10 Agosto 2016, 14.48
La polemica

Per vincere le olimpiadi non bisogna essere belle

di Mirella Prandelli

Se hanno fatto il giusto a sospendere Giuseppe Tassi? Eccome. Se non per il sessismo del titolo che ha autorizzato, per il fatto che il direttore di un quotidiano debba quantomeno conoscere una gamma di vocaboli più ampia per indicare tre atlete olimpiche


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L'aggettivo "cicciotelle" non era di certo il più adatto. Atletiche, prestanti, forti, muscolose, ginniche, aitanti e molto altro. Anche perché per scoccare una freccia alle olimpiadi e finire in finale per il bronzo contro Taipei non bisogna essere esili o affusolate, né tantomeno sensuali.

Così, deluse per la medaglia appena sfuggita, le tre atlete italiane che si aspettavano un sostegno da parte del proprio Paese, si ritrovano invece titolate "cicciottelle" su un quotidiano del settore. Il direttore Giuseppe Tassi è stato immediatamente sollevato dall'incarico dall'editore Riffeser Monti, che si è scusato pubblicamente. "Volevamo essere affettuosi" ha commentato Tassi.

Invece no, questo non è affetto. Questo è l'ennesimo caso di becero maschilismo, o meglio, la dimostrazione di come le numerose ragioni per cui una donna meriti un primo piano in televisione, vengano ridotte ad una: l'avvenenza. Per il pubblico maschile, la donna, prima di tutto, deve essere bella. Magari formosa, con i capelli morbidi e profumati, il seno pronunciato, il colorito perfetto. In pratica finta, con le sette rifatte e la voglia di mangiarsi un piatto di pasta ogni tanto. In effetti la sensualità è il primo fattore di successo che porta una donna all'attenzione dei media. Solo dopo arrivano, nei casi più fortunati, la bravura, o il talento specifico per qualcosa (salvo quello della seduzione).

Il corpo delle campionesse olimpiche è statuario: racconta tutti i sacrifici, le fatiche, le rinunce e l'impegno di una donna. Il loro viso, struccato, emana una luce speciale, che vuole arrivare, che vuole farcela. Dunque non è affettuoso descriverle "cicciotelle": è mediocre, piccolo, limitato. E sì, è anche sessista, per lo stesso motivo per cui Bruno Vespa non viene designato con l'attributo di "vecchio", Claudio Bisio con quello di "pelato", Paolo Bonolis come stempiato e Jerry Scotti come obeso.



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