28 Maggio 2016, 13.11
BLOG - Eppur si muove

Davigo e la fidanzata del prete

di Leretico

Piercamillo Davigo, ma soprattutto una giustizia ritenuta giusta solo perchè segue pedissequamente delle procedure, nel mirino oggi de Leretico


Un famoso articolo di Leonardo Sciascia del gennaio1987 intitolato "I professionisti dell'antimafia" potrebbe prestarsi facilmente a una declinazione diversa, ma non meno evocativa, di quella che ebbe quando uscì: così come là si indicavano i difetti di chi faceva, o permetteva, carriere in nome della lotta alla mafia dimenticandosi di rispettare le regole del diritto, così oggi potremmo dire ugualmente di chi ha fatto carriera in nome della lotta alla corruzione senza aver ottenuto pragmatico risultato.

Circa un mese fa, infatti, Piercamillo Davigo, con la fronte ancora umida dell'acqua battesimale per la nomina a Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, sparava a zero sui politici dichiarando fermamente che questi ultimi "non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi".

È strano come un magistrato salito alla ribalta per la lotta alla corruzione si sia reso autore di un autogol così clamoroso.
In un solo colpo è riuscito a dichiarare da un lato il fallimento totale di tutta l'avventura giudiziaria di Mani Pulite e dall'altro a fare di tutta l'erba un fascio accusando genericamente la politica senza distinguere tra onesti e ladri di polli, tra amministratori sani e funzionari corrotti.
Certo è difficile difendersi dai propri difetti soprattutto quando tra questi si conta la spocchia, e ancor più quando la si frequenta da troppo tempo.

In ogni caso, l'aver fatto carriera sull'onda di quell'inchiesta
, e forse anche sulla pelle di tante vittime collaterali, non è la colpa più grave di Piercamillo Davigo.
Non lo è nemmeno la sua continua evocazione di un mondo iper-corrotto, utile agli scopi di un "Professionista dell'anticorruzione" per giustificare la necessità di risorse extra-ordinarie nonché della propria presenza.

Quello che davvero risulta impossibile da accettare è la sua idea di giustizia, la sua idea di come questa contenga in sé, e non fuori di sé, gli strumenti per correggere i propri errori, inaccettabile la sua idea sacerdotale del processo.

Pensando al recente ventottesimo anniversario della scomparsa di Enzo Tortora, noto giornalista e conduttore televisivo, morto il 18 maggio 1988 a soli 59 anni dopo aver subito una vergognosa tortura giudiziaria e mediatica a causa di un'ingiusta accusa di associazione camorristica e traffico di droga, sull'onda del ricordo e dell'indignazione mi è venuta voglia di rivedere quell'intervista che Antonello Piroso fece a Piercamillo Davigo nella trasmissione "Niente di personale" il 27/02/2011 andata in onda su La7 (la potete facilmente trovare su YouTube).

"Se avesse una figlia di sei anni, l'affiderebbe ad uno che è imputato di pedofilia con l'argomento che c'è la presunzione di innocenza, perché l'accompagni a scuola?" chiede Davigo a Piroso spiegando che la presunzione di innocenza dovrebbe valere solo nell'ambito delle regole processuali e non nelle relazioni sociali.
Ovviamente la risposta alla domanda è negativa per chi ha buon senso, e serve qui a preparare il terreno ad una domanda successiva e determinante che Piroso conserva saggiamente per qualche momento.

Esattamente dopo il minuto 16 e 55 sec. dell'intervista, Piroso pone una domanda diretta sul caso Tortora: "Non colpevole lui, non colpevole chi lo accusò, lo inquisì in modo 'disinvolto', lo processò in primo grado. Pari e patta. Giustizia giusta?".

Non è ancora il momento per l'affondo.
Mentre Davigo si dilunga tentando di intuire dove Piroso lo vuole portare con una domanda del genere, quando finalmente la verbosità del magistrato lascia il posto alle parole del giornalista, ecco la domanda risolutiva: "Ora le chiedo, lei ha detto: la magistratura italiana ha un sistema per cui abbiamo i magistrati più sottoposti a procedimenti disciplinari, vuol dire che il sistema funziona e sono d'accordo con lei, però ribaltando il paradosso che lei mi aveva rivolto su mia figlia accompagnata a scuola da un pedofilo, o condannato come tale in primo grado, ma presunto innocente nel comune sentire fino alla Cassazione, lei si farebbe giudicare da un magistrato il quale palesemente, anche se dopo non è intervenuta una sanzione particolarmente grave da parte del CSM, ha in maniera manifesta fatto un'indagine nella maniera in cui è stata fatta nel caso specifico sul caso Tortora, lei si sentirebbe tranquillo?".

A questo punto Davigo si sente accerchiato
e per liberarsi dalla stretta della contraddizione in cui rischia di cadere, decide di andare all'attacco, come è uso fare dai tempi della inchiesta delle inchieste che lo ha reso noto al grande pubblico.

Ecco il dialogo tra Davigo e Piroso:

Davigo: allora, lei mi sta chiedendo se mi farei giudicare da un magistrato che ha commesso un errore? Certamente sì, perché vede non conta la persona contano le regole.
Quando io andavo a catechismo mi hanno insegnato una cosa facile, che dovrebbero aver insegnato a tutti: il fatto che il sacramento sia valido non dipende dal fatto che il ministro sia degno, dipende dal fatto che abbia rispettato le regole liturgiche.
Se il sacerdote ha detto messa secondo il messale romano, la comunione vale anche se il prete ha la fidanzata. Bene? Siamo d'accordo su questo no?

Piroso: si.

Davigo: il problema non è se uno una volta ha sbagliato, perché siamo tutti esseri umani e, gliel'ho detto prima, facciamo uno dei lavori a più alto rischio di errore.
Il problema è: mi faccio giudicare da un magistrato che rispetta le regole. Per fortuna se non rispetta le regole ci sono gli strumenti per fargliele rispettare, questa è la questione...

E noi siamo d'accordo con Davigo? Assolutamente no.
E non lo era nemmeno Leonardo Sciascia che così bene aveva dipinto il grave pericolo di una ritualizzazione sacerdotale della giustizia e del processo nel suo libro "Il contesto" (1971).

In quelle pagine fa parlare un arrogante Presidente della Corte Suprema di nome Riches, tutto intento a paragonare il processo alla transunstanziazione, il pane e il vino che diventano corpo, sangue e anima di Cristo:
“Il sacerdote può anche essere indegno, nella sua vita, nei suoi pensieri: ma il fatto che è stato investito dall’ordine, fa sì che ad ogni celebrazione, il mistero si compia. Mai, dico mai, può accadere che la transustanziazione non avvenga. E così è un giudice quando celebra la legge: la giustizia non può non disvelarsi, non transustanziarsi, non compiersi. Prima il giudice può arrovellarsi, macerarsi, dire a se stesso: non sei degno, sei pieno di miseria, greve di istinti, torbido di pensieri, soggetto a ogni debolezza e a ogni errore; ma nel momento in cui celebra, non più. E tanto meno dopo…”.

E ci è venuto il paragone con Davigo anche troppo facilmente.
Per noi la persona conta e sappiamo che l'errore avviene anche se si seguono le regole. E vorremmo che quando una persona compare davanti al giudice, quest'ultimo pensi ogni istante di avere di fronte un essere umano che, se innocente, non potrebbe mai recuperare da un giudizio sbagliato.

Vorremmo scardinare l'idea che il processo è esente da errore
solo perché si pensa, come Davigo, che è nel rito del suo svolgimento il mezzo del suo auto-emendarsi.
Vorremmo affermare che il processo non è valido se l'imputato condannato è innocente.

Se il giudice è come quelli che hanno giudicato Tortora, ossia come i preti con la fidanzata, la comunione non è valida, la transunstanziazione non può avvenire, con buona pace di Piercamillo Davigo.
Se non si riesce ad andare al di là delle regole per intuire la possibile innocenza di un uomo, nulla potrà arginare l'arbitrio e l'ingiustizia, nulla potrà mai fermare il vero e ultimo fallimento di Mani Pulite: il prevalere delle carriere di giudici fin troppo protagonisti mentre soccombe malamente la giustizia.

Leretico



Commenti:
ID66435 - 28/05/2016 13:51:20 - (bernardofreddi) -

Tortora, Sciascia, le povere vittime collaterali di Tangentopoli ... non manca niente, dell'armamentario del garantismo peloso, usato per attaccare chi ha il coraggio di sfidare l'illegalità e magari vive sotto scorta. Non per niente sia Tortora che Sciascia erano radicali ...

ID66437 - 28/05/2016 14:14:36 - (Leretico) - Il garantismo peloso

L'unica garanzia dovrebbe essere il rispetto del diritto. In troppi per ragioni di potere se ne dimenticano, travestendosi da difensori morali della patria. Che il garantismo sia peloso mi è nuova, ma non mi è nuovo che un potere come quello giudiziario preferisca sacrificare delle vite in nome di un obiettivo, a loro detta, superiore. Stranamente tutti i dittatori e molti capi militari ragionano allo stesso modo. La faccia nascosta del potere è sempre terribile, per chi sa come togliergli la maschera. Lei Bernardo forse si accontenta di veder colpiti solo quelli che a lei non piacciono, a me interessa che non siano colpiti gli innocenti, dì qualsiasi idea o formazione siano.

ID66438 - 28/05/2016 18:03:55 - (bernardofreddi) -

In un Paese con quattro mafie originali, chissà quante di importazione, una delle classi politiche (in senso lato) più corrotte dell'Occidente e una delinquenza che dilaga a suo piacimento, il problema sono i magistrati? Mi spiega cortesemente perché quando Voi "garantisti" pensate in termini di giustizia, Vi mettete sempre dalla parte di chi i reati li compie, e mai da quella di chi li subisce? Non stiamo parlando di pena di morte o tortura, ma di cosette elementari come impedire agli avvocati di tirare in lungo i processi per mandarli in prescrizione o permettere l'uso delle intercettazioni: questo intendo per "garantismo peloso". Chissà perché poi quando a finire in galera erano solo i poveri cristi, nessuno aveva obiezioni; quando finalmente qualche magistrato ha alzato il tiro e dentro ci sono finiti finanzieri e politici, improvvisamente ...

ID66445 - 28/05/2016 21:05:03 - (Dru) - Ma davvero oggi è ancora d'interesse

... discutere di un magistrato ideologizzato? Certo che se devo scegliere chi accompagni mio figlio non scelgo certo un prete o un comunista o un magistrato o un politico prezzolato e preferisco che trascorra un buon periodo in alpeggio, ma questo è gusto personale...

ID66447 - 29/05/2016 07:45:31 - (Giacomino) - Mi scuso per la mia loquacità

che non è pari alla vostra, quello che mi impressionò del processo a Tortora fu che si era condannato un innocente con un processo protrattosi per anni senza accorgersi che tutte le prove portate a suo carico erano false, ma che la condanna si poteva pronunciare perché tutte le procedure erano ineccepibili. Terribile burocrazia giudiziaria.

ID66448 - 29/05/2016 08:41:38 - (Dru) - Il processo , qualsiasi processo..,

..in quanto pensato, è il risultato di un pensiero e non di un fatto. Tra pensiero e fatto , su questa presupposta separazione (o negazione, "non di un fatto"), non sussite alcuna vera identificazione, quando e in quanto li si pensa originariamente separati. L'interpretazione di un fatto non riesce a dire nulla di vero (identico) del fatto. Oggi, pur con il consenso ricevuto, dal processo mediatico, dall'innocenza di Tortora, che Tortora fosse innocente è solo un'ipotesi. Un'ipotesi che si fa realtà sulla base del suo consenso. Per questo motivo originario del nostro pensare "Bernardofreddi" può tranquillamente negare il garantismo di Leretico e per questo stesso motivo L'eretico può negare il giustizialismo: sulla base di un mondo ipotetico.

ID66449 - 29/05/2016 09:12:30 - (Dru) - D'altronde

Perché i nostri politici possono rubare e quasi sempre la fanno franca? Per lo stesso motivo, perché tra la politica e il politico non c'è vera identità e il consenso della politica, fondato sulla presunta sua utilità per la società, nasconde il dissenso per le continue e perduranti ladrerie e consorterie.

ID66450 - 29/05/2016 09:21:27 - (Dru) - D'altronde

Perché i nostri magistrati possono sbagliare (rubare) e quasi sempre la fanno franca? Per lo stesso motivo, perchè tra la giustizia e il giudice non c'è vera identità e il consenso della giustizia, fondato sulla sua presunta utilità per la società, nasconde il dissenso per i continui e perduranti errori e consorterie.

ID66451 - 29/05/2016 09:33:29 - (Leretico) - Dalla parte degli innocenti

Bernardofreddi, le rispondo alla sua: "Mi spiega cortesemente perché quando Voi "garantisti" pensate in termini di giustizia, Vi mettete sempre dalla parte di chi i reati li compie, e mai da quella di chi li subisce?". Nella sua domanda c'è una palese contraddizione perché suppone, giudicando, che chi si oppone all'ingiustizia di condannare un innocente stia opponendosi alla condanna di un colpevole. Lei, così affermando, ha già in mano la certezza della colpevolezza e pretende sia riconosciuta dalla giustizia. Ma non si avvede che è proprio questo meccanismo che induce all'errore. Vi incorre chi prima forma una tesi nella sua mente e poi cerca e sceglie solo i fatti che la confermano. Scarta quei fatti che la contraddicono. Accetta delazioni di camorristi furbacchioni e non fa controlli sui conti correnti dell'imputato. Caro Bernardo è necessario essere dalla parte degli innocenti.

ID66453 - 29/05/2016 09:41:07 - (Dru) - Molto bene Leretico

Ma non comprendi che lo stesso è per te? Cioè quando si sta giudicando un innocente colpevole chi mi assicura che l'innocente sia innocente? Su quale base si fonda quest'affermazione?

ID66454 - 29/05/2016 09:55:32 - (Leretico) - L'innocenza è

Lo stato di innocenza di una persona rispetto a un fatto accaduto e nocente, è una condizione che appartiene all'essenza e all'esistenza. Il processo è cosa umana che vuole dedurre questo stato di cose da regole logiche. Ma qualsiasi cosa se ne deduca, lo stato di innocenza è e non può essere altro. Ora esiste la convinzione che la deduzione logica produca identità tra conclusioni e premesse e su questo si basa l'argomentare del processo. Nonostante questo meccanismo non sia esente da errori, il rigore nella sua adozione dovrebbe "garantire" più probabile aderenza tra ciò che è, innocenza, e ciò che è giudicato. Invece si procede sempre al contrario, si formula una tesi di colpevolezza e si scartano tutti i fatti che contraddicono tale tesi.

ID66455 - 29/05/2016 10:06:38 - (Dru) - È condizione dici

Ma appunto, sul fondamento dell'isolamento originario di "condizionante" e "condizionato", isolamento assunto dal pensiero "occidentale e oggi del tutto, accade che nessuna innocenza può essere rispetto ad un fatto, perché tra il fatto e l'innocenza non v'è alcuna "vera" relazione.

ID66456 - 29/05/2016 10:09:36 - (Dru) - Ma il processo, proprio per scartare la tua ipotesi

è fondato sulla presunzione di innocenza.

ID66457 - 29/05/2016 10:14:47 - (Dru) - Ma questo non significa che allora siamo tutti colpevoli

Questo significa proprio il contrario, significa che siamo tutti innocenti.... Su questo presupposto tu sei garantista, perché sei troppo uomo e da superuomo non sopporti alcun condizionamento ideologico...

ID66459 - 29/05/2016 10:38:06 - (Dru) - Cioè

Il tutto, isolandosì dal suo essere, non è, ma può essere, quando è. Il tutto così non può mai nuocere ad alcunchè, perché nuocere qualcosa significa cambiare qualcosa che per originarietà non si può cambiare... Ma se il tutto cambia , questo significa isolarlo dal suo essere, il tutto è innocente.

ID66461 - 29/05/2016 11:19:13 - (Dru) - Innocente appunto significa quello che scrivi, Leretico

Significa in quello che scrivi: "ora esiste la convinzione..." che la convinzione, come ogni altra cosa, non esiste in sé e per sé, ma solo come momento esistenziale "ora", ma "allora"? e quindi separata dalla sua esistenza la convinzione non è che il niente.

ID66462 - 29/05/2016 11:20:55 - (Dru) - Siamo tutti innocenti

Di fronte alla legge, ma siamo tutti innocenti anche di fronte al nostro "essere", per questo motivo possiamo non essere.

ID66464 - 29/05/2016 12:00:17 - (Leretico) - Io sto con Giacomino

Io sto con Giacomino.

ID66465 - 29/05/2016 12:19:55 - (Dru) - Anche io sto

... Ma il punto è se sto con verità o se sto senza...

ID66470 - 29/05/2016 15:15:15 - (Dru) - E non mi basta certo più

..l'opinione di qualcuno o di qualcosa a determinare il mio modo di stare.

ID66472 - 29/05/2016 18:30:16 - (bernardofreddi) -

Mentre a Roma si filosofeggia, Sagunto viene espugnata dai mafiosi.

ID66474 - 29/05/2016 18:39:58 - (Leretico) - Dalla parte degli innocenti 2

Bernardofreddi, io non sto con i colpevoli che lei identifica nella parte politica che non apprezza, io sto con gli innocenti. E quindi sto con Giacomino.

ID66475 - 29/05/2016 18:51:10 - (Dru) - Vede, bernardofreddi

Se lei mostrasse, nel suo discorso, filosofia, saprebbe che la mafia è un sottoprodotto del capitalismo e che il capitalismo è una filosofia, quindi direbbe: data la filosofia a Roma, anche Sagunto viene espugnata dai mafiosi. Ma invece crede di poter separare i due termini e metterli solo in competizione.

ID66478 - 29/05/2016 19:07:48 - (Dru) - Leretico

Tutti noi (stiamo con gli) siamo innocenti in quanto crediamo... Tutti noi siamo sempre dalla parte del giusto se ciò che non lo è lo diviene per volontà.

ID66481 - 29/05/2016 19:38:54 - (Dru) - Comunque, se vogliam parlare di politica

Io vi consiglio vivamente di non farvi prendere per i fondelli da Renzi e di votare sempre e comunque per M5S, sempre e comunque fin tanto che c'é questo PD. Per CasaPound non so dirvi, non seguo la politica attuale. Questo PD è il manifesto della contraddizione: adoperare la buona fede per produrre malaffare... Non voterei certo per il sì, ma nemmeno per il no al referendum, semplicemente non voterei... Seguo Crozza e mi basta per sapere cosa accade...

ID66493 - 30/05/2016 06:55:49 - (bernardofreddi) -

Caro Leretico, io non identifico i colpevoli in una parte politica, guardo ai fatti: e i fatti dicono che Berlusconi ha sistematicamente sottovalutato la lotta alla mafia e alla corruzione (per essere benevoli ...), come se il problema il Italia fossero "certi" magistrati, guarda caso quelli che alzavano il tiro. Quanto a Renzi, è sulla stessa strada, e prima ci si era messo anche Dalema, siamo di fronte ad una classe politica che da Craxi in poi si è infettata di affarismo. La giustizia vale per tutti, per la Lega delle cooperative come per Comunione e liberazione. E soprattutto vale per i cittadini normali, che hanno il diritto ad essere tutelati, non a vedere a spasso il giorno dopo chi li ha truffati o derubati in casa propria.

ID66494 - 30/05/2016 07:10:55 - (bernardofreddi) -

Io di filosofia ho sempre capito poco, egregio Dru, ma da quel che ne so la mafia è nata in un contesto agricolo e solo in tempi relativamente recenti ha trovato agganci nei vertici economici; quanto al capitalismo, quando è stato teorizzato esisteva già nei fatti da secoli. La filosofia aiuta a spiegare molte cose, ma di solito segue la Storia, non la precede. Un dubbio che sarà venuto non solo a me: se dice di non seguire la politica attuale, come fa a spendersi per i 5s? Quanto a Casa Pound, a noi "ragazzi degli anni Settanta" basta una parola: fascisti.

ID66495 - 30/05/2016 07:39:17 - (Dru) - Si

Ma lei dice appunto che "nasce in un contesto"... Ma adopera le parole come quel Gargantua che, tornato dal campo di battaglia, gigante bambino, sciabolava e sciabordava, tagliando teste e corpi... Se la filosofia seguisse la storia, significherebbe che filosofia è un significato storico. Se il significato di filosofia fosse storico, significherebbe che tramonta: se la luce tramonta, il buio sarebbe la luce.lei deve sperare che così non sia, io, differentemente, lo so.

ID66496 - 30/05/2016 07:49:51 - (Dru) -

Cosa significa nascere...

ID66497 - 30/05/2016 07:50:40 - (Dru) -

Come "può" un contesto far nascere...

ID66498 - 30/05/2016 07:51:10 - (Dru) -

Senza contraddirsi...

ID66499 - 30/05/2016 07:52:09 - (Dru) -

Come può "qualcosa" nascere...

ID66500 - 30/05/2016 07:54:16 - (Dru) -

La sua è fede, la Storia è fede... Filosofia non è fede, è la sua negazione.

ID66501 - 30/05/2016 08:31:10 - (Dru) -

I 5S sono nuovi e nella regola storica il poi viene dopo il prima e il futuro è il nuovo... In questo specifico caso mi rifaccio alla Storia e scelgo sempre il poi al prima... L'Italia è un grande laboratorio politico, lo è sempre stata...

ID66522 - 30/05/2016 15:10:16 - (bernardofreddi) -

Prima il fascismo, poi Andreotti, poi Craxi, poi Berlusconi, poi Renzi ... il laboratorio del dottor Frankestein!

ID66524 - 30/05/2016 15:50:59 - (Dru) - Il fascismo

può essere il risultato più laico del modernismo determinista, poi, mentre il mondo si è accordato ai fascismi con democrazia, là dove ragione ha destrutturato, l'Italia ha sperimentato la democrazia cristiana che si è modulata sul socialismo capitalista di Craxi, socialismo capitalista che è sfociato nel tentativo destrutturalista del populismo berlusconiano, per uno stato libero di fare come dico io e subito, senza impedimento alcuno... Oggi l'Italia è in mano ad un pischello che da Mike Bongiorno è stato proiettato al suo comando... Queste sono ampie oscillazioni, se non le vuole chiamare con il suo nome vero le chiami pure frenkesteiniate...

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