Questo libro č uno strumento semplice, ma efficace, per capire l'importanza della "parola". Essa č la nostra firma, la nostra carta d'identitŕ, il segno della garanzia morale dell'individuo
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la prova che tutta la sua filosofia è "sganciata" dalla vita reale è tutta nel suo commento.se la filosofia non le serve a capire e vivere l'umano a cosa le serve?
Affermare che qualcuno possa operare in silenzio a me non pare proprio una sciocchezza. La ritengo una possibilità. Peccato che troppo spesso resti tale e che ci tocchi invece il più delle volte di avere a che fare col contrario, chi parla a vanvera e conclude davvero poco. Aggiungo caro Dru che le parole vanno soppesate anche (soprattutto) nel contesto in cui vengono pronunciate. Così, quelle contenute nella "massima" riportata da Michela nella sua breve recensione, se analizzate con i criteri della logica del linguaggio potranno essere "un'assurda sciocchezza" (ho forti dubbi, soprattutto per quell'"operoso" che accompagna la parola "silenzio"), per chi mastica invece di pedagogia possono apparire un'ovvietà. Per chi non è abituato ad affrontare le questioni nell'uno o nell'altro modo le stesse parole possono offrire lo spunto per esplorare nuove modalità comunicative. E comunicare è cosa sempre diversa dal filosofeggiare fine a se
...fine a se stesso.
uff! ho gli zebedei girati! non si offenda sior dru. ma davvero lei non scende mai dall'olimpo! è un peccato ! lo so , lei fa"alta" filosofia e probabilmente ,come un artista incompreso è "frustrato" dal trovare pochi che la comprendano...
Michela Peli non so se è filosofa ma sicuramente ha scritto qualche cosa che mi ha colpito davvero e i filosofi servono per questo "servono"per colpire. Dice Michela " "E' necessario portare la luce dove vi è tenebra" (=filosofia appunto), "la conoscenza dove vi è ignoranza" (= scienza appunto), più che attraverso il suono delle parole attraverso l'esempio di un silenzio operoso".Lasciando a sé il testo vetero testamentario che dice "in principio era il verbo" o Platone che nella frase incisa sopra non intendeva certo sminuire l'importanza della parola lui che è il fondatore delle parole ma di chi la parola la usa per l'inganno, è nel Sofista che di Platone trova quella frase.Ma il Silenzio, cara Michela è il giogo che ha tenuto ferma l'umanità per millenni... È invece la comunicazione che la farà sempre più progredire.
Urlate a squarcia gola figli miei e non preoccupatevi di tutti gli strafalcioni e di quante sciocchezze direte e ascolterete ma il silenzio uccide il progresso.
insegna a chi possiede una certa predisposizione ad imparare,a chi ha l'attenzione e la sensibilità di "trovare" "diamanti in una scatola di scarpe"...è un bel dilemma: parlare? tacere? la storia insegna che, il bene ,la ragione,le verità scomode,sempre vengono zittite.il silenzio in questo caso ,è necessaria sopravvivenza, perchè spesso, chi non vuole sapere ,usa mezzi anche violenti pur di non essere esposto a dubbi scomodi.questo si rivela un danno per tutti ,anche per quelli che vorrebbero sapere..
Aristotele dice che la filosofia è la scienza prima perchè non è utile per qualcosa o qualcuno a differenza delle altre scienze ma è utile per se stessa e quindi libera e infine chi la fa è per questo motivo che raggiunge la felicità.
...sono infine felici e dunque, quando appunto tu concludi dicendo che il comunicare è diverso dal filosofeggiare fine a se stesso, dici che chi comunica è un'infelice e chi filosofeggia è un felice. Spero che gli infelici questa volta mi capiscano altrimenti pazienza.
dobbiamo usare la parola e straparlare, in tutti gli ambiti anche e soprattutto con i nostri figli: è dall'errore che si cresce (Severino dice che siamo già Grandi nell'errore, inciso) è la contraddizione che produce diceva lo Hegel (Severino dice che la contraddizione è originaria e non può quindi produrre, inciso), non vi sarebbe produzione altrimenti (Severino dice che infatti non c'è produzione ma l'eterno mostrarsi delle cose tutte, inciso).
Forse nessuno legger pi questo mio piccolo contributo (ho poche occasioni di sbirciare i commenti agli articoli interessanti...), pero' tengo a dire che stavolta mi schiero dalla parte di Dru. E' la parola, e solo quella, che ci salva dal baratro: sussurrata, URLATA, balbettata persino..... L'importante e' trovare assolutamente il modo di tenerci in comunicazione con gli altri.Il silenzio, verissimo, a volte e' d'oro. Ma e', appunto, solo silenzio. E spesso chi tace lo fa solo perche' non trova il modo di ...... parlare. O di farsi ascoltare. Ed ecco l'altra cosa FONDAMENTALE che affiancherei alla parola: L'ASCOLTO. Forse dico delle ovvieta', ma vedo talmente tanta incapacita' di parola/ascolto intorno e vicino e dentro me che corro volentieri il rischio di essere banale.Spero qualcuno legga e, magari, commenti. ciaociao
Il silenzio come mezzo per raggiungere uno scopo , la parola, allora è utile. Il silenzio come mezzo può essere la concentrazione per lo studio,o l'operosità di un contadino, o l'attenzione al sacro di un mistico, ma quale è lo scopo di ogni studio ? ma parlare fra di noi benedetti miei, parlare fra di noi. Simpaticamente a te Gioica che mi sembri frizzante e interessante, dai due commenti che ho letto di te, Benvenuta fra noi scripanti del web ;-)
che dice: c'è un tempo per tutto..per parlare ...per tacere..il problema delle parole..è che il più delle volte non sono dete nè al momento giusto,nè nel modo giusto. certo che ha molte ragioni dru ..ma secondo mè non ha colto per niente il messaggio di michela..non è sintonizzato...stà lassù....
può anche darsi, e lassù mi ci trovo davvero bene. Comunque Michela fa benissimo a rimproverare i parolai, ma per farlo deve usare parola, altro modo non ce n'è, proprio come fece Platone con i Sofisti.
dice bene ! l'ascolto..è per quello che ho citato i blog..non si "ascolta" neanche quando si legge! si usa lo stesso meccanismo "parziale" e escludente!tanti ( purtroppo) degliI articoli, leggono solo il titolo sensaziOnale..e i giornalisti lo sanno! sono capaci di scrivere un intero articolo..e aLla fine ..negare tutto.
C'e' molta poesia a stare zitti se non si ha niente da dire. (Lucio Dalla)--Io credo infatti che faccia parte del sapere il volersi rendere manifesto e non contentarsi di un'esistenza nascosta. (Elias Canetti)-- Come si vede due stati d'animo contrastanti, entrambi intriganti.
....sapete?... In cuor mio considero anche questo modo, che sto usando ora, un esempio di "incapacità' di vera comunicazione. E' fin troppo facile esprimere le proprie opinioni cosi', protetti da un anonimato più' o meno reale. Stiamo tutti nascosti nel nostro nido ed e' il risultato della strabiliante tecnologia che abbiamo a disposizione, che avrebbe anche la pretesa di favorire la comunicazione! Sia ben chiaro, sto giudicando severamente soprattutto ME prima di chiunque altro, 'che, nonostante la mia strenua resistenza contro i moderni mezzi, mi ritrovo qui ad usarli...
....e, infine, concordo col professor Vaglia, nella sua citazione di Lucio Dalla: "...star zitti se NON SI H
Scusate, un inghippo nell'utilizzo del tablet,.... dicevo " star zitti, se non si ha NULLA DA DIRE".... Spesso mi ritrovo anche in questa imbarazzante situazione, ovvero di sentirmi in dovere di DIRE QUALCOSA anche se non so COSA! E ' la classica 'altra faccia' della medaglia. Quindi, si, e' davvero bello, talvolta, stare bene in silenzio con qualcuno. Forse, e qui azzardo un'affermazione, e' il massimo della comunicazione! (non me ne voglia, signor Dru... ). Grazie delle parole carine e del benvenuto nei miei confronti, ma... diamoci del tu, ok? Ciao.
che sia arrivata un'altra "voce" femminile..non ce ne sono molte qui,avete notato?
Non sono forse io quello che ha detto non più tardi di qualche puntata fa che il non fare del movimento5stelle è fare ? eccome che è fare.Allora, il silenzio utilizzato come mezzo per raggiungere uno scopo è propedeutico allo scopo da raggiungere e come tecnica è una tecnica come ogni altro linguaggio, come quello del corpo o quello dello spirito. Ma se rilegge bene le parole di Michela non potrà non notare che si dà al silenzio un valore che non merita, è in quel "più che" che si nasconde la chiave di volta, quel "più che" riduce al silenzio ogni altra tecnica: e la parola del vangelo, e la parola di Benigni alle televisioni, e la parola di Einstein alle genti, e la parola di papa Francesco al suo gregge, e la paorola di Lucio Dalla e la parola di Elias Canetti. Allora se lo scopo è di azzittire vede che poi dobbiamo ancora decidere chi azzittire: ciò che per lei è rumore per me può
essere benissimo la poesia dell'infinito.
Volevo dare il benvenuto ad un'altra voce femminile, che non solo ha letto Montale ma lo ama anche. Ebbene Montale scriveva: "Non chiederci la parola che squadri da ogni lato/l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari...". Non vorrei adesso passare per monocorde ma per il tema di cui parliamo ci stava veramente bene. Ci stava bene per dire che le parole servono per comunicare, ma non tutto si riesce a comunicare. Pensate solo al fatto che le immagini mentali sono tridimensionali mentre le parole, che devono tradurre quelle immagini, sono sequenziali e bidimensionali. Nelle immagini gli oggetti sono contemporaneamente presenti, le parole invece sono poste una dopo l'altra e non sono quindi contemporanee. Nell'usare la parola perdiamo questo elemento, e forse anche molto altro di quello che ci portiamo dentro. Non siamo però del tutto in silenzio. Se anche lo fossimo potremmo sempre usarlo, il silenzio, per dire qualcosa.
.... e' strana questa cosa... mi sento anche un po' emozionata.... Vorrei dire all'Eretico che dalla sua (piuttosto chiara) spiegazione della differenza tra pensiero e parola, credo di aver capito di chi si tratta. Spiegazione molto razionale, da programmatore, direi.... Sbaglio? Posso sapere il perche' della scelta di questo nik-name?
Leretico, senza apostrofo, è un nome che crea qualche difficoltà, perché quella mancanza di apostrofo disturba gli amanti della dottrina grammatico-ortografica che pascolano nei prati del web. Ma non è solo l'apostrofo il segreto che si nasconde dietro questa scelta, ci sono anche le "eresie". Quelle di Arnaldo da Brescia, Giordano Bruno e soprattutto Fra Diego Lamatina, che mi hanno spinto a scegliere questo nick-name. In qualche modo vorrei essere come loro, sperando di non rischiare la loro stessa fine. Amanti della verità e disposti a difenderla con la vita, vogliosi di cambiare la società con gli strumenti della scienza, della letteratura e della cultura, sempre contro il Potere che calpesta la giustizia e la verità, per il proprio massimo tornaconto. Insomma tutto un programma, ma non sono programmatore. Se con questo termine si intende sviluppatore di software, no lo sono; se invece si intende pianificatore direi anche, ma non
solo. Vorremmo, d'altronde, contenere in un nome di professione la molteplicità e la complessità di un essere umano? Non ci riusciremmo neanche se volessimo. E così non ci riesco io.
Ok, capito. Tentavo solo di dare un volto ad una voce (o parola?). Mi rimane il dubbio.... Alla prox, Leretico!
I vecchi media – i giornali, la televisione, la radio – possono essere definiti come “pochi che mettono, molti che ricevono”. In rete tanti mettono quanti ricevono. Quando c’è un media con pochi che mettono e molti che ricevono questo media può essere oggetto di appropriazione da parte di pochi. Quando ci sono molti che mettono e molti che ricevono questo pericolo di appropriazione diminuisce. Abbiamo conosciuto il potere della televisione ma c’erano pochi che mettevano e molti che ricevevano. Ad esempio la lingua è la migliore e la peggiore delle cose. Sta a noi lavorare per fare in modo che divenga la migliore. È questo il nostro compito. La cosa più importante è che si trasmetta il più possibile la conoscenza. Michel Serres
già! ..trasmettere conoscenza...e se trasmette il peggio? la dittatura del cretino chi la argina? più che conoscenza ,si tratta di lavaggio del cervello..ripeti una bugia tante volte,fino a che diventa una verità..guardi il "mantra" del: io la penso cosi! è diventato il "viatico" ,la legittimizzazione del "non pensare"! perchè è una porta chiusa che, non lascia passare il dubbio, la riflessione...quello che pensiamo è frutto non ( solo o pricipalmente)dei nostri rovelli filosofici ma, delle nostre emozioni che, sono soggette, a continue modifiche ,i sentimenti elaborati, si modificano e "letteralmente e praticamente" la persona può cambiare e aderire più a quelle famose "idee".
se qualcuno dice . sono razzista e la penso cosi! "qualcuno" deve "parlare" si! ma per dirgli che, i loro "pensieri "non sono legittimi ,perchè sono frutto delle loro emozioni che non hanno riscontri obiettivamente e concretamente validi.
chi parla corre un grosso pericolo! perchè " chi la pensa cosi" è vittima una volta di più ,delle sue emozioni negative che lo porteranno ad odiare chi gli mostra l'errore. cristo docet. ( chi non sà e NON vuole sapere,impedisce che si trasmetta la conoscenza.)
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ID31177 - 20/04/2013 13:33:40 - (Dru) - Considero l'ultima frase scritta un'assurda sciocchezza
Il silenzio come il nulla non esiste, che esiste è il loro positivo dire ma non vi è contenuto che li possa determinare.