Studenti meno soli grazie al «Mentoring»

Anche gli studenti dell’istituti tecnico-commerciale e per geometri «Battisti» di Salò e l’istituto «Perlasca» di Vobarno sono coinvolti, con altre quattro scuole superiori bresciane, nel Programma «Mentoring Usa-Italia» promosso da Matilda Raffa Cuomo, moglie dell'ex governatore dello Stato di New York.
Anche quest'anno l'iniziativa è sostenuta dalla Fondazione Cariplo e dal suo presidente Giuseppe Guzzetti.

Nata negli Stati Uniti nel 1986 per combattere la dispersione scolastica, l'Associazione Mentoring è sbarcata in Italia nel 1998. Il Programma mira a creare una relazione diretta tra un ragazzo di prima o seconda superiore (il Mentee) e un volontario di quarta o quinta (il suo Mentore). L'obiettivo è contrastare non solo i piccoli disagi scolastici, come la noia e la demotivazione, ma anche quelli più complessi e preoccupanti, come il bullismo e la microcriminalità.

Ciascuna scuola ha individuato un docente-coordinatore del progetto, al quale è stato affiancato un referente dell'Associazione: un pedagogista, uno psicologo o uno psicoterapeuta incaricato della formazione dei Mentori. Questo è solo uno degli aspetti «scientifici» del Programma. Ma ve ne sono anche altri. L'associazione collabora con il Dipartimento di Psicologia dell'Università «La Sapienza». E da Roma partono i questionari che docenti e ragazzi compilano all'inizio e al termine delle attività.

A dare una veste scientifica al Programma è soprattutto l'individuazione di un gruppo sperimentale e di un gruppo di controllo, composti dallo stesso numero di membri. Il primo è costituito dagli studenti che partecipano agli incontri. Di solito sono gli stessi ragazzi a proporsi, altre volte vengono sollecitati. Del gruppo di controllo, invece, fanno parte gli alunni che non hanno potuto o voluto aderire all'iniziativa. Viene sottoposto loro lo stesso questionario, rigorosamente anonimo, compilato dal gruppo sperimentale. I test vengono poi inviati all'Associazione Mentoring Usa/Italia per il confronto. Lo scopo è capire fino a che punto i cambiamenti degli studenti dipendano dal programma.

Soddisfatti dei risultati fin qui ottenuti alcuni coordinatori bresciani: la professoressa Annamaria Scotto Di Luzio del «Battisti», il professor Valter Ferri del «Capirola» e la professoressa Alice Costa del «Gambara», per esempio. «La relazione diretta studente-studente porta i ragazzi ad aprirsi e a confrontarsi», dicono. Non mancano le difficoltà ma basta partecipare a un incontro per rendersi conto di come l'imbarazzo iniziale venga presto sconfitto dalla curiosità e dalla scoperta dell'altro.

Fonte Brescioaggi

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