15 Gennaio 2019, 15.15
Calcio

Rise and fall and rise and... of Paolo Di Canio

di Luca Rota

Non è una “figurina di provincia”, magari avremmo potuto definirla “di borgata”, o addirittura non definirla affatto 


Quando si parla di Paolo Di Canio si entra in un territorio vorticoso, impervio e pieno di insidie, dove al confine tra il credo politico e l’estro calcistico, risiede una delle personalità più controverse della storia di questo sport.
 
Promessa indiscussa del calcio azzurro di fine anni Ottanta, laziale doc, è proprio con quei colori che fa il suo esordio in A. Si sa però che esistono tempi e tempi, ed in quel periodo purtroppo per lui e per tanti altri, di campioni ce n’erano fin troppi, al punto da far sembrare quelli "un po’ meno campioni", dei giocatori normali.
 
Aggiungici un carattere non proprio ideale, e così dopo Juve, Milan e Napoli, finisce per scegliere il mondo anglosassone, molto simile al suo modo di stare in campo, ma decisamente differente per ciò che riguarda l'etica professionale.
 
Prima la Scozia e il biancoverde del Celtic, poi lo Sheffield Wednesday e l’Inghilterra, successivamente sarà West Ham, per cinque stagioni consecutive che gli cuciranno addosso quella maglia e l'affetto di un intero quartiere. La sua ultima apparizione in Premier lo vedrà indossare i colori del Charlton.
 
Nella prima delle due stagioni a Sheffield, beccherà ben 11 giornate di squalifica per aver spinto a terra l’arbitro Allcock. Due stagioni più tardi però, sarà protagonista di uno dei gesti più sportivi di sempre, che lo riabiliterà e lo istituirà come esempio di lealtà sportiva.
 
Nel corso del match tra il suo West Ham e l’Everton, accortosi dell’infortunio accorso al portiere avversario, rifiuta di segnare a porta vuota  fermando il gioco. Per quel nobile gesto riceverà premi e gratifiche, tutti meritati.
 
Al ritorno a Roma, ovviamente sponda Lazio, la “sua”, beccherà una nuova squalifica per un saluto romano rivolto ai tifosi in un match contro la Juve, concludendo i suoi giorni da calciatore a quasi 40 anni in C2, coi colori della Cisco Roma (l’ex Lodigiani). 
 
Questo il sunto di una carriera fatta di controversie, giocate geniali, botte date e ricevute, spintoni, gesti encomiabili, saluti evitabili e rifiuti importanti come quello ripetutamente rivolto a sir Alex Ferguson che lo avrebbe voluto al Manchester United! 
 
Anche da allenatore, sempre nella terra che lo ha adottato, l’Inghilterra, avrà buoni risultati alternati a decisioni drastiche, e lo stesso sarà per quel che riguarda il suo attuale ruolo, quello di opinionista Sky
 
Ascesa e declino, ascesa e… di Paolo Di Canio: opinabile, ma gran personaggio, fuori e dentro il campo.    
 
 


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