05 Novembre 2009, 07.28
O
Lettere

Laici, non laicisti

Celso Vassalini, membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università Statale di Brescia, ci scrive nell'immininza della visita del Papa in terra bresciana

 
Egregio Direttore,
nell’imminenza della visita del Santo Padre nella nostra Città, mi è sembrato doveroso esprimere un pensiero anche sulla base delle riflessioni del Santo Padre in riferimento: alle radici cristiane per un ‘Europa al servizio della vita e del mondo. Lo faccio anche Come membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università Statale di Brescia. Quindi come parte della realtà della nostra Provincia.
 
L’Europa «non permetta che il suo modello di civiltà si sfaldi, pezzo dopo pezzo. Il suo slancio originale non deve essere soffocato dall’individualismo o dall’utilitarismo».
Non rinuncino le nostre Città Europee alla «visione trascendente della persona umana», «il tesoro più prezioso dell’eredità europea», scandisce il Papa: altrimenti i suoi valori comuni si ridurranno ad aggregato anarchico o aleatorio in balia di individui e gruppi di pressione desiderosi di far valere interessi particolari, a detrimento di un progetto collettivo ambizioso che chiama le nostre Città europee a operare per il bene comune dei propri popoli e del mondo intero.
 
Sono alcuni passi del discorso di Benedetto XVI.
Io mi permetto di rivolgermi alla mia Città europea: la coerenza nell’autentico altruismo cristiano, senza “se†né “maâ€, non paga. Mi sorprende il silenzio assordante dei piccoli e grandi Palazzi della Politica: Stato, Regioni, Province e Comuni. Tacciono non mostrando nessun tipo di imbarazzo.
Nel menefreghismo quasi trasversale praticato, rotto solo allora, dalla flebile voce del Maestro di Vita Giovanni Paolo II; ecco ancora senza mai rassegnarsi, sentirlo predicare in ogni Piazza del mondo ed in ogni Palazzo dei vari Governi, predicare l’amore, l’accettazione, la tolleranza, la pace universale, la concordia, il rispetto e la valorizzazione della laicità, la libertà da ogni schiavitù e oppressione, compresa quella della povertà.
 
Come laico ho sempre in mente il ricordo delle battaglie, condotte in prima fila, che nessuno voleva, contro una controparte uguali ad oggi – quelli che tacciono, quelli che non mostrano nessun tipo di imbarazzo, nel menefreghismo praticato.
Questo non ci induce a negare la validità delle ragioni su cui si basano le argomentazioni che il Papa Benedetto XVI, continua a riproporre.
Ora, è in dubbio che una Carta Costituzionale appartenga alla sfera politica e non a quella religiosa. Di conseguenza, con il recepire al suo interno i valori religiosi assieme a quelli prettamente laici insieme potrebbe e sottolineiamo potrebbe, confondere i due piani, tra quelli dell’Unione Europea insieme al rispetto della dignità umana, della libertà e della democrazia.
 
Del resto, anche la nostra Costituzione, nei suoi principi fondamentali, tratta dei rapporti tra Stato e Chiesa (Art. 7) e delle eguaglianza di libertà di tutte le confessioni religiose davanti alla legge (Art. 8). Ma non annovera esplicitamente la religione tra i valori fondanti dello Stato, al contrario dell’uguaglianza e delle pari dignità tra i cittadini, del lavoro, della sovranità popolare. Il fenomeno religioso, la fede, appartengono infatti, a parere di chi scrive, ad un “foro interno†dell’individuo, ad un suo intimo che è altro ed esterno alla Politica.
Per cui, arrivando agli estremi del ragionamento, la Società e lo Stato attuali potrebbero prescindere dalle religioni, ma non dai valori quali la Libertà, l’Uguaglianza o la tutela della dignità umana.
 
La disputa in argomento, d’altronde, non è fine a se stessa, ma della sua risoluzione dipenderà la nascita di uno o di un altro modello d’Europa.
Tutto ciò non può negare il fatto che tra le molteplici radici che l’Europa vanta, spiccano evidenti, visibili e incontestabili anche quelle cristiane. Non è, secondo noi, un problema né di laicità e né di non laicità, per i Governi Nazionali.
Le genti d’Europa, fin dai tempi, si sono organizzate in Nazioni in base a legami etnici e religiosi.
 
Questa nostra riflessione è rivolta a tutti i “Sindaci della nostra Provinciaâ€, per aprire un dibattito nei loro consigli, nel prendere una posizione forte ed autorevole nel riconoscere quale contributo di costante presenza i Parroci hanno dato in passato, alle nostre “generazioni†e, quale, sia, ancora fondamentale ancora per le nostre generazioni di ieri e di oggi, patrimonio locale e nazionale irrinunciabile, di cui i Consigli Comunali la maggioranza o l’opposizione, sono chiamati a riflettere in virtù della propria storia, della sua cultura, della sua attuale vitalità cristiana, la possibilità ancora di un grande ruolo per non far perdere all’Europa le proprie radici spirituali e, a votare nei loro organismi Istituzionali Rappresentativi Democratici, per esprimere la loro posizione dei valori Cristiani nella futura Carta Costituzionale Europea.
 
Insomma la Chiesa Cattolica non insiste per mettere Dio ai voti.
E’ invece fermamente impegnata, insieme alle altre confessioni cristiane, per ottenere pieno riconoscimento giuridico delle chiese e delle comunità religiose e “il rispetto, da parte dell’ordinamento dell’Unione Europea, dello stato giuridico di cui le confessioni religiose godono nelle nostre piccole città europee, in virtù della legislazione nazionale degli Stati membri.
Ecco quindi perché nel panorama pacifista e interculturale nonché talvolta neoqualunquista di questi giorni, lascia perplessi l’insoddisfazione degli ambienti cattolici nei confronti del mancato riferimento alle radici cristiane dell’Europa. Il laico autentico rispetta i limiti della ragione.
 
In questo contesto, dunque, perché non organizzare una grande manifestazione popolare europea per rivendicare le proprie radici cristiane contro le manie di cancellazione?
Molto probabilmente coloro che si riconoscono nel sacro simbolo della Croce sono ancora tanti; certamente le piazze che hanno contenuto altre manifestazioni esploderebbero. Il popolo dei cristiani silenziosi, quello dei malati, degli anziani, dei mistici e dei tiepidi potrebbe, ancora oggi far sentire la sua voce.
 
Che segno grandioso sarebbe che tutte le città della mia amata provincia abitate da cristiani esporrebbero vessilli e simboli tali da far capire ai rappresentanti liberamente eletti che non è possibile dimenticare o cancellare la verità. In questo forse è bene non trascurare la lezione di coerenza che proviene dall’Islam che non si vergogna di se stesso né di manifestarsi agli altri, sebbene agnostici o di diversa fede religiosa.
Sottolineiamo l’importanza delle radici cristiane, senza le quali, “non è comprensibile alcuna pagina della storia delle nostre piccole città europee degli ultimi due millenniâ€.
 
Oggi i Sindaci, nel momento in cui viene scritta la carta comune dell’Unione europea, sono chiamati a dare il loro contributo perché nei loro consigli si dia vita ad un dibattito per una Europa in cui tutti si possano riconoscere il patrimonio umano delle nostre parrocchie, la casa comune di quanti aspirano ad un futuro di promozione della persona, di vera solidarietà e di pace.
Chi scrive è dell’opinione che, solo individuando tra i valori fondanti della nuova Unione dei valori esclusivamente laici (ma non laicisti e quindi aprioristicamente antireligiosi), si riuscirà a costruire un’Europa pluralista, “casa comune†di differenti popoli, culture e religioni.
 
Un’entità, peraltro, in linea con i giganteschi – ed inevitabili- trends di globalizzazione del Pianeta.
Semmai, tra i valori della nuova Unione si potrebbe porre, se non quello della religione, certamente quello della tolleranza di ogni professione religiosa che non violi i valori fondamentali di libertà, democrazia e dignità umana.
Come rappresentante in Consiglio di Amministrazione dell’Università Statale degli Studi di Brescia, (parte di vita e crescita del nostro futuro patrimonio), colgo l’occasione di dare il benvenuto a Sua Santità Benedetto XVI, e un grazie per aver voluto ancora ricordare il nostro Paolo VI.
 
Celso Vassalini
Brescia 28 ottobre 2009.


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