Mani sporche

Comoda è la scelta di colori e di calligrafie, d’immagini e di suoni. Interessante sfogliare libri che non hanno alcun odore, senza il rischio di strappare la fodera che la mamma ha sistemato qualche giorno prima dell’inizio della scuola, senza la “scocciatura” di portarlo in mano, o nello zaino nel tragitto scuola/casa. Bello e mai superato, sfogliare pagine odoranti di sogni e di avventure, che nessun black-out potrà mai oscurare.

Veloce è il voto che dall’aula vola dritto sul tablet del genitore, o la nota che possa (si spera) metterlo in allarme, e che il ragazzo non potrà più strappare dalla pagina del diario. Ordinata è la lezione accatastata tra le righe di un registro in perenne aggiornamento, che non troverà più posto in un cassetto, né sarà più il primo oggetto a vista del mattino (dopo il caffè). Senza più pagine bianche da sbarrare e firmare, sbarrare e firmare, sbarrare e firmare.

Dolce è il suono del gesso sulla superficie nera, armonioso quello all’unisono di mani intente a copiarne la forma. Triste spesso è la voce che ti chiede se stampatello o corsivo fa differenza, urtando un po’ la Grammatica e un po’ chi sedutole davanti prova ancora a fare un mestiere per molti semplice, e con la volontà di un minatore d’altri tempi, scava e scava per provare ad estrarre quanto di buono risieda in ognuna di quelle miniere affidate alla sua coscienza.

Un operaio paziente ed operoso, col solo desiderio di insegnare, per poi ritornare a casa alla sera e riposare, e all’indomani ricominciare ancora col sorriso, nonostante la voce roca, i compiti non svolti, le birichinate, il chiacchiericcio incessante in certe giornate, il mal di testa e le mani sporche come quelle del nonno minatore, non di nero carbone, ma di gesso bianco o colorato.

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