10 Dicembre 2012, 07.03
Pillole di psicologia

I segnali del disagio. Parte prima

di Gianpiero Rossi

Spesso i genitori si rivolgono al terapeuta per affrontare le problematiche dei figli. Non sempre perň č possibile motivare il figlio a fare un percorso psicologico su di sé.

 
In questo caso non si può che aiutare il genitore a risolvere direttamente la situazione.
In alcuni casi è anche la soluzione migliore per ridare fiducia al genitore nelle sue capacità di educazione dei figli.

Vediamo in questi due articoli alcuni dei problemi tipici in cui il disagio si manifesta e come gestirlo.

L’IRREQUIETEZZA   

E’ chiamata anche iperattività. E’ agitato, non solo di giorno ma anche di notte. Instancabile, sempre in movimento ed incapace di soffermare il proprio interesse ed attenzione nel tempo. Si distrae quindi rapidamente, cambiando gioco o attività.
A scuola non riesce a stare nel banco. La difficoltĂ  a concentrarsi lo limita nel rendimento e apprendimento.
Anche nel rapporto con gli altri può essere disturbante, nervoso nei suoi interventi, interrompendo i discorsi degli altri e ponendo domande a volte fuori luogo.
 
Chi gli sta intorno s’innervosisce a sua volta.
Le punizioni non ottengono nulla: si calma per un po’ e poi riprende da capo anche più di prima.
I genitori, a fronte di questo problema d’ansia rischiano di peggiorare la situazione irritandosi e portando altra tensione fino a farlo sentire travolto dalle sue paure ed incompreso.
Il  bambino nel suo disagio in continuo movimento comunica la sua angoscia e cerca così di placarla scaricando la tensione, come fanno anche molti adulti agitati.

Come aiutarlo? Comprendere questo bisogno sottostante al comportamento di disturbo, facendolo esprimere all’interno di un dialogo fatto d’attenzione, sostegno e ascolto attivo.
Ha bisogno di un appoggio stabile nei genitori che trasmetta quella calma e sicurezza che ancora non ha. Così come ha bisogno di qualcuno che nell’attesa di questa evoluzione sia in grado di tollerare la sua ansia ed offrire un modello di riferimento a cui ispirarsi.
 
Purtroppo nella assurda frenesia che ci circonda è difficile non ricadere noi stessi in un continuo e veloce susseguirsi di attività dove più corriamo, più siamo perennemente insoddisfatti, stressati e angosciati da altri impegni che ancora vorremmo fare.
Diamo noi prima l’esempio di fermarci quando è necessario e soffermarci con la giusta qualità e ritmo che meriterebbe il nostro stile di vita.


LA TIMIDEZZA

Può costituire un vero e proprio disturbo psicologico se compromette il normale rapporto con la realtà e se altera il rapporto con gli altri. Può risolversi acquisendo sicurezza e fiducia in sé e negli altri.
E’ normale che dopo i tre anni, quando si apre alla relazione, sia impacciato ed insicuro. E’ un disagio quando la preoccupazione e l’ansia per ciò che pensano gli altri sono tali da bloccare il suo comportamento fino a rinchiudersi in sé ed isolarsi.
 
Riconosciamo i segnali di un silenzio eccessivo, se si isola dal gruppo, non partecipando al gioco collettivo o rifiutando di interagire con i compagni. Evita di fare domande nel timore di risposte negative e preferisce ritirarsi.
A volte ha problemi di linguaggio, fino alla balbuzie. In altri casi evita tutte quelle situazioni difficoltose dichiarandosi subito incapace.

Come aiutarlo? Evitare un rapporto eccessivamente protettivo spesso caratteristico delle madri, che non lo aiuta di certo ad acquisire autonomia ed indipendenza . I padri dovrebbero lasciare andare l’autoritarietà ed esigenza sui tempi di espressione o su abilità eccessive.
Di fronte agli inevitabili sbagli o insuccessi risparmiare rimproveri, giudizi negativi e critiche persistenti, in modo da contenere gli effetti par lui dannosi delle frustrazioni.
Devono essere rassicurati, confermati, gratificati da conferme positive.


LA RABBIA

Può esplodere o essere repressa: in quest’ultimo caso si trasforma in frustrazione ed insoddisfazione, oppure senso di colpa e paura della propria aggressività.
La funzione della rabbia è un meccanismo di protezione dalle minacce, dall’ingiustizia, sopraffazione, violenza. Consente al piccolo di difendere i propri diritti.
Ma la rabbia è difficile da accettare, specie se espressa male. Ci spaventa e la reprimiamo sul nascere; la liquidiamo dicendole che sono capricci. Mentre dentro di sé può pensare: “perché non stai con me e non mi ascolti”? “Perché non mi domandi cosa è successo prima di punirmi?” “Perché te la prendi sempre con me per il solo fatto si essere più grande di mio fratello?

Come aiutarlo? Permettendogli di esprimere i suoi sentimenti, anche quelli più imbarazzanti, invece di reprimerli. Contenere la rabbia in forme adeguate di espressione ma non reprimerla. La rabbia repressa può trasformarsi in risentimento e aggressività distruttiva.
Rispettare le emozioni in atto significa aiutare a gestirle e permettere opportunitĂ  accettabili di comunicazione.

Nei prossimi giorni, con la seconda parte di questo articolo, verranno descritti i disagi che si nascondono dietro le bugie, i furti, i disturbi alimentari…

Gianpiero Rossi
gprossi@intelligenza.it
c/o Body Mind Center, Salò 0365.21318
 


Aggiungi commento:

Vedi anche
14/09/2015 11:12

L'arte di negoziare con i figli Riprende il percorso per GENITORI IN FORMAzione con un altro ciclo di incontri che si terranno nei vari comuni della Valle Sabbia nei prossimi mesi. Questo mercoledì l'appuntamento è a Sabbio Chiese con Giuseppe Maiolo. L'abbiamo intervistato

09/03/2016 12:13

Come incoraggiare i figli? Anche nei bambini si forma l’autostima, nei primi anni di vita e anche negli anni dell’adolescenza è fortemente influenzata dai genitori e dalle principali figure che li accudiscono

15/11/2014 08:00

Separazione: come ragiscono i figli? La separazione si configura come evento protratto nel tempo e spesso molto conflittuale. Perché la separazione risulta difficile? I figli risentono della separazione?

16/10/2012 10:00

Se i figli hanno qualcosa da dire Quando due genitori si separano per i figli inizia un periodo critico, difficile che crea insicurezza, fragilitŕ. Una condizione alla quale si puň trovare rimedio, basta sapere come fare

30/07/2014 12:00

Come aiutare i nostri ragazzi a fare i compiti Lo studio e i compiti a casa dei nostri figli rappresentano spesso un problema per noi genitori, tanto che a volte diventano perfino un fertile territorio di scontro. Quali gli atteggimenti da adottare




Altre da Pillole di Psicologia
27/02/2024

Ansia di crescere

Secondo una ricerca  recente, uno studente bresciano su tre, delle scuole superiori, ha utilizzato medicinali o sostanze per combattere l’ansia

06/02/2024

L'inclusione è solo un principio?

Accade talvolta, che arrivino in studio da me, mamme preoccupate, piĂą raramente papĂ , per questo tipo di istanze, che mi riferiscono di atti scoordinati nelle prassi scolastiche...

28/01/2024

Dall'orientamento alla formazione

“Non so a che scuola iscriverlo?” ,“Ma come si fa, oggi, ad aiutare i figli a scegliere un percorso formativo adatto a loro?”

07/01/2024

Solitudine

L’isolamento si manifesta nel trascorrere del tempo in solitudine, mentre la solitudine è trovare tale condizione sgradevole

31/12/2023

Amare se stessi

Ai giorni nostri non è difficile sentir parlare del concetto di autostima, ma tutti sanno quanto sia importante nella vita?

20/04/2023

I compiti a casa

Il problema dei “compiti a casa”, ogni anno, da qualche anno a questa parte, torna “in auge”. La psicologa e psicoterapeuta Marzia Sellini prova ad analizzare il fenomeno da diversi punti di vista

10/12/2022

What is a woman?

 “Cos’è una donna?”. Un documentarista, tale Matt Wals, in un suo recente filmato, che sta facendo scalpore in America, ha posto la domanda ad intellettuali e scienziati...

13/11/2022

Baby gang? I nostri figli arrabbiati!

C’è una paura crescente che circola tra di noi e non di rado diventa angoscia e terrore per la violenza giovanile...

17/10/2022

La risata che fa bene alla mente

“Di questi tempi non c’è proprio niente da ridere!” è una frase che capita di sentire sempre più associata sempre ai disagi della vita e alla carenza di prospettive. Invece...

16/10/2022

Ansia generalizzata

“La paura del pericolo è diecimila volte più spaventosa del pericolo vero e proprio, quando si presenta di fatto davanti ai nostri occhi. L’ansia è una tortura molto più grave da sopportare che non la sventura stessa per la quale stiamo in ansia”