30 Luglio 2010, 15.00
Valsabbia O
Lettere

Doppio binario

«Sul diritto dei cittadini ad avere accesso all'acqua potabile - affermano al Comitato L'acqua di Prevalle - c'č chi predica bene e razzola male».

 
Nella sessantaquattresima sessione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha avuto luogo nei giorni scorsi, è stata approvata una importante risoluzione sull’acqua da parte del consiglio.
La risoluzione è stata presentata dalla Bolivia, che ha già inserito nella propria costituzione il diritto all’acqua come diritto fondamentale per tutti i cittadini Boliviani.
Nell’ importante risoluzione l’ONU:
1. Dichiara che il diritto ad un acqua potabile e pulita è un diritto fondamentale, essenziale per il pieno esercizio del diritto alla vita di tutti gli esseri umani uomo.
2. Invita gli Stati e le organizzazioni internazionali a fornire risorse finanziarie, per sviluppare la capacitĂ  di effettuare trasferimenti di tecnologie, con l'aiuto della cooperazione internazionale, soprattutto per i paesi in via di sviluppo, ad intensificare gli sforzi per fornire acqua potabile sicura e servizi igienico-sanitari adeguati facilmente raggiungibili e accessibili per tutti.
3. Accoglie favorevolmente la decisione del Consiglio per i Diritti Umani di chiedere ad esperti indipendenti di esaminare la questione riguardo gli obblighi relativi ai diritti umani in materia di accesso all'acqua potabile e servizi igienico-sanitari da presentare colla relazione annuale n° 17 e contestualmente incoraggia a proseguire i lavori per eseguire tutte gli aspetti del suo mandato, in concerto con tutti gli organismi competenti delle Nazioni Unite, indicando, nella relazione che sarà presentata nella sua sessantaseiesima sessione, i principali problemi connessi alla realizzazione del diritto di accesso ad acqua potabile, pulita e servizi igienici adeguati ed il loro impatto riguardo il raggiungimento dell'Obiettivo di Sviluppo del Millennio.
 
La votazione ha ottenuto 122 voti a favore, 41 astenuti, nessun contrario.
La dichiarazione, pur non vincolante dal punto di vista normativo, sostiene e rafforza le mobilitazioni sociali che in ogni angolo del pianeta contrastano la privatizzazione dell' acqua e la sua consegna nelle mani delle multinazionali.
 
Nell'apprendere del voto favorevole espresso dal Governo Italiano, ci domandiamo come questo possa conciliarsi con le normative concretamente adottate nel nostro Paese in particolare colla Legge Ronchi che accelera ulteriormente il processo di privatizzazione in atto giĂ  dal 1994.
Per coerenza, dote sempre più rara tra i nostri politici, se il Governo volesse dare un segnale positivo ed invertire la rotta potrebbe approvare una moratoria che blocchi tutti i processi di privatizzazione come già chiesto dal Comitato Promotore del Referendum sull’acqua. In caso contrario saranno i milioni di "SI" ai referendum della prossima primavera a ridare coerenza tra ciò che si declama all'estero e ciò che si produce in Italia.
 
La Lombardia ha pensato bene di anticipare i tempi riguardo l’applicazione della Legge Ronchi.
Notizie di stampa informano che la giunta si appresta a varare a breve una legge regionale che recepisce il Ronchi, nonostante le duecentottantamila raccolte in Lombardia sui referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua, nonostante il regolamento della legge non sia stato ancora emanato, nonostante il ricorso di cinque regioni alla Corte Costituzionale su alcune parti della legge.
Il sistema politico considerare il parere del “popolo sovrano” ma il governo Regionale vuol essere nuovamente battistrada dopo la bocciatura della precedente legge prima da parte di 144 sindaci lombardi di tutti i partiti - che hanno promosso un referendum regionale nel 2008 - poi dalla corte costituzionale.
La regione vuole anche rimpiazzare gli Ato con le province. Questo determinerebbe il definitivo addio dei comuni ad ogni possibilitĂ  di controllo su un servizio essenziale di cui sono i primi responsabili come tutori della salute dei cittadini, il loro ruolo sarĂ  sempre piĂą ridotto rendendoli meri venditori di territori e giocatori di borsa per fare cassa.
 
L’occasione ci è propizia per chiarire un aspetto su cui non è stata fatta sufficiente chiarezza è ciò riguarda il concetto di “privatizzazione dell’acqua”.
E’ chiaro a tutti che quando si parla di privatizzazione dell’acqua ovviamente ci si riferisce alla gestione della stessa.
Nella gestione dei beni pubblici e ormai consolidato tra gli studiosi della materia che “il potere sta nelle mani di chi ha l’effettivo governo del bene” pertanto si definiscono beni pubblici, solamente quei “beni gestiti da soggetti formalmente e sostanzialmente pubblici, nell'interesse esclusivo della collettività”
Altrettanto chiaro a tutti è che l’argomentazione: “non si privatizza l’acqua, ma gli impianti che la portano” è inconsistente.
E’ l’accesso all’acqua da parte delle persone che concretizza “il diritto all’acqua”.
 
Mariano Mazzacani
Claudio Treccani
Fabrizio Valli
 


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