Bieffe innova la verniciatura delle maniglie

Inutile nasconderlo, la crisi è arrivata anche qui e ha colpito tutta la Valsabbia, mettendo a dura prova il comparto dell’ottone. Nel regno bresciano della maniglia però, un settore che rifornisce il mercato italiano e fa bella mostra di sé con pezzi pregiati nella reggia dell’emiro dell’Oman e all’hotel Shangri-La di Abu Dhabi, la battaglia si sta combattendo a colpi di ricerca e innovazione, e i risultati stanno già dando le prime soddisfazioni. Un esempio in questo senso è rappresentato dalla Bieffe di Sabbio Chiese, specializzata in trattamenti superficiali di verniciatura: il fatturato di questa azienda se confrontato con il 2006 riporta ancora un +8%; nel 2009 il calo è stato del 20%, rose e fiori se paragonato al -40% medio registrato dal settore. Un risultato ottenuto dalla Bieffe anche grazie alla collaborazione sviluppata col Csmt di Brescia (il Centro servizi multisettoriale e tecnologico) che nel corso di questi ultimi tre anni ha messo a fuoco pregi e difetti della lavorazione, ottimizzando tempi, utilizzo dei materiali e modalità d’intervento della manodopera.

Investire in ricerca e innovazione
«L’ambito terzista delle rifiniture manifatturiere, di cui si occupa la Bieffe, ha patito un inevitabile stop dovuto al calo di realizzazioni dei produttori - racconta il titolare dell’azienda valsabbina, Battista Marino Valenti -. Come lo abbiamo contrastato? Non di certo affidandoci a prestazioni esterne o assunzioni temporanee, ma investendo in ricerca e innovazione. Io ho rilevato la Bieffe nel 2006 e il mio primo intervento è stata la richiesta di consulenza al polo tecnologico bresciano di via Branze, per capire dove stava il nostro valore aggiunto, ma anche in quale modo limare i costi, far rendere la produzione e valorizzare i punti di forza. L’errore più grosso che avremmo potuto fare? Metter mano ai bilanci tagliando le uniche cose in grado di renderci più competitivi: lo studio e la ricerca, che a conti fatti costano poche decine di migliaia di euro e ci danno la possibilità di sopravvivere».

200mila pezzi al giorno
«La nostra analisi ha preso il via dalle misurazioni dei passaggi lavorativi - spiega Romano Miglietti, responsabile del Csmt - e subito sono emersi i passaggi pregevoli, da valorizzare, e quelli lacunosi da aggiustare. Tra le cose positive si è operato per mettere in luce la rapidità di esecuzione e consegna di una fabbrica in grado di arrivare a rifinire fino a 200mila pezzi al giorno, quindi capace di accettare, lavorare e consegnare una commessa di 20mila pezzi anche in mezza giornata, nonchè rispettare tempi medi di consegna di due giorni. Tra gli aspetti da migliorare è parso evidente che nulla veniva misurato e sottoposto a controlli oggettivi, perché ci si affidava all’esperienza empirica degli operatori. Si è intervenuti riducendo lo spreco di vernice: oggi ogni maniglia conta su spessori "protettivi" maggiori, e questo a parità di spesa rappresenta un miglioramento molto importante».

Il fatturato tiene
«Avere il controllo del processo produttivo consente maggior resistenza quando i tempi si fanno difficili - chiosa Francesco Braga, responsabile della ricerca applicata del Csmt cittadino -. Uno degli aspetti più critici del nostro lavoro riguarda i tempi di ritorno dell’investimento, perché l’intervento non si limita all’analisi della situazione, ma entra di fatto in produzione modificando il modo di lavorare del personale e introducendo una nuova cultura operativa. Si tenga conto poi, in questo caso, che la verniciatura è l’ultimo passaggio di tutta la filiera, quindi quello che può esaltare o deprimere il pezzo prodotto». E il fatturato? «Dal 2006 al 2008 i ricavi sono aumentati del 28% - conclude il signor Valenti - arrivando a toccare 1 milione e 400mila euro. Nel 2009 la contrazione del settore, sceso del 40%, ci ha trascinato al ribasso del 20%, un margine che oggi consideriamo un successo. Nel corso del 2010 ci attendiamo di raccogliere quanto seminato nel periodo della crisi, quindi dopo la resistenza e la ricerca ci sentiamo ben attrezzati per l’anno del ritorno».

Flavio Archetti dal Giornale di Brescia

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