Da domani niente sveglia, che meraviglia!
Quando ho dormito abbastanza mi alzo. Primo punto a favore della quarantena. Potrei fare dei programmi oppure fare quello che mi viene in mente di volta in volta, ultimamente mi ero stufata di cucinare e potrei riprendere in mano la mia “bibbia culinaria†per fare qualche cibo sfizioso (una scelta infinita): strangolapreti, gnocchi, panini con l’uvetta, pane, torte, budini, totani ripieni, lasagne, pizza, pizza, pizza…
Inizio andando a comperare farina e lievito, esco con tutte le precauzioni possibili, mascherina, guanti, occhiali da sole, berretto, muta intera da snorkeling, niente pinne, non riuscirei a guidare.
Perfetto, sono arrivata e ci guardiamo tutti con fare circospetto, la farina è finita, opto per quella senza glutine, c’è solo quella, per di più un solo pacchetto, pazienza, il lievito… esaurito, accidenti devo ripensare al menu!
Per cena patate, rape e cipolle cotte in forno, forse fra qualche giorno andrà meglio al supermercato. Dopotutto questa quarantena forzata ci ha colto tutti quanti di sorpresa.
Dopo una notte di sonno, sveglia forzata alle 6:30 per colpa dei cinguettii gioiosi di una serie di uccellini, che care bestioline. Oggi cosa faccio… pulisco l’armadio… no, la cucina… no, la taverna… no, la libreria. Sì, quella sì! Ai primi libri sono già ferma non a pulire, ma a leggere. Questo libro non lo ricordo; che bella questa copertina; questo è quello che preferisco; questo è un regalo, che bella la dedica; devo darmi una mossa altrimenti non ne vengo fuori.
Sono trascorsi alcuni giorni, ci riprovo con la spesa, farina e lievito esauriti, mannaggia e adesso? Piano B: per cena patate, rape e cipolle cotte al forno. Però ho trovato gli spinaci, farò gli strangolapreti, sento già l’acquolina in bocca. Siamo in due, la ricetta è per 6 persone, dimezzo le dosi taglio il pane e lo ammorbidisco con un po’ di acqua. Questo pane sembra la famosa pagnotta del soldato di Cochi e Renato che beveva tutta l’acqua nella gavetta, continuo ad aggiungere acqua, poi le uova, gli spinaci, il formaggio, formo gli strangolapreti, una porzione, poi due, tre, quattro alla fine sono dieci porzioni ci sono strangolapreti ovunque: in cucina, in soggiorno sulle mensole, nei capelli, sotto le unghie. Comunque li cuocio e li surgelo, ne avremo per tanti pasti.
Trascorro ancora altri giorni a pulire, comincia ad essere tutto lindo e allora inizio a camminare per casa. Parto dal divano in soggiorno, giro a sinistra, entro in cucina, esco in corridoio, giro a sinistra, camera, cassettone-comodino-letto-comodino, finestra, armadio, corridoio, camera, armadio, finestra, comodino, letto comodino cassettone, bagno, corridoio, tavolo da pranzo, divano… 52 passi e devo arrivare almeno a 10.000, ci vogliono tanti giri, vado anche in cantina così faccio le scale, dopo un po’ un gran male a un ginocchio, troppe svolte a sinistra, devo rifare tutto il giro ma a destra. Arrrgh!
Sono le 6:20, il sole sorge sempre prima e anche gli uccellini si svegliano prima. Domani preparo la fionda, al primo cinguettio un colpo di avviso fra le fronde dell’albero e vediamo chi vince. Hanno vinto gli uccellini, si sono spostati sul tetto. Che strano… perché mi sembra che il loro cinguettio sia una presa in giro, sento anche delle pernacchie… mah! Sarà lo stare troppo in casa. Va bene, fra qualche giorno torno al supermercato, spero di trovare farina e lievito, nel frattempo preparo gli gnocchi con la farina senza glutine, sono venuti bene, rigati sulla forchetta per raccogliere il sugo, proprio belli. Li butto in acqua e… disintegrati! L’acqua nella pentola è diventata un purè di patate liquido, che disastro! Mangeremo burro salvia e parmigiano, e anche rapa, patate e cipolla.
Di nuovo al supermercato, mi provano la febbre, tutto a posto. C’è la farina, che gioia!, e anche il lievito, un panetto da 250 gr., mi sembra un po’ troppo ne volevo 25 gr., ci riprovo la prossima volta. Stasera strangolapreti!
Tra un’incursione al supermercato e l’altra faccio anche l’orto, insalata di due tipi: pomodori datterini e cuor di bue, peperoni gialli e rossi e rapanelli. Ho dato tanta soddisfazione e tanto cibo alle lumache e alle formiche… mi guardo il pollice e non c’è traccia di nessun tipo di verde, però sono nati e cresciuti tanti rapanelli. Li ho seminati vicini vicini che non hanno neppure la forza di crescere e i rapanelli non mi piacciono un granché. Dell’insalata neppure l’ombra, dei pomodori si intravede qualcosa, peperoni nulla. Le lumache hanno banchettato, si stanno ancora leccando i baffi, se ce li hanno.
Passano i giorni, la casa è uno specchio, il giardino è tutto in ordine, l’orto arranca e, a furia di girare a destra e sinistra per casa, mi fa male l’anca. Comincio a essere un pochino stufa di questa quarantena, ma ho senso civico per cui me ne rimango a casa, rassegnata.
Dopo due mesi si intravedere un po’ di libertà in più. Lunedì si torna in ufficio, con tutte le precauzioni possibili, per lo meno posso ricominciare a lavorare. Basta pulizie maniacali, basta ricette di cucina gustose, basta giri a destra e sinistra per casa, potrò fare passeggiate con lunghi tratti dritti. Se dovesse esserci ancora una quarantena mi sa che nell’orto pianterò il grano così potrò fare pane e pizza quando voglio, formiche e lumache permettendo, s’intende.
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Per gentile concessione del
Circolo Scrittori Instabili, blog sul quale si sperimentano gli appassionati che hanno frequentato i corsi di scrittura creativa tenuti da Barbara Favaro.