25 Aprile 2014, 07.00
Terza pagina

Il vero relativismo 1.3

di Dru

Nelle prime due puntate abbiamo puntato il dito sui due aspetti del relativismo, quello del senso comune...


...che non cattura il senso profondo di un "movimento" del pensiero che va dal sacro per diventare profano, e quello inaugurato dalla filosofia, che proprio in base al senso concreto che dà delle cose, l'Ente in quanto diveniente,  mette le ali al relativismo, vediamo in concreto il perché di queste ali...

Qui è sempre Severino a parlare...

"Che cosa accade ad un certo momento del senso greco dell'esser cosa e dell'esser ente?

Che da prima  l'epanfoterizein dell'ente, il dibattersi tra l'essere e il non essere, implica una realtà immutabile e la implica all'interno di un sapere immutabile, all'interno di quel tipo di sapere che è definitivo e non smentibile, all'interno di quel tipo di sapere che si chiama Episteme e  che appunto è quel sapere che sta e che non può essere mosso da alcunché , qui non possiamo entrare nelle specifiche determinazioni del concetto (ndr. che per altro ho sviluppato in Vallesabbianews in diversi miei scritti).

Ebbene, potremmo dire: il sapere incontrovertibile mostra lungo la tradizione occidentale che l'esser ente della cosa implica l'esistenza di un ente immutabile.

Quando verrà il pensiero teologico dirà questo ente immutabile è Dio,  ma l'ente immutabile come Dio è pensato prima della nascita del cristianesimo, prima della riflessione teologica del cristianesimo sulla filosofia.

Questo è il primo modo in cui si configura l'esser ente nella tradizione occidentale, dei valori propugnati dalla tradizione occidentale, potremmo dire dai Greci fino su fino ad Hegel.


Ma ripeto non stiamo facendo un discorso sulla filosofia, non è che stiamo facendo un discorso dal punto di vista filosofico, perché stiamo dicendo che il punto di vista filosofico non è un punto di vista, ma è la circolazione sanguigna dei punti di vista, è l'evocazione del senso della cosa come  Ente.

Dapprima l'esser Ente implica l'essere dell'ente immutabile.

Poi.., poi  avviene quella [distruzione "inevitabile" di questo rapporto tra cosa diveniente, ente diveniente e   ente immutabile], quella distruzione che è inevitabile ma non nel senso di un cambiamento dell'opinione da parte della gente, che crede sempre più decisamente che il divino non ci sia più, ma è inevitabile nel senso che nel proprio sottosuolo essenziale "la filosofia del nostro tempo" mostra che, poiché il senso dell'esser cosa, come Ente, è l'evidenza assoluta,  l'assolutamente innegabile, dunque è "impossibile" che esiste l'ente immutabile.

Impossibile vuol dire è contraddittorio.

Indìco rapidissimamente in che consiste questa  contraddittorietà,dove è singolare il fatto che la filosofia normalmente viene capita poco,  perché soprattuto non si vedono queste strutture di base.

La grande tradizione metafisica non è che afferma l'esistenza  di Dio così per una specie di difesa dell'uomo dal pericolo della morte e quindi ci deve essere qualche cosa che l'uomo salva.

Certo c'é anche questo.

Ma questo mette in moto una struttura concettuale che consiste nel mostrare che se non esiste l'ente immutabile allora l'ente diveniente è un che di contraddittorio.

Qui non possiamo indicare il concreto contenuto di questo teorema, ma se non si ha in vista questo teorema allora si possono tessere gli elogi maggiori di Aristotele ma non si ha davanti il nerbo del pensiero aristotelico hegeliano, perché qui c'é dentro tutta la tradizione epistemica dell'Occidente.

Indìco molto sommariamente in che cosa consista questa  contraddizione che nella seconda fase del senso greco della cosa si costituisce affermando l'esistenza dell'ente immutabile, cioè.. mentre  dapprima si dice che se non esiste l'ente immutabile il mondo sarebbe contraddittorio, ora vien fuori questo, da parte di quel qualcosa che ho chiamato il sottosuolo del pensiero contemporaneo..,

se qualcosa come il Dio eterno fosse, questa dimensione della cosa intesa  come Ente, come Epanfoterizein, questa dimensione sarebbe impossibile, cioè l'affermazione dell'esistenza di Dio implica l'assurdo.
In che cosa consiste l'assurdo?  consiste nella negazione di ciò che è considerata come l'evidenza assoluta  e cioè dell'oscillare delle cose tra l'essere e il niente.

Perchè si afferma questo?  e questo è il nemico autentico del non-relativismo, questo è il vero relativismo.

Perché l'esistenza dell'Eterno implica l'impossibilità (ndr.contraddittorietà) del mondo diveniente.

(Segue, mi raccomando la concentrazione...)




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