Rogo nella notte, a fuoco un cascinale

Danni sicuramente rilevanti a seguito di un incendio  verificatosi la scorsa notte  in un edificio disabitato  appartenente a quattro nuclei famigliari in località Tai alla periferia sud di Storo. È gente in parte  imparentata tra loro, ma dove ognuno detiene una sua porzione concatenata di casa ereditata da generazioni di vecchia data.

Le fiamme, si presume di origine dolose, hanno di fatto distrutto la parte alta del maso e lesionato interni e interrato, giro scala compreso. La costruzione, in larga parte non coperta da assicurazione, è priva di energia elettrica e la parte terminale è dotata di  panelli solari da tempo però  inutilizzati.

“Quantificare origini ed effettivi danni  -  ammonisce Vittorio Giacometti  pompiere di vecchia data come lo era il padre - saranno periti e personale del corpo permanente”.

Ad alimentare le fiamme la tanta legna dislocata nel sotto tetto. Ed è stato proprio in quella parte di casa che l’incendio ha preso corpo e consistenza, andando a sua volta a convogliare nel resto della costruzione.

L’arredo interno, di seconda o terza mano, è da considerare distrutto, in quanto intaccato da fuliggine e sostanze schiumogene.

I vigili del fuoco di Storo, Bondone, Pieve di Bono e Tione  hanno lavorato fino alle 9 di ieri mattina per circoscrivere e mettere in sicurezza il caseggiato dislocato a poca distanza dall’impianto di depurazione. Anche dopo quell’ora  gli stessi pompieri erano ancora sul posto a domare alcuni focolai che ancora stavano bruciando.

Erano da poco passate le 24 quando Tommaso Beltrami, dalla sua casa di Darzo, notava la fuoriuscita di fuoco provenire dalla zona dirimpetto, verso l’area  produttiva di Storo. Il Beltrami, che è pure pompiere, allertava da subito il 115 che a sua volta convogliava sul posto altre squadre e relative mezzi. Da Tione giungeva l’autoscala che attraverso la copertura ormai incenerita spigionava acqua a schiumogeno all’interno della casa.

“Da Pieve di Bono –  aggiunge Vittorio Giacometti che dentro i pompieri c’è da una vita  e che in occasioni come  questo sa destreggiarsi con grande professionalità – arrivavano i colleghi che di fronte a simili eventi sanno approvvigionare acqua pescando, in questo caso, dal vicino canale Lora. Dentro quel mini alveo hanno inserito tubi e pompe in modo da garantire – attraverso maniche - un costante getto al caseggiato che dista un centinaio di metri”.

Luciano Pasi, gestore del noto bar Reolt, è tra i comproprietari e il suo giudizio è lapidario: “Non so chi dei quattro volevano colpire. Comunque è un fatto da condannare”.
Adesso sulla questione stanno indagando in maniera  congiunta le forze dell’ordine di stanza sia a Storo che a Condino e gli stessi agenti del corpo di Polizia locale del Chiese.

La mano di un piromane?
Con l’incendio di ieri, Storo e dintorni tornano di nuovo ad essere coinvolti in esperienze incendiare sicuramente infelici. Era da tempo che il fenomeno sembrava superato ma con il rogo di lunedì notte la mano del piromane è tornata a confermare di non aver esaurito il suo corso ma di essersi addirittura aggiornata e qualificata tanto da andare sul sicuro. Tempi e modalità sono i soliti e anche  l’impronta  non è poi diversa rispetto ad allora. All’epoca le case sotto tiro erano quelle di amministratori e dirigenti pubblici o manager  aziendali sia  nel fondovalle che in quota.

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