09 Giugno 2010, 07.00
Vobarno
Ritrovamenti

Ritrovata la pergamena del '22

di Ubaldo Vallini

E' venuta alla luce lunedě la prima pietra del ricovero vobarnese intitolato a Irene Rubini Falck. Era stata sepolta nel 1922 e nessuno sapeva con esattezza dove fosse.

 
«Pietra son che carità mi pose
segno d’amore
volontĂ  di popolo
sacrificio comune
fra capitale e lavoro anello di congiunzione...».
 
Le parole impresse su quella che ha tutta l’apparenza di essere la classica cartapecora, fradicia di umidità, son tornate leggibili un po’ alla volta, sotto lo sguardo eccitato di Adelmo Colombo che quella pergamena l’aveva descritta in uno dei suoi libri.
Con lui la direttrice Corinna Pavoni e il presidente Pierenzo Faberi.
La stavano esaminando dopo averla presa ancora nell’originario tubo dalle mani degli operai.

Data storica
«Non c’è dubbio, si tratta del documento contenuto nella “prima pietra” interrata a Vobarno il 16 luglio del 1922» ha sentenziato Colombo, appassionato di storia locale ed in particolare di qualla del ricovero intestato a Irene Rubini Falck, ben felice di aver dato le giuste coordinate per il ritrovamento, ricavate da foto d’epoca.
Lunedì doveva essere un giorno come gli altri, nel corpo centrale della Rsa vobarnese dove da qualche settimana è stato aperto il cantiere per costruire la nuova ala della struttura.
Invece è diventata una data storica.

Come indizio solo delle fotografie
L’ennesimo colpo di escavatore, infatti, a metà mattina, ha portato alla luce uno strano blocco di marmo: pietra di Botticino squadrata di grosso.
Incastrato su un lato, senza la possibilitĂ  di essere sfilato, il masso presentava un blocco metallico con tanto di foro filettato.
Ci sono volute quattro ore almeno per venirne a capo e recuperare il tubo con la pergamena che venne fotografato nelle mani del parroco don Belli.
Per liberare dal marmo il blocco di metallo, nel quale si pensava fosse celato il documento, è stata fatta venire una speciale pinza idraulica spaccasassi.
 
All'inizio quasi un "giallo"
Dopo decine di minuti di lavoro però quel pezzo di ferro si è rivelato essere solo una sorta di maniglia utile per calare la pesantissima pietra nella sua sede.
Della pergamena nessuna traccia.
Fino a quando non hanno deciso di proseguire con lo sminuzzamento del macigno, individuando al suo interno una cavità nella quale era stato infilato “a misura” un tubo metallico, poi cementata per renderla invisibile.
“Recuperare quel documento storico ci ha fatto provare una grande emozione, speriamo che ci porti bene per la realizzazione della nuova ala” ha commentato la direttrice Pavoni.

Quattro milioni di euro
E ce ne sarà bisogno . “Fungendo da cerniera fra i due corpi principali, il nuovo stabile ospiterà il centro diurno, locali per le attività riabilitative, depositi e soprattutto nuclei di degenza per 40 posti letto.
Per la sua realizzazione è stata prevista una spesa di 4 milioni e 765 mila euro, scesi poi a 3 milioni e sette dopo la gara d’appalto. Il piano finanziario prevede l’utilizzo di fondi propri della Rsa per due miliardi e 400 mila euro, l’accensione di un mutuo ventennale per un milione e 300 mila, 100 mila euro di contributo da parte della Fondazione delle Comunità Bresciane e 500 mila grazie ad un bando europeo.

Serve il contributo di molti
“Dobbiamo reperire i fondi per coprire il 48% di liquidità mancante e lo faremo coinvolgendo la popolazione che non ci ha mai lasciati soli, le fondazioni ed in particolare quella della Comunità Bresciana e le istituzioni” ha aggiunto il presidente Faberi.
Ultima nota: la casa di riposo è stata inaugurata nel dicembre del 1924.
Per tirarla su e renderla operativa, quasi un secolo fa, erano stati sufficienti poco piĂą di due anni.
 


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