27 Agosto 2015, 07.00
Terza pagina

Il pallone sgonfiato

di LoStraniero

Spesso ad alcune persone, ciarliere e vanitose, viene appioppato l’appellativo di “pallone gonfiato”. Il connotato è spregiativo, ma occorre considerare che se il pallone non fosse gonfio al punto giusto, servirebbe a nulla



Infatti, gli arbitri delle partite di calcio e di altri sport che utilizzano palloni, quando questi si sgonfiano, li fanno eliminare e sostituire con palloni nuovi adeguatamente gonfiati e adatti allo scopo.

Dunque il comune pallone, giustamente gonfiato, ha la sua utilità.

Un soggetto come sopra epitetato o, se volete, etichettato con il termine “gonfiato”, è un individuo specializzato in chiacchiere, promesse e chiacchiere, annunci e chiacchiere.

Come si vede la definizione contiene due termini variabili (promesse e annunci) e una costante ripetuta: chiacchiere.

A proposito di chiacchiere vorrei segnalarvi che, nel gennaio del 1958, veniva proiettato per la prima volta a Torino il film commedia di Alessandro Blasetti dal titolo “Amore e chiacchiere”.

Cito questo film non per la storia, né per la trama, bensì per il titolo, più volte modificato prima di quello definitivo in cui compare il termine “chiacchiere”.

Dei novantacinque minuti della sua durata contano solo quei pochi dedicati al fatto, cioè all’amore. E il resto? Il resto chiacchiere.
Su questo termine, tanto praticato e certamente abusato tanto che alcuni ne fanno il loro cavallo forte, vorrei fare un breve discorso.
Non tratto qui della categoria delle chiacchiere cosiddette libere, cioè non legate in qualche modo ai fatti, sulle quali pure ci sarebbe da dire, ma non voglio incappare nella critica di essere uno che, trattando di chiacchiere, fa chiacchiere.
Parlerò, invece, di quelle correlate ai fatti.
Secondo il momento in cui queste vengono pronunciate, esse si distinguono in chiacchiere antecedenti, concomitanti e susseguenti.

Le chiacchiere antecedenti consistono esclusivamente in annunci di cose strabilianti e poco probabili: per esempio le promesse di riduzione delle tasse e altre tragiche amenità.

Le chiacchiere concomitanti servono a ingigantire i fatti (provvedimenti) anche di portata minima, di poco rilievo i cui effetti incidono poco sulla realtà del momento e su quella futura.

Le chiacchiere susseguenti sono invece quelle che servono a nascondere o a dissimulare gli effetti negativi dei provvedimenti adottati in precedenza.

E qui comincia il discorso strabico della divina tragedia.

Voi direte che c’entra la tragedia?

C’entra nulla, ma appunto perché non c’entra, centra, cioè assume una posizione centrale nel comportamento del pallone che incomincia a sgonfiarsi.

Una variabile importante di quest’analisi è, pertanto, la durata dello sgonfiamento.

In quanto tempo si concretizza?
Avete mai notato un palloncino che si lascia sgonfiare? Qui il fenomeno è breve, dura pochi secondi. In questo brevissimo tempo il palloncino quasi impazzisce, percorre una traiettoria imprevedibile e bizzarra secondo la fisica del razzo.

Tutti notano e si rendono conto di questo movimento schizofrenico.

Se invece la durata dello sgonfiamento è più lunga, molti non riescono a percepire la stranezza del percorso e l’incoerenza del comportamento, anche se la traiettoria ha le stesse caratteristiche di quella del palloncino.

Insomma il pallone gonfiato, quando incomincia a sgonfiarsi, le combina di tutti i colori.

Ma la cosa più grave è che l’individuo epitetato “pallone” non si accorge che si sta sgonfiando. E’ come il cornuto: tutti lo sanno fuorché lui.
Perciò egli continua con le sue promesse, i suoi annunci e le sue chiacchiere.

Ignorando l’immancabile e incombente batosta che sempre arriva dal teatro della vita e poi da quello della storia, egli continua a raccontare balle alla ricerca di facili consensi dei soliti imbecilli: anche questi immancabili, sempre presenti in tutte le occasioni e luoghi, sia tra il pubblico, sia nel coro teatrale e sempre pronti ad applaudire alle più becere battute.

E come Nerone, sulla sua lussuosa galea vagante, con la sua cetra, si esibiva al pubblico greco declamando opere dei classici e suscitando finta ammirazione e battimani fasulli, così il nostro istrione, con somma disinvoltura, declama:
“E sì, non c’è scampo”
”Io sono un bel fusto!”
“Che importa se l’uomo di poco buon gusto”
“che con i recipienti fa gran confusione”
“invece di fusto mi chiama bidone?”
“Lasciatelo dire.”
“Io sono un campione!”

Cari lettori, Diogene, con la sua lanterna, brancola ancora nel buio della notte e … del giorno.



Commenti:
ID60665 - 02/09/2015 21:34:46 - (sonia.c) - hahahh grande Lostraniero!

che gioia leggerti..baci.

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