Ricambio generazionale ed educazione all'imprenditorialità

Secondo l’Entrepreneurship Index 20159 l’Italia è al 49° posto nel mondo per tasso di imprenditorialità. Il suo valore in termini assoluti è di 41,3 punti, contro un valore di 85 registrato dagli USA (il Paese con il più alto tasso di imprenditorialità) e ben al di sotto del Regno Unito (71,7), della Germania (67,4) e della Spagna (49,3).

L’Italia sembra scontare un ritardo che non sembra solo correlato alla strutturale staticità della sua economia ma è anche di tipo culturale ed educativo.

Quello che è mancato negli ultimi decenni è la capacità di diffondere “buone pratiche” di insegnamento ai giovani degli elementi di imprenditorialità e creatività.

L’educazione all’imprenditorialità è una priorità dell’agenda Europa 2020. Su 28 Paesi dell’Unione Europea 21 hanno avviato programmi di educazione all’imprenditorialità a livello scolastico ritenendo che “i giovani che sono stati educati all’imprenditorialità sviluppano una conoscenza del mondo degli affari, competenze e attitudini essenziali per la futura carriera professionale. Questa è la forma mentis imprenditoriale che aiuta le persone a trasformare idee in fatti e ne accresce notevolmente l’occupabilità.» (The European Ambrosetti House, 2015).

In tema di imprenditorialità uno dei problemi maggiormente sentiti, anche dal territorio valsabbino, è legato al ricambio generazionale e all’ingresso dei giovani nel mondo dell’impresa. Oggi, in Italia, solo il 5% degli imprenditori ha meno di 40 anni mentre ben il 20% ne ha più di 70.

Si tratta di una fase-problema che tutte le imprese (grandi, medie e piccole) più longeve si trovano ad affrontare ad un certo punto del loro ciclo di vita ma la questione riguarda anche la possibilità per i giovani di avviare un’attività imprenditoriale propria.

Sotto il profilo normativo dal 2011 è attivo il FRIM (Fondo regionale di rotazione per l’imprenditorialità) che, tra le altre cose, contiene agevolazioni nei passaggi di proprietà anche generazionali. Per il resto aiutare l’inserimento delle nuove generazioni in azienda diventa una necessità diffusa che va preparata prima di tutto educando i giovani al lavoro e all’impresa in modo che si sentano sostenuti e partecipi a un progetto di crescita personale e professionale diffuso e condiviso.