Ecogiglio, ore per domare l'incendio

Attimi di paura a Vobarno a causa di un violento incendio che si è sviluppato in un capannone che si trova nelle immediate vicinanze di un impianto della Snam, quello che serve le reti del metano di Vobarno, Roè Volciano e Salò.

Il massiccio intervento dei Vigili del Fuoco da Salò è servito ad arginare il diffondersi delle fiamme e a scongiurare il pericolo più grave, non a salvare la struttura produttiva, realizzata con pannelli prefabbricati di cemento armato, che a causa delle alte temperature raggiunte si è persino deformata e ora è inagibile.

«Come? Con le scintille provocate da un flessibile. Stavamo tagliando un pezzo di ferro e quelle sono finite sul mucchio della polvere d’alluminio e non c’è stato più nulla da fare.
Hai voglia di provare con gli estintori, anche con quelli di classe D. Niente.
Abbiamo cominciato a portare fuori un po’ di roba col muletto, ma non c’era storia. E non c’è rimasto altro che chiamare i pompieri. Guarda che disastro».

A spiegare "a caldo" come era partito l’incendio che in poche ore gli ha distrutto il capannone, Luca Sandri, 49 anni, titolare, insieme al fratello Rosario che ha qualche anno più di lui, della Ecogiglio, azienda di “servizi ecologici” che in questo periodo fabbrica gli stracci che poi servono per pulire i pavimenti.

Luca andava avanti e indietro, fra l’autolettiga dei volontari dell’Anc e il suo capannone di 800 metri quadri attorno al quale si stavano dando da fare con autopompe ed autoscala i Vigili del Fuoco di Salò.
I soccorritori gli avevano medicato la gamba destra, ustionata nel tentativo di porre rimedio all’errore, qualcuno gli aveva preparato anche una sedia perché almeno si sedesse, ma lui non si dava pace.

La colonna di fumo si è alzata alta in cielo poco prima delle 18 e 30 e in poco tempo la si è potuta vedere da mezza Valsabbia e persino da Villanuova e da Salò.
Il capannone della Ecogiglio è sistemato al civico 11 di via dei Traversi, nell’area artigianale che fa da cuscinetto fra il paese di Vobarno e la “Variante” di fondovalle, arteria lungo la quale si sono fermate decine di occasionali spettatori.

Sul posto anche i carabinieri di Vobarno, la Locale del Consorzio della valle Sabbia, i tecnici e gli amministratori comunali.
E due autolettighe dell’Anc di Roè Volciano: una per soccorrere il ferito, l’altra di supporto alle operazioni di spegnimento delle fiamme che sono risultate essere piuttosto complesse e pericolose. Ingenti i danni.

Nella tarda serata di ieri ancora non era chiaro se dell’intero stabile poteva essere utilizzato almeno l’appartamento del custode, l’unico angolo dell’intera struttura a non essere stato raggiunto direttamente dalle fiamme.

«Mia moglie è venezuelana e nei prossimi giorni aveva programmato una visita al suo Paese – diceva sconsolato Rosario, pensando alle difficoltà del lavoro certo non mitigate da quello che gli stava accadendo -. Vorrà dire che andremo a stare laggiù».

Ancora tutte da valutare le conseguenze sul piano ambientale: a causa del fumo denso che si è alzato per ore, ma anche per i metalli stoccati nell’impianto che, insieme agli ettolitri d’acqua versata dai Vigili del Fuoco, hanno preso a viaggiare nei tombini.

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