04 Agosto 2020, 06.17
Blog - Circolo Scrittori Instabili

Il dono di Nina

di Rossana Mazza

L’ombra si allunga mescolandosi e nascondendosi con quella degli alberi. Lunga fila silenziosa guardiana del correre dell’uomo...


... Eric, vestito con i colori della notte, attende; sotto il cappuccio della felpa, gli occhi scrutano nel buio. Il quartiere, una volta ricco e decoroso, con casette stile bomboniera degli anni venti, risulta ora decadente. Case fatiscenti si alternano a negozi improbabili, risultato di una mescolanza di etnie in cerca della loro identità in un luogo che non gli appartiene.
Alcune donne, portano abiti con i colori del deserto caldo arido bruciato e quelli del sole declinato in mille sfumature di giallo. La loro terra la portano addosso, dentro nel cuore; altre indossano lunghi abiti leggeri e fruscianti, adornati di pizzi e nastri dorati che fanno da contralto mescolandosi. Zona di nessuno e di tutti, dove gli anziani, che hanno resistito dentro case che non riescono più a gestire, uscendo dalla porta incontrano mondi sconosciuti, che temono e non riconoscono. Per loro è tutto grigio e malandato.

Un lungo muro separa Via Milano dal quartiere limitrofo ed è proprio lì che, la luna alta in cielo, si ferma una bicicletta dai mille colori. Una figura filiforme scende, la massa di capelli rossi, mossi come se il vento fosse di casa, a stento trattenuti da un cappello nero.
Sulle spalle uno zaino. Nina si muove furtiva, estrae dalla faretra le frecce del mestiere, agita la bomboletta e inizia a spruzzare. Eric segue attento i suoi movimenti veloci e precisi, danno forma all’idea romantica di una giovane ragazza: un cespuglio di rose dal tenue colore che spiccano nella notte come mille lucciole.

“Finalmente l’ho trovata! Gli impercettibili flash di luce mentre disegna ne sono la prova… “, esce dal suo nascondiglio e si avvicina proprio quando sulla strada arriva a tutta velocità un’auto che punta dritta verso Nina.

Succede tutto in un attimo, con un balzo Eric si lancia sulla figura spostandola appena in tempo, l’auto travolge la bicicletta e con un frastuono assordante si allontana. Confusa e ammaccata, Nina si rende conto che una persona la sta stringendo e inizia a scalciare e ad urlare.

“Calma, volevo solo aiutarti… tranquilla… Mi chiamo Eric”, disse alzando le mani in segno di resa.

Nina trascinandosi poggia la schiena al muro cercando di calmarsi e riprendere fiato: “Ma cosa è successo? Volevano investirmi? Non capisco”.

Eric guarda i suoi jeans strappati, si spolvera battendo qua e là assicurandosi di essere tutto intero, poi alza gli occhi: “Ci è andata bene, ma ora è meglio andare via, ti racconto strada facendo. Ce la fai?”

“Si, grazie. Di tutto”, aggiunge imbarazzata. Nel buio intravede a malapena la sua bicicletta, o perlomeno ciò che ne resta: “Guarda come l’hanno ridotta! Ora come farò a tornare a casa?”

“Abiti lontano?”, chiede Eric cercando di aggiungere altre informazioni a quelle che già possiede.

“A dieci minuti da qui. Mi daresti una mano? Spingendola piano dovremmo riuscirci. Ancora non capisco cosa sia successo”, soggiunse parlando tra sé e sé.

“C’è un gruppo di persone, assoldate per fermare tutti quelli che cercano di abbellire le case e i muri di questo quartiere.”

“Ma perché? Chi sono?”

“Beh! Sai che non è proprio regolare pitturare i muri… ma non sono le Forze dell’Ordine, perché altrimenti ti saresti presa una bella multa e via. Qui la cosa è ben più pesante. Ci deve essere un altro motivo, ma non siamo ancora riusciti a scoprirlo.”

“Tu e chi?”, chiese Nina che cominciava a pensare che forse Eric non si trovava a passare da lì per caso.

“Io e un gruppo di amici… domani se vuoi te li presento, ora è meglio se ti riposi.”

“Va bene, la mia casa è questa, vivo qui con mia nonna.”

Il vecchio cancello in ferro battuto, con riccioli e rose forgiati, cigolò mentre si apriva sul piccolo giardino, cespugli di rose e calle si rincorrevano formando un delizioso vialetto.

“Ti passo a prendere domani per le quattordici va bene?”

Nina alzò la mano in saluto e annuì, era esausta, le parole rinchiuse senza via d’uscita. Bloccò il cancello e raggiunse la porta di casa.

Dopo essersi sdraiata nel suo letto, bevuto una tisana cercando di rilassarsi – il corpo indolenzito dal collo ai piedi – Nina si mise a ripensare a tutto quello che le era accaduto in quella serata, a dir poco strana, senza venirne a capo. Un solo pensiero fisso mentre scivolava nel sonno: perché Eric si trovava lì?

La giornata iniziò presto per Eric, voleva scoprire chi c’era dietro allo scampato incidente della sera prima. Aveva chiesto agli altri del gruppo di indagare, quindi Ivan sarebbe andato a cercare notizie al catasto mentre Teo sarebbe andato in Emeroteca per leggere i giornali dei mesi precedenti.

“Ci ritroviamo tutti in sede oggi pomeriggio per fare il punto della situazione. Ci sarà anche Nina, così ve la presento e le spiegheremo tutto.”

“Eric, lei lo sa?”, chiese Teo.

“No, non credo”, rispose Eric preoccupato.

La piccola porta anonima sfuggiva all’attenzione dei più. Eric e Nina entrarono e fu come oltrepassare la soglia di un altro mondo: colori padroni dei muri riempivano gli occhi, disegni bellissimi e simboli da interpretare si susseguivano con continuità e armonia.
Nina, colpita da ciò che vedeva, sprizzava entusiasmo e curiosità da ogni poro e finì per contagiare tutti. Fin quando davanti a un dipinto, che rappresentava una donna dai capelli rossi con una grande luna sullo sfondo, si bloccò. Strana la somiglianza, notò. Si girò verso Eric, una domanda inespressa sul suo viso.

“Vieni, siediti, dobbiamo parlare”, iniziò a risponderle il ragazzo, “quando dipingi ti sono mai successe cose strane? Hai mai notato niente?”, continuò cautamente.

“Non mi sembra… Ieri notte veramente era come se sentissi dei formicolii nelle mani, ma a parte questo, no niente.”

Tutti si guardarono negli occhi e annuirono.

“Siamo convinti che tu abbia dei poteri particolari, forse non si sono ancora palesati ma ieri notte ho visto dei bagliori mentre dipingevi.”

“Allora mi stavi spiando!”, disse Nina indignata alzandosi in piedi, “Magari sei d’accordo anche con quelli che hanno tentato di investirmi!”

Teo intervenne: “Abbiamo fatto delle ricerche, pare che una grossa società stia cercando di acquistare le case malandate della zona di Via Milano e stia sabotando ogni intervento di riqualificazione per tenere basso il prezzo di mercato. Probabilmente erano loro ieri sera”.

Nina si lasciò cadere sul puff di velluto blu elettrico. Ancora non capiva.

“Ascolta”, disse Eric inginocchiandosi davanti a lei e prendendole le mani tra le sue, “tu sei speciale, ancora non lo sai ma siamo sicuri che tu puoi fare cose straordinarie. Abbi fiducia, insieme possiamo cambiare le cose. Abbiamo un piano, ma deve restare segreto è importante”.

Nina ascoltò attentamente, poi disse: “Va bene ci sto”.

Si misero tutti in cerchio e ognuno poggiò le mani sopra quelle dell’amico, insieme le sollevarono al cielo. Negli occhi di tutti brillava la consapevolezza di potercela fare insieme, l’adrenalina scorreva nelle vene caricando l’aspettativa per ciò che avrebbero realizzato.

“Ci vediamo venerdì. Ci sarà la luna piena e avremo una buona visuale, fino ad allora mi raccomando state tutti in guardia.”

Si salutarono e si sparpagliarono per le vie della città in sella alle rispettive biciclette.

Il giorno seguente Nina lo passò pensando a cosa avrebbe realizzato la notte successiva. Forme e colori si mescolavano, scorrevano dietro le palpebre chiuse, come pagine di un libro.
La sua mente le leggeva e le elaborava. Nina sapeva bene, però, che solo quando sarebbe stata davanti alla sua tela avrebbe deciso. Guidata da uno spirito libero, l’ispirazione sarebbe arrivata dal cuore e sarebbe cresciuta man mano.

Nel mentre, Eric e gli altri si trovavano nel luogo designato per assegnare a ognuno il proprio spazio, così il giorno seguente non ci sarebbero stati intoppi. Un grande progetto doveva essere pianificato nei minimi particolari e avevano soltanto una notte per portarlo a termine. Stavano parlando animatamente quando si avvicinarono dei ragazzi con fare minaccioso e tutto precipitò in un attimo: partirono scazzottate, spintoni, improperi. Eric con un gesto chiamò a raccolta tutti e si dileguarono lasciando gli aggressori soli e urlanti.

“Non fatevi più vedere!”, gridarono rincorrendoli, ma senz’altra soddisfazione.

Arrivarono in sede alla spicciolata, chi con un labbro rotto, chi con un occhio nero, chi dolorante, ma nel complesso erano in buone condizioni.

“Ci è costato qualche acciacco, ma domani non dovrebbero esserci problemi, penseranno che non ci riproveremo subito”, disse Eric.

“Bene, allora appuntamento a domani sera, andrà tutto bene.”

Eric passò a prendere Nina, visto gli ultimi avvenimenti voleva essere sicuro che non le capitasse niente: “Sei pronta?”

“Sì, non vedo l’ora. Cosa ti è successo all’occhio?”

“Ti racconterò dopo, ora andiamo.”

A mezzanotte in punto erano tutti in posizione d’attacco con gli arnesi del mestiere.
Teo sulla strada di collegamento con Via Milano, Nina sul lungo muro divisorio dove aveva già disegnato il cespuglio, Ivan alla facciata di una casa lì vicino, Eric al muro del vecchio magazzino e anche altri erano arrivati a dar loro una mano.
Unico problema: delle filiformi nubi che sembravano parcheggiate proprio davanti alla luna che quella sera era un enorme cerchio opalescente.

Nel silenzio della notte iniziarono i lavori. Nina proseguì con il cespuglio di rose, ne aggiunse altri che facevano da bordura a grandi alberi; posizionato al centro del muro, il viso bellissimo di una ragazza e per capelli fiori di ogni genere: dalle preziose orchideee alle semplici margherite, anemoni e fiori del vento, tulipani, violette, mentre rami di gelsomino e di plumbago le scendevano sulle spalle. Un arcobaleno di colori, inno alla vita e alla natura.

Le nubi si spostarono, la luce della luna illuminò il grande murales e, con l’ultimo spruzzo di colore, le piante dipinte da Nina presero vita, riempiendo di profumo l’aria e lasciando gli amici che si erano raggruppati a bocca aperta. Nina non credeva ai propri occhi… quindi era quello il suo dono! Guardò gli amici e tutti pensarono la stessa cosa. Si spostarono ripercorrendo i vicoli dove avevano creato disegni meravigliosi dando un’anima alla tela virtuale che li accoglieva e Nina danzando felice, spruzzava soffi di vita qua e là, completando e arricchendo i dipinti dei suoi amici con alberi, fiori, germogli.

All’alba il piccolo quartiere era irriconoscibile.
La luna lasciò il posto al sole, la magia era finita ma il suo frutto ora era lì, sotto agli occhi di tutti. Nulla e nessuno avrebbe più potuto distruggere il vecchio quartiere.
Tutti si sarebbero riconosciuti e ritrovati in quell’arte che aveva soffiato via il grigio velo del tempo.

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Per gentile concessione del Circolo Scrittori Instabili, blog sul quale si sperimentano gli appassionati che hanno frequentato i corsi di scrittura creativa tenuti da Barbara Favaro.




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