«Da grande voglio fare il pastore»

Quando i suoi amichetti, finiti i compiti, si trovavano al campetto per fare due tiri al pallone lui impugnava la sua bicicletta e si addentrava per le stradine di campagna alla ricerca di Angelo Menes che faceva pascolare il suo gregge.
Spesso si intratteneva per ore a scambiare chiacchiere con il suo idolo tant’è che, all’imbrunire, sovente i familiari dovevano andare a recuperarlo.

Aveva solo 10 anni quando riuscì a convincere la mamma a regalargli, per il suo compleanno, la sua prima pecorella.
Questa non rimase per molto tempo sola poiché dopo poco Pietro fece il suo primo investimento impegnando tutti i suoi risparmi per allargare il gregge dando così il via alla sua passione.

Ora Pietro ha 30 anni ed ha realizzato il suo sogno; vive con la compagna Paola e con i figli Veronica ed Andrea di 3 e 1 anno in campagna a Prevalle dove ha avviato un allevamento di ovini.

«La vita del pastore - racconta - richiede sacrifici poiché ci si alza presto, si lavora principalmente all’aperto, estate ed inverno, quindi, se piove o se nevica, la si prende! Non ci sono orari poiché ci sono sempre degli impresti, ieri ad esempio ho dovuto assistere ad un parto, la madre non accettava il suo piccolo, ed io mi sono dovuto fermare quasi tutta la notte per accudirlo».

La scelta di Pietro può essere vista con un certo scetticismo dai suoi coetanei che preferiscono gli agi della vita di città, ma per tutta risposta lui dichiara: «Io non soffro di sicuro lo stress di quanti passano ore nel traffico per raggiungere il luogo di lavoro e sono ben felice di condurre una vita sana, sempre all’aria aperta e circondato dalla natura».

Poi aggiunge: «mi piacerebbe che la gente avesse più rispetto per il mio lavoro, quando mi capita di dover attraversare una strada con il mio gregge spesso gli automobilisti mi strombazzano arrabbiati, dovrebbero invece capire che la natura e gli animali hanno i loro ritmi e che vanno rispettati».