27 Settembre 2015, 10.44
Valsabbia
BLOG - Lo Stellante

Che cos'è l'uomo?

di Nicola Zanoni

Su 'True Detective' o 'Schopenhauer come sceneggiatore'


Londra, 15 ottobre 1888. Sui tavoli di Scotland Yard arriva questa missiva:

«Dall'inferno.
Mr Lusk,
Signore
vi mando metà del rene che ho preso da una donna l'ho conservato per voi l'altro pezzo l'ho fritto e l'ho mangiato era molto buono. Potrei mandarvi il coltello insanguinato con cui l'ho tolto se solo aspettate ancora un po'
firmato
Prendetemi se ci riuscite Signor Lusk»

I corpi di due donne sono allora già stati martoriati dall'uomo che la storia ricorderà come 'Jack lo Squartatore' e altri ancora, nei giorni successivi alla lettera, se  ne aggiungeranno.
L'Inghilterra di fine XIX secolo, l'Inghilterra vittoriana della seconda rivoluzione industriale, dei composti salotti letterari, delle regali corse di Ascot, l'Inghilterra di Oliver Twist e di Marx esule nella 'City' si prepara al prossimo venturo secolo breve.
Solo sei mesi più tardi, in un paesino dell'Austria, il 30 aprile 1889 nascerà Adolf Hitler: prendetelo se ci riuscite. Che cos'è l'uomo?

Louisiana, 3 gennaio 1995.
I detective della polizia di stato Rustin 'Rust' Cohle e Martin Hart indagano sull'omicidio di Dora Lange, prostituta poco più che ventenne rinvenuta senza vita legata in ginocchio ad un albero in una piantagione data alle fiamme.
Il cadavere presenta segni di arma da taglio, è bendato, ritualmente tatuato e una corona di corna di cervo le cinge il capo.
È finzione, certo – per chi non lo sapesse, True Detective è una serie televisiva in otto puntate del 2014 – ma, si sa, il falso è velame del vero.
L'America di fine secolo (ancora), l'America dei mondiali di calcio e delle Olimpiadi, della guerra del golfo e del villaggio globale, l'America di Andy Wharol e di Wall Street prepara l'11 settembre: aspettate ancora un po'. Che cos'è l'uomo?

Lipsia, Germania, 1844.
Arthur Schopenauer dà alla luce la seconda edizione del suo capolavoro, Il mondo come volontà e rappresentazione: alla prima versione del 1818 è aggiunto un secondo tomo di Supplementi che, programmaticamente, così si aprono:

«Nello spazio infinito innumerevoli sfere luminose, intorno a ciascuna delle quali ne gira una dozzina circa di più piccole, illuminate, che, internamente calde, sono ricoperte da una crosta rappresa, fredda, su cui un rivestimento di muffa ha generato esseri viventi e conoscenti: è questa la verità empirica, il reale, il mondo».

Quell'edizione, come la precedente, sarà in larga  parte destinata al macero.
E tuttavia l'opera di Schopenhauer ha attraversato e squarciato e smembrato, come in una macelleria dal prestigioso nome di 'Storia', la decorosa e benpensante ipocrisia di quanti, prima e dopo di lui, abbiano mai fatto appello alla coscienza civile, al progresso illuminato, all'utopia fasulla dell'egalitarismo universale – in breve, alla Ragione; una mannaia tutt'altro che caritatevole, in grado di offrire tranci succulenti, grondanti sangue – da Jack lo Squartatore, su su fino a Rustin Chole, passando per Nietzsche e il nazionalsocialismo, Atlanta, Freud e Ground Zero.
Metà del rene è stata tolta. E, ancora, che cos'è l'uomo?

Rustin Cohle. Intelletto freddo, adamantino.
Un passato turbolento tra l'Alaska e il Texas. Alcolismo, droga. Una figlioletta morta bambina. Insonnia e maniacalità. Disillusione e cinismo.

Il maliardo protagonista di True detective calza a pennello gli abiti da Nietzsche cuciti a Schopenhauer ne La nascita della tragedia (1879):
«un solitario sconsolato non potrebbe scegliersi un simbolo migliore del cavaliere con la morte e il diavolo come lo ha disegnato Dürer, il cavaliere con l’armatura, dallo sguardo di bronzo, duro, che sa prendere il suo cammino terribile, imperturbato dai suoi orrendi compagni, e tuttavia privo di speranza, solo col destriero e il cane. Un tale cavaliere di Dürer fu il nostro Schopenhauer; gli mancò ogni speranza, ma volle la verità. Non esiste il suo pari».
E qual è questa crudele verità? Ovvero, in altre parole: cos'è l'uomo, infine?

Artur Schopenhauer sottoscriverebbe quasi in toto le parole di Rust:
«Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell'evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da se stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere... per le leggi della natura. [...] Siamo delle cose che si affannano nell'illusione di avere una coscienza. Questo incremento della reattività e delle esperienze sensoriali è programmato per darci l'assicurazione che ognuno di noi è importante, quando invece siamo tutti insignificanti».

Così come ammirerebbe le sagome umane intagliate dal detective con un coltello nelle lattine di birra, magari pensando al capitolo 35 del Mondo: «Per chi ha ben compreso questo, e sa distinguere la volontà dall'idea, e questa dal suo fenomeno, gli eventi del mondo avranno significato non già in sé e per sé, ma solo in quanto essi sono lettere, dalle quali si può leggere l'idea dell'uomo. Egli non crederà col volgo che il tempo generi alcunché di veramente nuovo e significante; che per esso ed in esso qualcosa di autenticamente reale venga all'esistenza; o, addirittura, che il tempo stesso abbia, come un tutto, principio e fine, progetto e sviluppo, e magari tenda, quasi ad estremo termine, al massimo perfezionamento (come il volgo pensa) dell'ultima generazione, vissuta trent'anni. [...] Negli svariati aspetti della vita umana e nella perenne vicenda degli eventi, egli terrà come immutabile ed essenziale soltanto l'idea; nella quale la volontà di vivere trova la sua più compiuta oggettità, e mostra tutti i suoi vari aspetti nelle qualità, nelle passioni, negli errori e nei meriti del genere umano – egoismo, odio, amore, paura, audacia, leggerezza, ottusità, astuzia, spirito, genio e così via; cose tutte, che affluendo e coagulandosi in mille e mille forme (individui) rappresentano perennemente la storia grande e la piccola del mondo, essendo in sé indifferente se ciò che essa mette in movimento siano noci o corone.
Egli troverà infine, che accade nel mondo come nei drammi di Gozzi, nei quali agiscono sempre gli stessi personaggi, con la stessa intenzione e lo stesso destino: sono bensì diversi in ogni dramma i motivi e gli avvenimenti, ma degli avvenimenti è uno lo spirito».

«Il tempo è un cerchio piatto. Ogni cosa che abbiamo fatto o che faremo, la faremo ancora e ancora e ancora e ancora, e quel bambino e quella bambina si troveranno in quel posto ancora, e ancora, e ancora, per sempre»: è Rust a parlare, ma la sua voce qui è quella di Nietzsche, il più fedele dei discepoli di Schopenhauer – e forse per questo il suo peggior traditore.

Cerchi piatti, eterni ritorni, omini di latta. Mezzo rene è stato tolto, mezzo mangiato.
Il coltello insanguinato è la carne che da esso stesso è stata recisa. La vittima è il carnefice e il carnefice la vittima.

Che cos'è l'uomo? «L'uomo è verso se stesso il più crudele degli animali».




Commenti:
ID61410 - 27/09/2015 17:19:32 - (Dru) -

Grazia

ID61429 - 28/09/2015 09:15:40 - (Leretico) - Molto bello

Veramente un bel pezzo. Mi ricorda in un punto "il cavaliere e la morte" di Sciascia. Un detective che porta sempre con sé la stampa di Dürer. Complimenti.

ID61435 - 28/09/2015 15:48:02 - (Dru) - Ora che mi fai ricordare

ho seguito anche io (a pezzi) questo programma notturno su Sky e ricordo confusamente queste frasi dette dall'investigatore e qualche volta attore anche negli spot di Dolce e Gabbana (si scrive così?). Rimasi colpito da queste tesi filosofiche, anche perché se in qualche modo si adattano al personaggio, disincantato, reso inerme dalla vita, passivo su un copione copioso di sangue e pazzia, una follia trasversale, che trafigge tutti, guardie e ladri mogli e amanti, assassini e mogli di assassini, sullo sfondo di un'America brutta ma vera, dove lui, enigmatico, seducente e irriverente investigatore investigato e travolto da questo armageddon della vita piena di niente si industria a sopravvivere,quindi non a vivere, quelle dicevo se si adattano al personaggio, meno adattabili sono al luogo dove sono calate, l'infernale luogo della rappresentazione.

ID61440 - 28/09/2015 17:42:22 - (nicolazanoni) - Cari Dru e Leretico

grazie, troppo gentili. In effetti il tema, nemmeno troppo sotteso, è quello della volontà e della rappresentazione, che molto precisamente tu, Dru, tratti nel tuo ultimo, dettagliatissimo pezzo. M'è capitato di vedere recentemente questa serie televisiva su consiglio di amici e - devo dire - ne è valsa la pena. Certo Nietzsche e Schopenhauer molto si prestano ad una lettura 'estetica'; tuttavia cavarne qualcosa di propriamente bello non è così facile (e, a mio parere, lo stesso 'True Detective' mantiene solo per 3/4 le aspettative, nel senso che perde un po' nel finale). Tentare di legare arte e storia (qualche evento e qualche opera, s'intende!) sotto l'egida della filosofia è il tentativo di questo scritto. Ma è anche e soprattutto, come voi ben sapete, l'obiettivo del pensiero non nichilista.

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