Piccolo è bello?

I questo libro Ernst Friedrich Schumacher sostiene la tesi che il modello di sviluppo occidentale, con la sua costante ricerca dell’eccesso e del gigantismo, generebbe perdita d’identità e ostacolerebbe la formazione di economie locali a misura d’uomo.  

Oggi il tema del “piccolo” torna di prepotente attualità soprattutto in riferimento al destino dei borghi minori, in particolare quelli che si trovano in aree fragili, interne o montane.
Si stima, infatti, che a causa del loro spopolamento spesso alimentato dall’invecchiamento dei residenti e dal venir meno dei servizi di base oltre che dei piccoli esercizi commerciali, nei prossimi anni rischieranno di scomparire quasi un quinto dei comuni italiani, in cui oggi risiede il 4,2% della popolazione italiana.

Riflettere sul futuro dei piccoli centri non è questione secondaria per la stessa Valle Sabbia visto che dei 27 comuni che la compongono (cfr. Distretto socio-sanitario n. 12) 21 hanno una popolazione residente inferiore alle 4 mila unità, con 15 di questi che hanno meno di 2 mila abitanti.

Pur non registrando gravi problemi di spopolamento e potendo godere di un tessuto economico locale ancora vitale, molti dei piccoli comuni valsabbini presentano, da alcuni anni, delle criticità in merito ai servizi pubblici locali le cui ricadute dovranno essere valutate sul medio e lungo periodo.

La limitazione del servizio postale, il taglio di alcune corse del trasporto pubblico, la riorganizzazione della scuola pubblica che disincentiva il mantenimento delle sedi scolastiche più piccole, la difficile sostenibilità finanziaria di scuole materne e asili nido comunali, la chiusura delle ultime botteghe, ecc. sono solo alcuni segnali di un trend generale di disinvestimento sui piccoli centri i cui effetti sono al momento imprevedibili ma che non devono essere sottovalutati. 

Si tratta di una situazione generata perlopiù da decisioni assunte a livello extra-locale e connesse al calo dei trasferimenti dai livelli amministrativi superiori, alle politiche pubbliche di riorganizzazione dei servizi locali e al cambiamento degli orientamenti di molti attori pubblici-privati. 

Tuttavia essa interpella il livello locale e la sua capacità di promuovere azioni mirate, che puntino a contrastare il rischio di marginalità, alla creazione di reti tra i piccoli centri e a un loro maggiore coinvolgimento nelle attività di programmazione dei servizi.

Forse solo in questo modo, come direbbe E. F. Schumacher, sarà “possibile dare una nuova direzione allo sviluppo […], una direzione che riconduca ai reali bisogni dell’uomo e alla sua dimensione effettiva”.