18 Marzo 2007, 00.00
Lavenone
Incendio

Tre elicotteri e un canadair, ma brucia ancora

di Ubaldo Vallini

Cento ettari di bosco ceduo andati in fumo, «macchie» di pino mugo, nero e silvestre. Questi i danni, ad una prima conta, delle fiamme che ancora bruciano a Lavenone e che ieri sera stavano marciando verso la Valle della Spina.

Cento ettari di bosco ceduo andati in fumo, più una discreta quantità di “mughi†e alcune centinaia di esemplari di pino nero e pino silvestre piantumati una ventina d’anni fa. Questi i danni, ad una prima conta, dell’incendio che fin da venerdì pomeriggio ha impegnato uomini e mezzi fra il Dosso Sambuco e la Valle della Zerla, lungo la valle di Vaiale fino a Cima Caldoline.
Ancora però non è finita. Ieri sera al calar delle tenebre, infatti, il fuoco ancora attivo si stava spostando verso la Valle della Spina.

La base operativa è stata fissata nelle immediate vicinanze dell’agriturismo Piccole Dolomiti, dove scendevano e ripartivano i due elicotteri da Pavia e da Varese, dopo aver riempito d’acqua i loro cesti in due vasche piazzate dai volontari dell’antincendio boschivo di Lavenone, Casto, Roè Volciano, Bagolino e Ponte Caffaro. Una trentina di uomini in tutto quelli a terra, coordinati dal funzionario della Comunità montana Marco Mozzi, alcuni a tenere accese le pompe ad immersione nel laghetto, altri lungo la Provinciale Anfo-Baremone-Maniva dalle parti del Passo della Berga, per controllare il fronte alto del grande incendio ed evitare che le fiamme potessero scavalcare e scendere dall’altra parte, verso Bagolino.
Nel ruolo di supervisori gli uomini della Forestale di Idro e di Vestone. A riempire più volte la pancia del gigantesco Ericsson invece, il velivolo da carico di fabbricazione americana capace di 10 mila litri per volta che ha cominciato ad operare nella tarda mattinata di ieri, ci ha pensato il lago d’Idro. Più terdi nel pomeriggio si è messo all'opera anche un canadair.

“Se venerdì pomeriggio avessimo avuto anche solo mezz’ora in più di luce saremmo riusciti a contenere i danni†ci ha detto il sindaco di Lavenone Claudio Zambelli, anche lui volontario antincendio e fra i primi ad accorrere sul posto, lungo la strada che dal paese sale per una decina di chilometri verso la frazione di Presegno.
Ieri mattina le condizioni meteo non hanno aiutato la ripresa delle operazioni di spegnimento: “Ha continuato a bruciare tutta la notte e fino alle 10 del mattino gli elicotteri non si sono fidati nemmeno ad entrare nella valle. Troppo pericoloso. Peggio ancora sarebbe stato salire su per quelle rocce a piediâ€.

A rendere ancora più rischioso entrare in quell’inferno mentre la visibilità era scarsa, la linea elettrica da 15mila volt che attraversava la valle. Fonte questa di preoccupazione soprattutto per l’equipaggio dell’Ericsson: se per caso la colonna d’acqua rilasciata dal grande elicottero fosse finita sui cavi c’era da rimanere fulminati.
Gli operai della Terna intervenuti sul posto per risolvere la questione ci hanno messo un po’ a togliere la tensione, anche perchè per poterlo fare è stato necessario fermare la centrale elettrica della Caffaro in fondo alla Piana del Gaver, quella che turbina l’acqua del lago della Vacca.


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