la Sezione operativa guidata dal ten. Matteo Giardi. «Abbiamo localizzato quel casolare, diroccato a due passi da una cava. Probabilmente un vecchio deposito di attrezzi, neppure riportato dalle mappe catastali». In quell’edificio, che aveva in piedi due pareti su quattro, le opere avrebbero potuto essere facilmente compromesse dall’umidità. I militari ritengono che fosse un luogo di transito, che le opere vi fossero giunte da poco e da lì dovessero essere prelevate a breve. «Erano state chiuse in sacchi di cellophane nero, nascoste sotto dei cartoni». Da chi, si cerca ora di capire. «Il risultato fondamentale è aver recuperato le opere in tempo, prima che fossero alterate o sparissero».

LE ALTRE OPERE. L’auspicio è che presto si rintraccino anche le altre opere sottratte il 4 settembre dalla Parrocchiale rovatese. Si tratta di due ampolline del ’700 in argento, altre due pregevoli tele del ’500 di Tommaso Bona, corredate da splendide cornici lignee intarsiate, un catino e un’anfora d’argento, due tavolini e una statua di S. Agnese del ’900.

di Gianluca Gallinari dal Giornale di Brescia


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