01 Agosto 2017, 11.10
Val del Chiese
Manifestazioni

Oltre 600 alla Festa dei Carboner

di a.p.

Domenica scorsa alla Festa del Carbonaio a malga Alpo buona partecipazione e organizzazione al top


La festa del carbonaio riscontra sempre tanto interesse e partecipazione. Ieri l'altro, domenica, a malga Alpo, sopra Bondone, oltre 600 persone sono salite in quota per partecipare alla proposta dell’associazione culturale I Carboner.

Dentro la vecchia malga i posti a sedere erano quasi 400. A fare gli onori di casa il sindaco Gianni Cimaroli, il suo vice Giacomo Valerio e la collega di giunta Chiara Cimarolli. Anche l'aspetto traffico è stato gestito dai vigili del fuoco in modo da non creare problemi, con aree di scambio e parcheggi a portata di mano.

“Al di là delle condizioni meteo, direi che gli amici I Carboner hanno lavorato bene, sia nell'organizzare sia per quanto riguardava l'aspetto gastronomico, dove antipasti, polente e spiedo, bevande abbondavano ad un prezzo modico”, avvertivano i tre rappresentanti istituzionali. Nella vicina chiesetta alle 11 è stata celebrata la Messa.

Ma a fare attrazione il solito “pojat”, dove gli esperti, Dario e Mansueto Scalmazzi, riproponevano come all'epoca si lavorava nell’“ajal”. “Allora il tempo di cottura del “pojat” durava più giorni dopodichè il carbone una volta sfornato lo si metteva in sacchi per essere trasferito a valle, non su mezzi agricoli, ma a spalle” ricordano gli anziani del posto.

Il carboner, che da aprile all'autunno stava in quota con la moglie dopo aver lasciato i figli alla allora giovane insegnante Virginia Omicini e a don Mansueto Bologani prima e a don Giuseppe Pellegrini poi, nella casa Acli in paese, avevano sempre e comunque un occhio attento sul pojat e guai se la legna nel frattempo prendeva fuoco, perché avrebbe mandato all'aria il lavoro di più giornate.

Nel corso del trasloco da casa al mont le cose da portare, oltre ai ferri del mestiere, erano il paiolo della polenta e relativa farina nonché qualche indumento per cambiarsi.

Non sempre c'era un casale o un rudere dentro il quale accasarsi: a volte l'alcova, possibilmente dove era accessibile abbeverarsi, era rappresentata da ramaglie fitte, sostenute da robusti pali, dove nemmeno l'acqua filtrava. Lì dentro quattro sassi venivano utilizzati come focolare e un posto per dormire dove di reti e materassi non c’era traccia: solo qualche coperta utile per coprirsi.

Poi nel corso della stagione almeno una volta transitava il proprio sacerdote per portare notizie, conforto, qualcosa per mangiare e una benedizione di cui tanto avevano bisogno.
Sempre determinante il ruolo della moglie che doveva badare a tutto.

Ma a testimoniare quel duro mestiere a Bondone, nei pressi della Piazza alla Levata, c'è il monumento al Carbonaio (in foto) la cui struttura bronzea è riconducibile all'artista don Lucano Carnessali dove bimba, pojat, capretta e relativa catasta di legna non passano inosservate anche all'occhio di coloro che arrivano da fuori.


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