15 Aprile 2020, 10.15
Val del Chiese Storo
Il ricordo

Storo ricorda don Ezio Marinconz

di Gianpaolo Capelli

A Storo parlare di don Ezio Marinconz vuol dire ricordare “El Capelà” per antonomasia, cappellano dal 1960 al 1964, quando il popoloso paese della Val del Chiese era guidato dall'Arciprete don Vigilio Flabbi, che con don Ezio ha lasciato una forte impronta nel cuore di chi li ha conosciuti: la popolazione attuale della seconda e terza età


Di tutto quello che i due Don hanno regalato alla loro gente negli anni, l'opera principale che fa parte della loro storia di allora e di adesso è la colonia alpina “Don Vigilio Flabbi” di Faserno. Realizzata all'inizio degli anni '60, voluta da don Vigilio e costruita con l'aiuto di tutta la popolazione e dei volontari di Storo, che hanno collaborato con don Ezio Marinconz ogni giorno sul cantiere della montagna.

Il desiderio di don Flabbi era quello di dare ai suoi giovani un ambiente nel quale potessero trascorrere alcuni giorni di vacanza in sana e schietta amicizia, ritemprandosi nello spirito e nel corpo, lontani dalle allettanti tentazioni di quei tempi... Il suo sogno Don Flabbi non poté vederlo ultimato, muore infatti nel febbraio del 1963 e don Ezio, che si sente orfano di un padre, infonde tutte le sue energie per onorare il desiderio di don Vigilio.

Don Ezio viene nominato vicario parrocchiale facendo le veci di parroco fino all'arrivo del nuovo arciprete don Simone Facchini. Nel ricordo degli anni passati in Faserno, don Ezio snocciola fatti, aneddoti e nomi come se tutto fosse successo nell'immediato presente.

Dalle prime tende nel 1962 montate per il campeggio estivo dei suoi ragazzi lassù, alla primavera del 1963 quando iniziò la costruzione della colonia, fino al 1964 quando don Ezio celebra la Santa Messa, con i suoi ragazzi, davanti al nuovo edificio.

Grande l'amore degli storesi per la loro località alpina, che pian piano andrà ingrandendosi con la ristrutturazione dei fienili e la costruzione di nuove case.  Don Ezio oltre che guida spirituale, come recita una poesia del compianto farmacista Nino Scaglia di Storo, ha fatto di tutto lassù: manovale, carpentiere e muratore.

Con la sua scassata Seicento su e giù per la strada bianca di Faserno, a prova di guidatori di rally, ha approvvigionato il cantiere dei materiali mancanti. Spesso nella macchina aperta trovava frutta e verdura, offerta da ignoti donatori di Storo da destinare ai volontari.

La colonia ingrandita e messa a norma negli ultimi anni ha accolto migliaia di ragazzi per il campeggio estivo a Faserno, la verde località che si affaccia su Storo e sulla valle sottostante. Ragazzi non solo di Storo ma di tutta la Val del Chiese e anche dalla vicina Vallesabbia. Il soggiorno, diviso in tre turni, è affidato alla guida degli assistenti che seguono i ragazzi in ogni momento.

Don Ezio Marinconz nasce a Coredo nel 1933 e dopo gli studi al seminario di Trento viene ordinato sacerdote il 2 aprile 1960; nello stesso anno, ad ottobre, gli viene assegnata la sua prima destinazione come cappellano: Storo.

Appassionato motociclista, arriva a Storo sulla sua mitica moto Morini Corsaro, che per molto tempo sarà il suo mezzo di trasporto. Dovrà anche lasciare nella valle natia l'amato tamburello poiché a Storo quello sport non si pratica. Non disdegnava la velocità, tanto che come lui ricorda, il suo parroco don Flabbi amorevolmente gli dà un ultimatum: “Don Ezio o te vendi la moto... o mi vendi el capelan”.

Don Ezio ubbidendo cedette la moto ad un amico e non salì mai più a cavallo delle due ruote che tanto amava. Don Ezio ricorda anche la sua partecipazione alla gara di moto, con la sua mitica Morini Settebello, organizzata dalla ditta Sembenini di Riva nella quale è arrivato terzo, naturalmente sotto falso nome per non subire gli strali dei superiori della curia vescovile.

Spesso al suo passaggio per le vie di Storo era uno svolazzare di piume di qualche gallinella uscita dal pollaio, tanto da far dire a qualcuno: “Se ciapo el capelà ghen canto due... ”.

Era sempre a fianco ai giovani nello sport e durante le manifestazioni folkloristiche di allora. Erano i tempi della mitica Settaurense con giocatori che al giorno d'oggi giocherebbero in categorie superiori, per la loro rude forza.
I soldi erano pochi e per don Ezio era un problema trovare delle divise confacenti. Non disdegnava qualche partita al gioco della “mora” con gli amici. Al suo rientro ad ore piccole in canonica si toglieva le scarpe per non farsi sentire dal parroco... che lo aspettava sveglio.

Altra opera importante che testimonia la presenza di don Ezio a Storo, è la posa della “Madonna di Bes”, situata sullo sperone di roccia isolato che domina il campo sportivo di Storo e il paese. Don Ezio, sempre con l'aiuto dei suoi giovani volontari di allora, nel giugno del 1963 ha posto e benedetto la statua della Beata Vergine affidando la popolazione di Storo alla sua protezione. Illuminata di notte, da lassù, invita alla preghiera e alla riflessione.

L'amico fraterno, il maestro Gianni Cortella di Storo, il 25 aprile 2013 si è recato a trovare don Ezio a Sarnonico, in Val di Non, dove era collaboratore parrocchiale del nipote don Mauro Leonardelli. Incontro molto proficuo: raccoglie delle testimonianze splendide di don Ezio, sulla fede, l'ubbidienza verso la chiesa, manifestata in tante occasioni della sua vita, il suo invito ai i fedeli a farsi chiesa con i pochi preti rimasti. Il suo è un testamento spirituale che è una catechesi per tutti.

Nella lunga intervista a cuore aperto, ripresa in video da Paolo Capelli, egli sorvola sulle tante destinazioni che l'ha visto parroco nelle località trentine e i suoi ricordi, precisi, a volte commoventi e a volte allegri, sono fermi alla sua prima nomina a Storo. Mette in primo piano il suo parroco di allora don Vigilio Flabbi, che l'ha preso sulle sue ginocchia come un padre, a volte un po’ burbero ma pieno di affetto per el so “Capelà”, aiutandolo a superare dubbi e paure della sua giovane vita di sacerdote, come quella del confessionale.

Un secondo seminario, afferma don Ezio, non teologico ma pratico, non sui libri ma a contatto con la gente nei momenti allegri e anche in quelli tristi, come quello del trapasso. Questa una delle sue affermazioni, stralciata dall'intervista: “Ho portato avanti quello che don Vigilio desiderava per il bene della sua gente, il merito del suo apostolato, delle sue opere spirituali e materiali è tutto suo, io sono stato solo un tramite. Don Flabbi mi ha insegnato la teologia, che tradotto vuol dire ‘scienza di Dio’, quella del ‘Ciao’ per lui e per me vuol dire capire e amare, i credenti e non: tutti fratelli indistintamente, nel salutarli con semplice ciao, vuol dire eliminare qualsiasi distanza con l'interlocutore”.

Don Ezio lascia Storo nel settembre del 1964, quando viene nominato cappellano a Tuenno, ricevendo in dono dalla popolazione di Storo, come regalo d’addio, una Fiat 1300 usata. Al suo arrivo in Val di Non venne ritenuta troppo lussuosa  per un prete e a malincuore, ubbidendo anche questa volta, dovette venderla. Altri tempi: “I comunisti i me l'ha regalada... i preti i me l'ha tolta”, questo il suo commento, ridendo.
Tante le cose realizzate a Storo da don Ezio. Una va ricordata in maniera particolare la “campagna della bontà” per i suoi ragazzi nel giugno 1964: su una tessera ogni ragazzo incollava un bollino per quello che aveva fatto di bene durante il giorno.

Iniziativa premiata anche dalla provincia di Trento
con l’arrivo in elicottero al campo sportivo delle Piane dell'assessore per la consegna del premio al vincitore. Poco dopo il suo arrivo a Storo, nel 1960, la bassa Val del Chiese fu colpita da una importante alluvione che ebbe gravi conseguenze.

Nel lago d’Idro si riversarono cose di ogni genere. Don Ezio fu subito a fianco dei Vigili del Fuoco di Storo, aiutandoli nel soccorso della popolazione dei Campini e del Pian D'Oneda di Ponte Caffaro.  In occasione del cinquantesimo della posa della “Madonna di Bes”, don Ezio è ritornato a Storo il 23 giugno 2013, ufficialmente dopo 50 anni. Accolto dalla sua gente di una volta in una lunga processione orante, è salito lungo la strada di Bes, dove ha celebrato la Santa Messa onorando e ribenedicendo quella Vergine Maria che aveva posto 50 anni prima. Nel 2014 il musicista storese Iginio Scaglia ha composto la canzone “Colonia Alpina” a lui dedicata.

Il primo giugno 2014, il maestro Gianni Cortella con alcuni amici di don Ezio, organizza un pullman per andare a trovarlo. Si parte, l'incontro con don Ezio avrà luogo al Santuario di San Romedio, con la celebrazione della Santa Messa. Presente il coro “Amici del canto” di Storo, che a sorpresa canterà in anteprima la canzone a lui dedicata “Colonia Alpina”.

Lungo il viaggio arriva la triste notizia che il parroco è stato ricoverato urgentemente in ospedale, la sera prima. Muore il 24 agosto 2014. Vastissimo il cordoglio in tutto il Trentino e folta la rappresentanza a Coredo di tanti fedeli, dove don Ezio è stato parroco. La celebrazione del suo funerale ha avuto luogo con la presenza del Vicario dell’Arcivescovo di Trento Monsignor Lauro Tisi.

Il 24 febbraio 2017, presso il teatro dell' oratorio di Storo, viene organizzata una serata in suo onore, curata e presentata dal maestro Gianni Cortella. Presenti alcuni parenti della Val di Non, il parroco dell’Unità pastorale “Madonna dell'Aiuto” don Andrea Fava e il collaboratore parrocchiale don Michele Canestrini, originario della Val di Non. Il teatro era strapieno di gente e la serata è stata commovente per tutti, soprattutto in seguito alla riproposizione dell’intervista fatta a don Ezio, che dura oltre un'ora.

Sul maxi schermo scorrono le immagini, di lui seduto alla scrivania del suo studio, davanti al ricordo degli affetti più cari: la foto della mamma e quelle dei famigliari. Non manca quella di don Vigilio Flabbi con vicina la statua in bronzo del Sacro Cuore, appartenuta al suo parroco di Storo.

Va in onda il racconto della sua vita “de capelà a Stor”. In sala, in un silenzio assoluto, tutti pendevano dalle labbra di don Ezio. La commozione in sala era palpabile e qualche fazzoletto veniva portato agli occhi. Tante le testimonianze di affetto per don Ezio in tutti gli interventi della serata.

Testimonianze semplici e vere che venivano dal cuore.... per Lui che non voleva né lodi né panegirici. Il coro “Amici del canto” ha accompagnata la serata con alcuni canti e chiudendo gli ha dedicato “Colonia Alpina”, per lui composta ma mai potuta ascoltare in vita, accompagnata alla fisarmonica dal suo autore Iginio Scaglia, che si era portato inutilmente la sua fisarmonica nella visita in val di Non, per suonargliela.

A questi tanti ricordi, voglio aggiungerne anche uno mio particolare. Dopo la metà degli anni '50, quando ero studente a Trento, don Ezio è stato mio assistente lasciando in noi studenti un ricordo molto bello, per la sua umanità, la sua vicinanza dei momenti di nostalgia per la lontananza da casa poiché si ritornava solo per le vacanze di Natale e di Pasqua e la vita di collegio allora era piuttosto militaresca, con regole ferree.

Quando giocava a tamburello,
con delle ribattute magistrali, faceva svolazzare la tonaca per aria. La sua passione per la moto era grande ancora allora, tanto che sfidando le ire dei superiori ci portò da vedere la sua mitica Morini, per noi ragazzi allora era come vedere una Ferrari. Chiudendo don Ezio voglio ricordarti con una strofa della canzone a te dedicata: “Colonia Alpina”.

“Grazie don Ezio, come un santo ti ricordiamo, quanti bei giorni abbiamo passato, sudando insieme a te per questo incanto... È stato bello incontrarti per dirti grazie per la tua amicizia, per le tue parole, la tua testimonianza... ”.

Recentemente Capelli Videotecnica di Condino ha realizzato il video della serata in ricordo di don Ezio che è stato proposto più volte nella Settimana Santa su Cedis Tv di Storo. È possibile vedere il filmato integrale digitando su YouTube  di CEDIS TV “Serata in ricordo di Don Ezio Marinconz Storo”.

Nelle foto:
- Sarnonico (Val di Non), don Ezio intervistato nel suo studio (foto Gianni Cortella)
- 1963, don Ezio posa e benedice la Madonna di Bes; 2013, don Ezio ritorna a Storo per il 50°
- 1964, la colonia in Faserno è finita, don Ezio celebra la Messa con i suoi ragazzi
- Testo della canzone “Colonia alpina”, composta da Iginio Scaglia per don Ezio





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