04 Luglio 2010, 06.56
Idro Bagolino Anfo Lavenone
Lettere

In disaccordo sull'accordo

Registriamo volentieri un altro intervento sulla complessa vicenda del lago d'Idro. Quello di Elena Bini, vicepresidente degli Amici della Terra.

Egregio Direttore,
sono Elena Bini e in qualità di Vice Presidente di Amici della Terra club di Lago d’Idro e Valle Sabbia chiedo ospitalità per l’intervento che segue sul Suo giornale a proposito del tema del Lago d’Idro. Grazie.

Il disaccordo sull’accordo


Ho seguito nelle ultime settimane i vari interventi in questo spazio, e vorrei esprimere alcune considerazioni a nome dell’associazione Amici della Terra (ADT) club di Lago d’Idro e Valle Sabbia della quale sono vicepresidente.

A chi sta a cuore il Lago premono certamente due obiettivi:
1) il recupero della qualità delle acque, le cui problematiche emerse negli ultimi decenni sono da tempo sotto gli occhi di tutti;
2) la salvaguardia della quantità delle acque, con la consapevolezza che se non si rispetta una escursione il più possibile contenuta il degrado ambientale sarà inarrestabile.

Va ricordato che la popolazione lacustre, vivendo sul Lago e spesso vivendo dello stesso, si è in più momenti preoccupata delle conseguenze dell’eccessivo sfruttamento, non sempre riuscendo però ad organizzare la propria protesta. Negli ultimi anni se n’è interessata più attivamente e con la nascita delle varie formazioni sociali, che ora sono quattro specifiche sul tema, si è riusciti a dare al Lago voce e credito.
Seguendo i fatti e le riunioni degli ultimi decenni si è potuto chiaramente comprendere che il Lago d’Idro è al centro di un utilizzo economico delle sue acque da parte di più enti dei comparti agricolo ed energetico (il discorso “quantità”), mentre non si può certo dire che lo stesso sia stato al centro dell’attenzione di chi aveva competenza per quel che riguarda la “qualità” delle sue acque.
Il recente AdP ne è l’ennesima prova: le progettazioni e gli investimenti sulla quantità (vogliamo chiamarla “quantità da sicurezza”? E’ un punto di vista, il fatto non cambia.) viaggiano in autostrada, mentre quelli sulla qualità arrancano al seguito su una mulattiera!
Benissimo il collettore in arrivo, peccato però si fermi a metà lago… pare manchino i fondi.

Ma veniamo all’oggi e a questo “AdP” che non riesce affatto a metterci d’accordo, e di ciò mi preme in questa sede analizzarne il motivo.

Il motivo del disaccordo locale, specie a Idro, è presto detto: sta nel cambio di bandiera tanto repentino quanto silenzioso del già Sindaco di Idro Signora Salvaterra – e del Suo Consiglio Comunale - e dell’Amministrazione Comunale di Bagolino.
Ben lo sappiamo noi di ADT, noi che dal 10 febbraio al 10 giugno 2008 abbiamo raccolto 8423 firme in Valle Sabbia, Brescia e Trentino per una petizione di 7 punti con al primo punto “NO alla terza galleria”.
Questa petizione è stata proposta e sottoscritta da noi con l’appoggio dei Comuni di Idro e di Bagolino e del Coordinamento provinciale di Legambiente. Quindi dagli stessi Comuni che mentre noi raccoglievamo anche a nome loro le firme per il “NO alla terza galleria” stavano tacitamente prendendo accordi con la Regione per sottoscrivere con l’AdP il Sì alla terza galleria.
Queste le motivazioni poi addotte dagli amministratori “ripensanti”: “Della sicurezza ne siamo responsabili noi, e dobbiamo dormire sonni tranquilli”.
 
Va da sé che il territorio non ha affatto digerito questa decisione.
E come avrebbe potuto dopo anni di incontri pubblici e dichiarazioni esplicite e palesi CONTRO la terza galleria da parte delle stesse Amministrazioni?
Per dirne una tra le tante, una che ben conosco: penso che molti ricorderanno il gruppo “Donne del Lago d’Idro” guidato dal già Sindaco Salvaterra, gruppo che ha portato gli slogan “NO alla terza galleria” e “il Lago d’Idro sta morendo” direttamente alla Provincia di Trento, alla Provincia di Brescia, alla Regione Lombardia, a tutte le Donne allora Ministro, alle mogli degli allora Capi di Governo e ai Ministri per l’Ambiente e per le Infrastrutture.
Tanto clamore pubblico per la propria posizione e poi, per contro, tanto silenzio al momento della firma in calce ad un documento con condizioni esattamente OPPOSTE! Silenzio contraddistinto da poche ed ermetiche spiegazioni ruotanti attorno ad una preoccupazione che pare più personale che pubblica, davanti ad una decisione tanto drastica, storica, che decreterà per sempre l’eccessivo sfruttamento economico di questo Lago a solo vantaggio economico di chi vive lontano da qui.

Come è possibile ascoltare le misere ragioni addotte e che ancora in questi giorni tengono banco? “Vedrete, fidatevi, è un primo passo, poi miglioreremo l’accordo, intanto facciamo scrivere 1,30, poi vedremo cosa si può fare”.
E ancora: “La galleria non la fanno per aumentare l’escursione, la fanno per la nostra sicurezza. Infatti fanno lo stramazzo. Vedrete, abbiamo ragione. Fidatevi.”

I fatti – immagino ben noti - sull’utilizzo delle acque del Lago sono questi: gli agricoltori hanno diritto ad usare l’acqua (sarebbe stato interessante approfondire all’interno dell’AdP il discorso “quanta acqua DEVE andare all’agricoltura”, dato che la concessione è stata di recente aggiornata “in crescendo” a fronte di una campagna – quella bresciana, che è tra le più cementificate d’Italia), i trentini hanno dallo scorso anno privatizzato la gestione dell’acqua e la monetizzano a gocce, ora c’è la sola esigenza di profitto di un’azienda con soci azionisti che pretendono di guadagnare.
Quindi il Lago si trova a metà strada tra due giganti del profitto, tutelati a destra e a manca, e agonizzante cerca attraverso i suoi amministratori di far sentire il proprio profondo disagio ambientale pressando per una escursione di 1,30 m. E i suoi amministratori che fanno? Prima ne firmano la condanna a morte, poi ora cercheranno “migliorando l’AdP” di rallentarne l’agonia!

Ci volevano gli attributi, diamine!
Certo, i poteri forti non li ha l’ambiente al giorno d’oggi, quando ciò che conta è solo il profitto personale, lo sappiamo bene, ovvio, ma allora di fronte ad un accordo di programma ci si fa trovare con UN’ARMA, se la propria firma VALE QUALCOSA…!
Con il contraente LA SI USA! Ci si impone PRIMA, NON DOPO! Certo non si accondiscende a tutto ciò che ci viene propinato, ma si contratta.
Va ben ricordato che lo stramazzo davanti alla galleria (a garantire che sia usata non per aumentare l’escursione ma per la declamata sicurezza) è stato aggiunto DOPO, dopo che la popolazione era insorta contro la firma, nel luglio 2008, un contentino, per farci star buoni, chiesto dai Sindaci firmatari alla Regione con gentilezza, anzi non chiesto, ma “proposto”, se proprio si può, altrimenti non fa nulla, per carità.
Col progetto definitivo han scritto che lo faranno, però continuando a dire che è pericoloso, che limita la sicurezza, che la portata ne viene molto limitata. Tecnicamente CHI li smentirà al momento opportuno? Una firma era come un’arma, da usare in cambio di qualcosa di VITALE per il territorio di cui si è amministratori: non è stato fatto.

Tant’è, ora ci tocca raccogliere i cocci di quanto firmato; ma memori di quanto esposto, che perlomeno la si smetta di stupirsi della disillusione con cui molti ancora leggono l’AdP.

Arriviamo ad oggi e a come leggiamo noi l’AdP.
Con queste premesse, ovviamente, come un fallimento su tutta la linea, una svendita allo sfruttatore. Con la rassegnazione dell’evidenza, e dopo aver preso visione del progetto definitivo, lo leggiamo come una spesa di alcune decine di milioni di euro per costruire una galleria in un terreno non consono, molto fragile, poco sicuro, lasciando nello stesso tempo poco sicura una frana che a loro dire può franare e che soli 5 milioni di Euro potrebbero mettere certamente in maggiore sicurezza, qui sì la NOSTRA sicurezza.
Questo noi lo chiamiamo raziocinio, buon senso; i tecnici “che davano i numeri” il 29 febbraio 2008 li abbiamo sentiti tutti nell’assemblea pubblica al Polivalente indetta dall’amministrazione Salvaterra; la sicurezza in quella sede appariva più un parere personale, di uno piuttosto che di un altro, non è parsa affatto scienza, quanto piuttosto coscienza.
Molto poco, nel terzo millennio, per mandare un Lago a morire.
 
Quanto all’escursione leggiamo che le opere garantiranno la regola sperimentale di m 3,25, mai smentita come definitiva da nessun esponente della Regione e unica attuale soluzione tecnica alle richieste idriche – energetiche ed agricole - per ottemperare alle esigenze sia a monte sia a valle. Soluzione a cui mai nessuno di coloro che si sono seduti ai tavoli delle trattative ha pensato di trovare una qualche alternativa fattibile.
“Ci penseremo dopo”. Bene, è giunta l’ora! Che cosa si sta facendo? A quale tavolo?

Ora non rimane che salvare il salvabile.
Noi ovviamente come associazione ci saremo, convinti delle nostre ragioni e sempre convinti dei nostri NO ALLA TERZA GALLERIA e NO AD OPERE CHE CONSENTANO UNA ESCURSIONE DEL LAGO SUPERIORE A 1,30 m.
Per il bene del Lago d’Idro.

Elena Bini
Vice Presidente ADT-club di Lago d’Idro e Valle Sabbia
 


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