In scena la figura della levatrice

Antichissima tra le arti, l'ostetricia si è sviluppata da una base di elementare e ineludibile necessità: la richiesta della donna di essere sostenuta ed affiancata nel momento complesso e sempre misterioso in cui una nuova creatura viene al mondo attraverso il corpo materno.

La levatrice non è un medico, non lo è stata mai: è piuttosto la portatrice di un sapere trasmesso da donna a donna.
Attorno alla sua opera e alla sua figura la fantasia popolare ha generato un'infinità di racconti e di affascinanti credenze, non di rado sconfinanti nel territorio della magia o del soprannaturale.

Proprio attorno a questo tema si sviluppa la lettura scenica del testo “Come ombre su un campo di neve”, narrazione a più voci sulla professione della levatrice di Andrea Malpeli, interpretato da Sara Venosta e Gabriella Tanfoglio e accompagnato da esecuzioni musicali eseguite da Daniela Savoldi al violoncello, per la regia di Pietro Arrigoni.

Come ogni altro momento cruciale dell'esistenza umana, fin dall'antichità il parto è circonfuso di un alone di reverenza e curiosità mista a timore, ed è stato, per secoli, gestito da sole donne esclusivamente da donne.

Un atto di riconoscimento alla figura della levatrice, garante di vita, confidente e spesso custode, accompagnando la danno dalla gravidanza al puerperio, di segreti indicibili, è dovuto. In generale, sorge spontanea l'umana simpatia per chi è professionalmente, ma anche umanamente, tanto connesso al miracolo della vita; in particolare lo è all'interno di una manifestazione che celebra la Nascita delle Nascite.

Lo spettacolo rientra nella rassegna “Natale nelle pievi” e andrà in scena nella chiesa di Santa Maria dei Terni a Sopraponte, meglio conosciuta come chiesa di Santa Lucia, alle 20.30 di domenica 20 dicembre.

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