L’Italia si conferma leader nel mondo nella produzione e nel consumo di pasta: una media di 26 chili di pasta a persona all’anno
Un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è fatto in Italia che è leader nella produzione con 3,2 milioni di tonnellate superiore a quella degli Stati Uniti (2 milioni di tonnellate), del Brasile (1 milione di tonnellate) e della Russia (858 mila tonnellate). E' quanto afferma la Coldiretti in occasione della giornata mondiale della pasta nel sottolineare che circa la metà della produzione italiana è esportata in Germania (19 per cento), Francia (15 per cento), Regno Unito (14 per cento), Stati Uniti (7 per cento) e Giappone (5 per cento).
Il consumo di pasta di semola in Italia è cresciuto in valore del 2,8 per cento nel primo semestre 2009 secondo Ismea rafforzando il primato degli italiani nel consumo che è fissato - sottolinea la Coldiretti - attorno ai 26 chili a persona, tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese. Impressionante - precisa la Coldiretti - è la crescita negli Stati Uniti dove per quasi 8 americani su 10 (77 per cento) è diventata un appuntamento almeno settimanale, mentre il 33 per cento la mangia almeno 3 volte a settimana, secondo un'indagine realizzata negli USA dalla Associazione Nazionale dei produttori di pasta (National Pasta Association). Tra i consumatori accaniti più illustri ci sono anche Barack e Michelle Obama appassionati degli stringozzi alla carbonara ma, secondo il "Metropolitan Post", ricorrono addirittura ad un costoso “personal pasta chef”, Robert De Niro, Scarlett Johansson e Quentin Tarantino.
L'anno scorso in Italia sono stati consumati oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un controvalore di 2,8 miliardi di euro ma nonostante il successo della pasta in Italia e nel mondo si è pero' verificato - denuncia la Coldiretti - un crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che in queste condizioni economiche sono costretti a ridurre le semine di grano duro destinato alla produzione di pasta italiana, che interesseranno quest'anno probabilmente una superficie di terreno non superiore al milione di ettari, con un calo stimato del 30 per cento. Secondo il servizio Sms consumatori del Ministero delle Politiche agricole, il grano duro viene pagato oggi 18 centesimi al chilo agli agricoltori mentre la pasta raggiunge in media a 1,4 euro al chilo, con un ricarico - sottolinea la Coldiretti - di circa il 400 per cento, se si considerano le rese di trasformazione. E ancora, il prezzo della pasta - precisa la Coldiretti - è rimasto pressoché stabile rispetto allo scorso anno nonostante le quotazioni del grano siano scese su valori inferiori di ben 1/3 rispetto allo scorso anno mettendo a rischio il futuro delle coltivazioni italiane.
La situazione è ben nota all'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato che lo scorso 2 febbraio - riferisce la Coldiretti - ha deciso una multa di 12,5 milioni al “cartello” della pasta per aver posto in essere un'intesa restrittiva della concorrenza finalizzata a concertare gli aumenti del prezzo di vendita della pasta secca di semola da praticare al settore distributivo. Per salvare la pasta di grano italiano la Coldiretti è impegnata nel progetto una “filiera agricola tutta italiana” per combattere le distorsioni e le speculazione dal campo alla tavola con il coinvolgimento delle imprese agricole, dei mercati degli agricoltori, delle cooperative e dei Consorzi Agrari che hanno recentemente varato l'holding “Consorzi Agrari d'Italia.
Fonte Coldiretti
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