02 Gennaio 2016, 10.12
Terza pagina

Io sono molto più intelligente di voi 2

di Dru

L'obiezione perde con l'affermazione.
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A questo punto della partita l'obiezione potrebbe incalzare stabilendo una differenza tra soggetto e oggetto, cioè tra coscienza e suo contenuto e affermare che, mentre l'io è abbastanza perspicuo riconoscerlo, questa presenza non è altrettanto presente in quel "sono molto più intelligente di voi".
Anzi, è proprio così che stanno le cose per l'obiezione: tu ci sei, ma non c'è la tua superiore intelligenza.

Ora, questa posizione, dell'obiezione sull'affermazione, concede qualcosa ai termini dell'affermazione, ma nega ciò che l'affermazione afferma.

Vorrei chiedere, dunque, io  che sono l'affermazione, su quale base l'obiezione si fonda?

Propongo io.
L'obiezione può negare (ma anche affermare) solo sulla base condivisa con l'affermazione, sulla volontà di dir qualcosa.

È chiaro nuovamente, a me che sono più intelligente nella discussione a cui sono stato presente, che le diverse opinioni, e la polemica da bar, le diverse voci neganti si contendono  la stessa cosa.

A "non grattarti l'occhio che è peggio", a quest'affermazione di Sergio, io che sono più intelligente, riconosco la stessa dignità di "io sono più intelligente", mentre egli  ride e si imbarazza se io dico di essere più intelligente, ma non eccepisce nulla della sua affermazione.

Anche per questa ragione, superiore a quella strana sopra, la potenza della presenza, che è contenuto e insieme contenente della coscienza, la verità non consente quella differenza  tra soggetto e oggetto, tra l'"io" e il "sono molto più intelligente di voi", non lo consente sul fondamento della  necessità.

Perché tra l'"io" e il "sono molto più intelligente di voi" ci sia vera relazione e in quanto questa vera relazione c'é, è necessario che quanto l'obiezione diceva sopra, sulla differenza tra coscienza e suo contenuto, rimanga a livello di volontà.
È la volontà che non riconosce all'oggetto la stessa dignità del soggetto, a me di non essere più intelligente.

È la stessa volontà negante che giunge anche  a voler identificare poi, dopo averlo negato dell'altro , i termini della relazione, in modo da concepirlo solo per se stessa.

Ed è la stessa volontà di esistere dell'affermazione principale, cioè dell'"io sono più intelligente di voi".




Commenti:
ID63275 - 02/01/2016 19:32:50 - (Leretico) - L'identità

Se scrivo "L'intelligenza non è l'identità del sapere e della cosa conosciuta" faccio un errore, lo ammetto. Ma se intendo, come il senso comune vuole, che l'intelligenza sia aggettivo implicante superiorità sul prossimo allora qui casca l'asino (cioè colui che, sempre per il senso comune, è considerato il meno intelligente). Così, se il senso dell'affermazione di essere più intelligente degli altri implica il non riconoscere l'effetto "sociale" di tale affermazione, allora si cade nella contraddizione che avrei voluto sottolineare (vedi l'asino). Se invece di tale effetto non ci si cura, oppure scientemente lo si vuole enfatizzare per gusto, allora si deve altresì affermare che si è meno intelligenti, perché non si colgono le identità, quelle sì necessarie, per sopravvivere adeguatamente in questo mondo. Insomma l'intelligenza spesso è questione di opportunità.

ID63277 - 02/01/2016 21:45:09 - (Dru) - Ora

Perché la coscienza filosofica sia vera coscienza filosofica, non basta, come accade per l'innegabilità delle affermazioni del senso comune, che le proprie affermazioni vengano sostenute a maggioranza, si che se qualcuno vede qui che appaiono degli elefanti, viene preso per matto e rinchiuso al manicomio, ma se sono i più ad affermarlo, allora in manicomio ci andiamo noi, no non basta per l'innegabilità filosofica questa sola forza della maggioranza. Uno per me è migliore se è meglio fra i diecimila, Eraclito.

ID63278 - 02/01/2016 21:46:36 - (Dru) - Caro Leretico

Non voglio tornare stupido, lo sono già stato.

ID63281 - 03/01/2016 09:53:43 - (Dru) - Le innegabili affermazioni

Tra le innegabili affermazioni del senso comune e quelle di filosofia si instaura una sostanziale differenza, che le prime sono sempre negabili.

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04/01/2016 11:25

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