14 Ottobre 2015, 08.52
Valsabbia
Terza pagina

Il cattivo gusto del cacapensieri di turno

di Leretico

Qualche tempo fa mi colpì una polemica, che trovò spazio in queste pagine, legata all’installazione di un logo metallico di generose dimensioni al centro di una rotatoria stradale, o rotonda, in quel di Storo


In quell’occasione qualcuno protestò per la bruttezza del manufatto.
Non so più se il logo fu poi installato e resistette alla furia sesquipedale dei barbarici commentatori del web, che molta presa fanno sul politico installatore, sensibile agli umori piazzaiuoli.
Mi rimase recondito l'uzzolo di capire perché quell'opera metallica non fosse stata considerata degna nemmeno di una rotatoria stradale, o rotonda.

Vedo infatti che le rotatorie, o rotonde, sono sempre più spesso vittime del cattivo gusto del cacapensieri di turno, ma nel caso di Storo la bruttezza del manufatto non mi era sinceramente balzata all’occhio, come altrove, in tante altre occasioni.

Altri avean invece accennato alla pazzia degli amministratori che avevano riservato, secondo loro, ad una “schifezza” il ruolo di opera d’arte, eccedendo nel cattivo gusto piuttosto che nella bellezza.
Certo le aspettative a volte sono elevatissime e la delusione è il prezzo che l’artista deve pagare per l’incomprensione dell’orbe terraqueo che lo circonda.
Ma per una rotatoria, o rotonda, il logo della Valle del Chiese poteva benissimo fare la sua dignitosa figura senza scomodare gli intransigenti dell’Olimpo internettaro.
Insomma ogni rotatoria, o rotonda, potrebbe meritare il suo logo anche se non tutte hanno il logo che meritano.

Ricordo che una vicenda simile toccò ad una statua di Giovanni Poalo II, piazzata strategicamente fuori la stazione ferroviaria principale della nostra capitale, aborrita ancora oggi dai cittadini romani costretti loro malgrado a incrociarla nel proprio orizzonte visivo, frutto, secondo molti, più di uno sfondadestri che di un amante della bellezza, più di uno sgalante che di un raffinato cesellatore di esperienze conoscitive iperuraniche.

Ora, io che non faccio caso agli scorticapidocchi dell’estetica un tanto al chilo, mi sono industriato a consultare alcuni “spoudaioi”, periti, che hanno parlato nelle loro amene dissertazioni di ciò che è opera d’arte, senz’altro per distinguerla da ciò che non lo è.
Tutto perché non mi andava l'accusa di cattivo gusto verso ciò che innocentemente voleva essere solo umile decorazione di rotatorie, o rotonde, del circondario stradalizzato giudicariese .

Ora, per chiarire cosa sia cattivo gusto bisognerebbe, ante, spiegare ciò che è arte, perché esiste una relazione ineludibile tra i due concetti.
Qui però si rischia il bagno di sangue se prima non si fa un bagno di umiltà.
Io, che in bagno solitamente mi trovo molto bene, ho riletto all’uopo “La struttura del cattivo gusto” un saggio di Umberto Eco del 1964.
Non che quel saggio sia la Bibbia dell’estetica, ma contiene alcuni spunti che mi premeva ricordare, soprattutto a coloro i quali si avventurano, stracciabugnoli, a far il verso dell’arte.
Si sa, gli effemeridisti tendono a semplificare ed io cercherò di non essere il neghittoso cialabardone dell'ultimora.

Ebbene: i tedeschi hanno coniato una parola specifica per indicare il cattivo gusto e lo chiamano "Kitsch". Lo fanno dipendere dalla "volontà di provocare un effetto sentimentale", volontà incorporata in un'opera che intende se stessa come arte e si pone al fruitore come tale senza esserlo. Anche l'arte, quella vera, d'altro canto vuole creare un effetto, un sentimento (Aristotele e Medioevo docent).
E allora, come la mettiamo?

Evidentemente non si può rimanere ad Aristotele né al Medioevo: i tempi sono cambiati e bisogna adeguarsi. L'arte deve aver qualcosa in più della mera ricerca di un effetto emotivo, e questo qualcosa deve essere "fine" non "mezzo".

Scrive Eco: "Un abito femminile che, con sapienza artigianale, sappia mettere in risalto le grazie di chi lo indossa, non è un prodotto di cattivo gusto (lo diventa se forza l’attenzione di chi guarda solo su certi aspetti più vistosi della persona che lo porta: ma in tal caso non mette affatto in rilievo la grazia complessiva della donna, ma ne squilibria la personalità riducendola a mero supporto di un aspetto fisico particolare)".

Capiamo da questa indicazione che il cattivo gusto è frutto di una forzatura, di un tentativo scutrettolante di usare alcuni stilemi per un celato obiettivo, mercé una manipolante attitudine, che squilibria il "fine" dell'opera piegandolo a "mezzo" di truffa.

Facciamo un altro passo in avanti, sempre accompagnati da Eco che, parlando di un testo Midcult, ne evidenzia alcuni caratteri che si adattano al concetto di cattivo gusto:
"1) prende a prestito procedimenti dell’avanguardia [artistica] e li adatta per confezionare un messaggio comprensibile e godibile da tutti;
2) impiega questi procedimenti quando sono già noti, divulgati, frusti, consumati;
3) costruisce il messaggio come provocazione di effetti;
4) lo vende come Arte;
5) pacifica il proprio consumatore convincendolo di aver realizzato un incontro con la cultura, in modo che esso non si ponga altre inquietudini".

Tali punti sono altamente chiarificanti, tanto che possiamo finalmente concludere che "il Kitsch [, il  cattivo gusto, può] essere definito come una forma di dismisura, di falsa organicità contestuale — e dunque ancora come menzogna, truffa perpetrata non a livello dei contenuti ma della stessa forma della comunicazione".

Siamo arrivati: il cattivo gusto è menzogna costruita come messaggio, venduto come arte, che persuade il fruitore di vivere un incontro con la cultura.
Quindi, d'ora in poi, quando guardando la televisione o leggendo un articolo di giornale, inciampate in messaggi che si travestono da spocchiosi dignitari dell'arte, mentre sono solo cattivo gusto, gridate alla truffa, alla soverchia lubricità, alla tracotanza farabolona.

Se infine vedrete che un logo metallico incombe sulla vostra rotatoria stradale, o rotonda, preferita, abbiate l'accortezza di capire se il rapporto tra contesto (la rotatoria, o rotonda) e l'opera è sbilanciato oltremodo verso l'effetto, verso l'ostentazione.
Solo allora indignatevi per il cattivo gusto, mai prima. Correreste il rischio di fare la figura dello squassapennacchi.

Nota: chiedo scusa se in questo mio sfogo ho usato parole strane, antiche e dimenticate (tutte segnate in corsivo con dizionario in calce). Ero interessato a significare che le parole sono importanti, soprattutto quelle desuete, anche se impiegate per divertimento.
Dietro esse un mondo che non vogliamo perdere. In ogni caso il giudizio finale rimane al signore di questi luoghi: il lettore.

Leretico

Piccolo dizionario di parole antiche:

sesquipedale
: di proporzioni enormi;

uzzolo: voglia grande, ma dicesi per lo più delle vogliuzze dei bambini;

cacapensieri: perdigiorno;

sfondadestri: addetto a svuotare le latrine;

sgalante: disadatto per natura e non perito del bello;

scorticapidocchi: chi è spilorcio ed avaro tale da togliere la pelle ad un pidocchio;

all’uopo: allo scopo;

stracciabugnoli: fastidioso, importuno;

effemeridisti: giornalisti;

cialabardone: sgraziato o che faccia le cose a caso;

scutrettolante: che cammina in modo provocante, sculettando;

lubricità: tendente ad una soverchia loquacità;

farabolona: cialtrona, gabbamondo;

squassapennacchi: dicesi di militare che vada pavoneggiandosi, per attirare su sé gli occhi della moltitudine.


.in foto: squassapennacchi, da “Il libro delle parole altrimenti smarrite” di Sabrina D’Alessandro (edizione Rizzoli 2011)




Commenti:
ID61881 - 14/10/2015 10:16:27 - (Dolcestilnovo) -

Ho letto l'articolo con piacere, non essendo Leretico mai banale. Mah, bisognerebbe anche spiegare, ante, cosa si intende per cultura e non solo per arte. Diceva un mio parente, morto poverino, di idee molto sinistrorse che "tutto e' cultura, un quadro, una lettera, un buco nel muro, una bomba" (sic). Quello che per noi e' kitsch (camicia gialla, cravatta rossa, giacca verde, collana d'oro esterna) per altre culture (musicista nero dell'Alabama) e' eleganza sopraffina. Questo per dire quanto sia difficile giudicare il contenuto artistico del manufatto della rotonda: dicevo a uno Storese tempo fa che mi piaceva il centro del consorzio della farina gialla e quasi mi toglie la parola. Quindi e' anche possibile che al di la' del Caffaro i canoni estetici siano molto diversi da quelli al di qua.

ID61882 - 14/10/2015 10:23:57 - (Dru) - Dolcestilnovo mi ha anticipato, ma come sarebbe potuto esser differente?

ho scritto qui di Umberto Eco e della sua imbecillità! Questo frammento di lui, che riporti Leretico, me lo conferma ulteriormente e Dolcestilnovo ha risposto invece mia.

ID61883 - 14/10/2015 10:28:52 - (Dru) - Comunque

ritengo la tua maturità stilistica degna di un libro. Complimenti per lo scritto.

ID61884 - 14/10/2015 10:30:04 - (Dru) - Voler strutturare l'arte

questo il difetto di fondo.

ID61886 - 14/10/2015 11:22:40 - (Veronica2) -

Parlate di cultura, arte, canoni estetici di qua e di la del Caffaro.. ma l'avete vista?. nessuno a messo in dubbio la bellissa "Rocca" ad Anfo o la "scaldabache" di Condino..

ID61887 - 14/10/2015 11:44:00 - (Leretico) - La cultura e il nesso

C'è una concezione dell'arte, quella di Croce per intenderci, che la considera come sentimento sublimato dall'intuizione, ossia l'arte è intuizione lirica. Così, quando si parla di arte, per la tradizione ci si riferisce a valori, come verità e bellezza, colti attraverso l'intuizione, metafisici e universali. Per questa impostazione la bellezza varrebbe allo stesso modo per gli abitanti di Storo quello che vale per i newyorkesi. Nietzsche invece scrisse: "un filosofo che ancora credesse al nesso bellezza-verità meriterebbe di essere preso a bastonate". Non amo le bastonate, dunque ho prefferito andare sull'identificazione di ciò che è di cattivo gusto piuttosto che sul concetto di arte. Infatti ciò che non è arte si divide in due parti: cose di cattivo gusto e cose di buon gusto (che anche se non sono arte si fanno apprezzare).

ID61889 - 14/10/2015 12:22:45 - (Dru) - l'arte è essenzialmente libertà.

quindi cade il nesso.

ID61904 - 14/10/2015 14:44:18 - (sonia.c) - grande Leretico.

si. l'arte è libertà. c'è tanto cattivo gusto-eccesso in giro..molto più che nelle opere d'arte ..molto più dannoso..di quello non si scandalizza nessuno..

ID61932 - 14/10/2015 18:18:28 - (Dolcestilnovo) -

Anche l'arte si divide in cose di cattivo gusto e cose di buon gusto. Ma anche qui dipende dal gusto......per me il culmine della pittura e' Van Gogh per Leretico (per esempio) e' Lucio Fontana. Cosa e' arte e cosa e' non arte dunque?

ID61937 - 14/10/2015 19:34:55 - (Leretico) - Il gusto non è il solo nesso

Se riamnessimo al solo "gusto" allora rimarremmo all'arte come definita da Aristotele e così apprezzata fino al medioevo. Se fosse una questione di gusto allora tutto sarebbe arte se il gusto di chi ne fruisce è appagato. Al gusto bisogna aggiungere qualcos'altro. Qualcosa che faccia distinguere l'arte dall'estetismo, che invece impera ai nostri giorni. La moda per esempio è un'effetto dell'estetismo, che persegue in qualche modo il bello a fini economici, ma non è arte. L'arte si esprime innanzi tutto in un opera. E' quindi un'oggettivazione che si fa "struttura: sistema di relazioni tra molteplici elementi". L'opera d'arte è organizzata secondo un procedimento sempre riconoscibile (modo di formare, stile) in cui si manifesta la personalità dell'autore, le caratteristiche del periodo storico, del contesto culturale, della scuola a cui l'opera appartiene. Un opera d'arte è un sistema di sistemi (Eco)

ID61938 - 14/10/2015 19:37:03 - (Leretico) - Se poi mancano gli apostrofi...

Eco avrebbe scritto "un'opera" con l'apostrofo nel posto giusto, ovviamente.

ID61939 - 14/10/2015 19:42:05 - (lorenz) - lorenz

A mio parere l'arte non è Van Gogh,lucio Fontana o altri grandi maestri caposcuola che hanno lasciato traccia del loro passaggio.La vera arte è una sola universale che supera il tempo. Ma il vero buon gusto è saperla interpretare per quello che ne è della sua essenza, ci può essere più arte in una tela di 13 cm per 18, che in un opera di grande formato, e così vale anche per la scultura, la fotografia o la musica.Il vero valore di un'opera d'arte viene dal sentimento dall'espressione, dal valore cromatico figurativo o formale che riesce a trasmettere.Tutto il resto è superfluo.Cinque cose formano un'opera d'arte: sapore del colore,forma e movimento che non significa azione ma dinamismo, il "leite motive" e cioè la felice idea, che da l'anima all'opera.E per finire: equilibrio e armonia che interagiscono sull'esito finale dell'opera stessa.

ID61973 - 15/10/2015 19:06:07 - (gabrielconroy) - Buon gusto?

Provocatoriamente - e ringrazio anticipatamente Leretico e il suo articolo, che fanno da volano alla mia riflessione - faccio notare come quello di 'buon gusto' sia un concetto di...pessimo gusto. Il senso dell'affermazione nietzscheana sta infatti proprio nel marcare l'incompatibilità dei presupposti morali insiti nel concetto di verità (vedi Crepuscolo degli idoli) con una concezione estetica dell'esistenza (vedi La gaia scienza o lo Zarathustra, ma anche La nascita della tragedia). In altre parole, proprio perché il buon gusto sarebbe 'buono' o 'cattivo', esso non risponderebbe più a categorie estetiche, ma etiche. Ma è proprio questo che una concezione estetica (ma anche una gnostica) non può permettere che sia.

ID62000 - 16/10/2015 18:19:00 - (Dolcestilnovo) -

Sa Lorenz che non credo alle sue cinque cose che formerebbero un'opera d'arte? Mi viene in mente al proposito il film L'attimo fuggente quando il Professor Keating fa strappare le pagine del manuale di letteratura che cerca di spiegare che una poesia puo' essere catalogata e classificata con un diagramma cartesiano. Keating usa la parola "escrementi". Potremmo dire che un'opera d'arte e' quella che sopravvive ai secoli se non ci fosse il problema di capire se il quadro che sta dipingendo il pittore sotto casa adesso sia o non sia opera d'arte. Nonostante tutto io credo che l'arte sia abbastanza soggettiva e, ancora crocianamente, dico che e' quella cosa che ti suscita emozione. E questo dipende poi dalla cultura e dal gusto (ebbene si'...) personali. C'e' chi va in brodo di giuggiole ascoltando i Cugini di campagna e chi si smuove solo se c'e' Von Karajan che dirige la nona di Behetoven.

ID62001 - 16/10/2015 18:20:23 - (Dolcestilnovo) - Lorenz

Ovviamente Lorenz non intendevo dire che la sua opinione sono escrementi, anzi tutt'altro. Mi scuso con lei se ho dato questa impressione

ID62002 - 16/10/2015 18:21:19 - (Dolcestilnovo) -

Anche L'attimo fuggente e' cultura e arte. Per me. Per altri magari lo e' Dallas.

ID62003 - 16/10/2015 18:22:29 - (Dolcestilnovo) -

Per me Dallas e' una boiata pazzesca.

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