02 Aprile 2017, 11.24
Maestro John

Gli anni

di John Comini

Quando compi gli anni è un giorno strano, pieno di cose belle che non hai il tempo (il tempo…) di gustare appieno, pieno di sorrisi, di regali…ma tu vorresti sparire e saltare al giorno dopo


Quando compi gli anni pensi che siano sempre troppi, ma non hai paura di essere vecchio, solo hai paura di aver sbagliato tante cose e non puoi tornare indietro.
Quando compi gli anni ci son sempre degli amici (Mauro Abastanotti con la moglie Beatrice) che ti fanno gli auguri il giorno prima, e allora li ringrazi via mail dicendo “Va bé che sei già in pensione pur essendo più giovane di me, caro Mauro, ma la demenza senile galoppa…!”

Quando compi gli anni ci sono tante telefonate (forse per controllare se sei ancora vivo…), ci sono le mail dei tanti amici che ti vogliono bene, le frasi ironiche e le citazioni, come quella del grande Deni Giustacchini: “La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare.” Octavio Paz (nato il 31 marzo).

Quando compi gli anni ci sono i bambini che ti assalgono con i loro sorrisi e le loro voci.
C’è il biglietto di Miriam “Volevo dirti Auguri, grazie di essere il mio maestro, mi mancherai”.
C’è Zaniab che mi scrive che sono buono e bellissimo (problemi oculistici?).
C’è Stella che mi legge “Gli anni passano, ma tranquillo…dimostri solo quelli migliori.
C’è Serena Filisina che mi regala un bottiglione di 5 litri di buon vino, con la foto della classe stampata sull’etichetta. Grazie infinite, “mi so un alpin me pias el vin”…ma so mia se ghe la fò a biil tött!

Quando compi gli anni (65, e non per tutti!) ti viene in mente quando eri sotto la naja, e l’amico Gianni Facchetti ti diceva che dopo i 20 anni il tempo vola, ed ora sai che è vero.

Quando compi anni dai un’occhiata alle foto di quando eri piccolo, con quel triciclo di legno (ma era del fotografo!), e quell’aspetto “santificetur” alla Prima Comunione (ma l’altare dietro è dipinto…sempre nel set del fotografo!) , e pensi alla faccia consumata dagli anni, e te ghet respett a nà en giro con chela pansa (ma, come sentenziò il Ciba, sota la pansa ghé sostansa…)  

Quando compi gli anni vedi che la morte si sta avvicinando piano piano, e tu pensi che capita a tutti, ma come tutti speri di addormentarti e di non soffrire, e sorridi pensando a quel tale di Salò che diceva “Tutti muoiono, forse anch’io!”.

E ti viene in mente il film “Piccolo grande uomo”, in cui l’indiano Cotenna di Bisonte sale sulla montagna per morire, si sdraia per terra ed aspetta la sua fine, ringraziando il Creatore per aver concesso gloriose vittorie ma anche per aver fatto patire sconfitte al suo popolo, dichiarandosi pronto ad accettare il suo volere divino.
Ma non è ancora la sua ora, la pioggia che cade improvvisamente lo riporta alla realtà, e il vecchio scende verso la pianura, raccontando le stravaganze della sua ultima moglie. 

Quando compi gli anni (ma qui mi viene da piangere, ma che vuoi farci?) ti ricordi le frasi di un bambino a suo padre, in “The Road” di Cormac McCarthy:
- Papà, che cosa faresti se io morissi?
- Vorrei morire anch’io.
- Così potresti stare con me?
- Sì, così potrei stare con te.
 
Quando compi gli anni sai che hai mille cose ancora  da fare, mille spettacoli da scrivere, mille bambini da far sorridere andando a far teatro nelle scuole.
E se la salute ti sorregge sai che hai ancora mille pagine da scrivere, mille canzoni da ascoltare, mille partite da vedere, mille libri da leggere, mille km da camminare, mille persone da incontrare (sperando che siano buone..) e mille sorrisi da regalare.

Quando compi gli anni c’è la dolce Laura Nicolini che non si dimentica di te, adesso è impegnata a studiare alle superiori, ma ti ricordi la sua leggerezza quando faceva ballare tutti i bambini della scuola con la canzone…
“Tic tac tic e tac è il tempo del tempo e il suono che fa
Tic tac tic e tac è il tempo che passa è passato e passerà…
Tic e tac…tieni il tempo, ogni cosa ha il suo momento
tic e tac bello o brutto, rendilo buono e darà il suo frutto.

Quello della noia è un tempo molto lento
quello della gioia è veloce come un lampo
quello delle note è tempo da suonare
quello del tamburo è tempo da ritmare
quello buttato è tempo perduto
quello ben speso è tutto guadagnato
quello leggero è tempo che è volato
quello pesante è tempo affaticato…

Tic e tac…tieni il tempo…

Quello della pancia è il tempo del neonato
quello di una vita è il tempo poi vissuto
quello in cui si dorme è un tempo senza pesci
quello della notte invece sogni e cresci
quello del piangere è tempo salato
quello del ridere è anche gustato
quello variabile non è poi così male
quello con i fulmini invece è un temporale!

Tic e tac…tieni il tempo…

Quello del rumore è tempo confuso
quello del silenzio è tempo assai prezioso
quello in primavera è per seminare
quello che c’è dopo è tempo d’aspettare
quello con l’amico è tempo che piace
quello del nemico è tempo per la pace
quello del cuore è il tempo dell’amore
quello dell’amare è un tempo da imparare…

Tic e tac…tieni il tempo…”

Quando compi gli anni ti arriva una mail dalle Canarie, è il tuo ex alunno (ma un alunno è sempre un alunno!) Luca Pensa e la sua famiglia che ti scrive:
Oggi è un anno esatto che siamo partiti, quindi un anno che ci siamo salutati.
Ci siete mancati tanto, ma è stato anche un anno pieno di nuovi incontri, di nuove amicizie e di tanto divertimento.
Ormai parliamo lo spagnolo meglio dell'italiano.
Oggi ho fatto una bella festa di compleanno con i miei compagni di classe (mi hanno regalato anche la maglia ufficiale della Juventus con stampato sulla schiena PENSA 9) e stasera ho sentito il mio super amico Mattia che voleva tanto farmi gli auguri.
Mi sarebbe piaciuto sentire la tua voce. Magari un giorno ti posso telefonare? Un abbraccio forte come il vento e grande come l'oceano.”

E allora ricordi le bellissime parole che mamma Manu ti aveva mandato tempo fa…
"Caro Maestro, mio figlio è al suo primo giorno di scuola. 
É tutto ora così strano e nuovo per lui ed io vorrei che lei lo trattasse con gentilezza. 
É un’avventura che potrebbe condurlo attraverso i continenti. 
Tutte avventure che probabilmente includeranno guerre, tragedie e pene.
Così, caro Maestro, voglia prenderlo per mano ed insegnargli le cose che deve sapere; istruendolo, se può, con gentilezza.
Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico.
Dovrà imparare che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri.
Però gli insegni anche che per ogni delinquente, c’è un eroe; che per ogni politico egoista c’è un leader scrupoloso.
Gli insegni, se può, che 10 cents guadagnati valgono infinitamente più di un dollaro trovato.
A scuola, Maestro, è molto più onorevole sbagliare piuttosto che imbrogliare. Gli insegni come perdere con grazia, e come godere della vittoria, quando vincerà.
Gli insegni ad essere gentile con le persone gentili e rude con i rudi.
Cerchi di tenerlo lontano dall’invidia, se ci riesce, e gli insegni il segreto di una risata discreta.
Gli insegni, se può, come ridere quando è triste, che non c’è vergogna nelle lacrime.
Che può esserci gloria nella sconfitta e disperazione nel successo. Gli insegni a farsi beffe dei cinici.
Se può, gli trasmetta la meraviglia dei libri, ma gli lasci anche il suo tempo per ponderare l’eterno mistero degli uccelli nel cielo, delle api nel sole e dei fiori su una verde collina.
Gli insegni ad avere fiducia nelle proprie idee, anche se tutti gli dicono che sta sbagliando.
Cerchi di dare a mio figlio la forza per non seguire la massa, anche se tutti saltano sul carro del vincitore.
Gli insegni a dare ascolto a tutti gli uomini, ma gli insegni anche a filtrare ciò che ascolta col setaccio della verità, trattenendo solo il buono che vi passa attraverso.
Gli insegni a vendere la sua merce al miglior offerente, ma a non dare mai un prezzo al proprio cuore e alla propria anima.
Lasci che abbia il coraggio di essere impaziente, lasci che abbia la pazienza per essere coraggioso.
Gli insegni sempre ad avere una sublime fiducia in se stesso, perché solo allora avrà una sublime fiducia nel genere umano, in Dio.
So che la richiesta è grande, ma veda cosa può fare. É un così caro ragazzo ed è mio figlio." 
Questa lettera l’ha scritta Abramo Lincoln al maestro di suo figlio…

Quando compi gli anni leggi su Vallesabbianews la sorpresa che ti hanno fatto Luca, Sara e Cloe (è una bambina ma la sento già mia amica!), e li ringrazi anche se adesso tutta la Vallesabbia sa la mia data di nascita.
E leggi le belle frasi dell’amico Paolo Catterina (ho avuto a scuola due suoi figli, uno più bravo dell’altro!), i commenti di belle persone che scrivono che sono simpatico (vero!), che sono onesto (idem), che sono grande (e grosso), che sono un esempio per i colleghi…Falso!
Io non avrei mai pensato di fare il maestro, ero sempre nei banchi in fondo, avevo una rete di amicizie che neanche Facebook, ma mai e poi mai avrei pensato di essere una di quelle persone così serie, acculturate, stimate, tutte d’un pezzo…e con la stroppa a portata di mano.

E poi… maestro di matematica!
La matematica non sarà mai il mio mestiere” (Venditti).
Ma, come scrisse l’Abbé Pierre, “nella vita sono poche le cose che si scelgono. A noi non resta che alzare o abbassare la vela.
E sono felice di essere stato un maestro: scassato, inadeguato, insufficiente, pieno di difetti, ma quel poco che ho insegnato l’ho –credetemi- trasmesso con il cuore.

E poi, programmazioni a parte, tra cose serie, quaderni da scrivere e libri da completare, ho sempre riso con i miei alunni.
E qui mi viene in soccorso Rodari: “Il bambino, bisogna farlo ridere. È più importante farlo ridere che rivelargli chissà quali misteri. Il dialogo è ridere insieme. Il riso è la cosa in più, il dono inatteso, l’al di là della protezione e della sicurezza. Ridete con lui, è vostro per la vita.” Ma mia tropp, eh!

Quando compi gli anni pensi a quanti errori hai commesso nella vita, a tutte le parole che avresti dovuto dire o a quelle che avresti fatto meglio a far silenzio.
E ancora una volta tu, che sei il meno adatto a scrivere queste cose, pensi che Dio è amore infinito, che un giorno accoglierà tutti nel Suo infinito amore.
Tutti, anche quelli che tu magari non vorresti incontrare, anche quelli che tu vorresti far sparire: tutti i cattivi, i violenti, gli imbroglioni, gli antipatici, i rompiballe, gli esseri inutili, quelli che non amano, quelli che non perdonano… ma allora dovresti sparire anche tu!

E poi ti viene in mente che il primo e unico Santo che Gesù ha mandato in Paradiso è un ladrone, perché ha riconosciuto di aver sbagliato tutto ed ha “visto” la Grazia. «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
E Gesù: «In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso».
Un ladrone, ma ci pensate?! E De André canterebbe “…qualche beghino di questo fatto fu poco soddisfatto.”

Quando compi gli anni pensi alla tua generazione, che ne ha viste di cotte e di crude, dalle case diroccate del dopoguerra al boom economico, dalle Brigate Rosse fino ad arrivare ad internet…
C’è una bella filastrocca che mi ha mandato la mia collega Franca Filisina:
Noi che… al mattino si faceva colazione con l’uovo sbattuto
Noi che…si andava a dormire dopo Carosello
Noi che…a scuola ci andavamo da soli e tornavamo da soli
Noi che…se la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava due (ma mia mamma mai!)
Noi che…giocavamo a nomi, cose, animali e città e la città con la D era sempre Domodossola
Noi che…giocavamo a “ruba bandiera” col fazzoletto e aspettavamo sempre la mossa dell’altro
Noi che…le femmine ci obbligavano a giocare a “campana” (ma io ero sempre tra maschi, e sparavo tutto il giorno agli indiani)
Noi che…ci sentivamo ricchi se avevamo “Parco della Vittoria e Viale dei Giardini”
Noi che…andavamo al bar a giocare a flipper e puntualmente lo mandavamo in “tilt”
Noi che…quando giocavamo a biliardino, bloccavamo la leva con una moneta da L. 50 per giocare all’infinito
Noi che…leggevamo Tex Willer, Diabolik, Zagor (mio figlio ha la collezione di Topolino)
Noi che…sapevamo a memoria “Zoff, Gentile, Cabrini, Benetti, Bellugi, Scirea, Causio, tardelli, Rossi, Antognoni, Bettega”
Noi che…vestivamo con pantaloni “a zampa di elefante” 
Noi che…credevamo di poter “spogliare” le ragazze solo con uno sguardo (occhiali a raggi X… ma io non ho mai osato, se faa pecatt)
Noi che…si andava alle feste fatte in casa e ballavamo i “lenti” con le musiche di Fausto Papetti (ma io stavo a casa a leggere “Il Vittorioso”)
Noi che…ascoltavamo i Beatles (io solo Battisti il grande!)
Noi che…invece ascoltavamo i Rolling Stones
Noi che…al mare ascoltavamo la musica dal juke-box: 1 canzone 50 lire, 3 canzoni 100 lire
Noi che…la cosa più tecnologica al mondo sembrava il Commodore 64
Noi che…guardavamo la televisione in bianco e nero e quando si accendeva bisognava aspettare che si scaldassero le valvole
Noi che…c’era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto
Noi che…non avevamo il cellulare e si andava in cabina a telefonare con il gettone della Sip
Noi che…i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta (Ti vuoi mettere con me? Sì  No…ma io ero sempre e solo con maschi…che goduria!)
Noi che…sognavamo la bicicletta da corsa, ma avevamo la “Graziella” (io la “Zecchini”)
Noi che…il Ciao si accendeva pedalando
Noi che…volevamo “scoprire” il mondo
Noi che…non possiamo dimenticare il delitto Moro
Noi che…vogliamo ricordare Peppino Impastato
Noi che…eravamo attenti ai nostri diritti
Noi che…eravamo “antifascisti”
Noi che…volevamo fare l’amore, non la guerra! (ma, a parte lo slogan…era tutta immaginazione…o no?)

Camilleri scrive: “È un gioco tinto, quello dei ricordi, nel quale finisci sempre per perdere.”  
Nel film “C’eravamo tanto amati” c’è una bella frase: “Credevamo di cambiare il mondo, e invece il mondo ha cambiato noi”.

Quando compi gli anni pensi alle date che hanno solcato la tua vita: 
1952 nascita da due genitori splendidi (coscritto di Vasco, di Begnini… e di Sgarbi!)
1977  matrimonio con Emi (se la conosci, la eviti.. o la sposi!)

1981  nascita di mio figlio Andrea, che quando era bambino amava cantare questa canzone di Bruno Lauzi:
Il mio bambino e il suo papà che camminavano ed arrivavano nella città.
Ed arrivati dentro un bar poi si sedevano e comandavano e consumavano senza pagar
“Un’aranciata, una birra, un caffè, un toast, un panino col prosciutto, un gelato, una cicca, un bigné, un frappè!”
E a tutti quelli che chiedevano dicevano che consumavano senza pagar
Il mio bambino e il suo papà che li inseguivano e li insultavano e li picchiavano
il mio bambino e il suo papà che li inseguivano e li cacciavano dalla città…
Ma il mio bambino e il suo papà se ne infischiavano e sorridevano e poi cantavano
ma il mio bambino e il suo papà se ne infischiavano di quella trappola che è la città…
E continuando a fare scherzi raggiungevano un mondo semplice, pulito e fragile, 
che regalava tutto a quelli che lo amavano, fatto di musica e felicità…”

Grazie Andreone, sei il più bel dono della mia vita! Un dono che mi ha fatto la mamma, eh!
Quando compi gli anni leggi le brutte notizie che accadono nel mondo, sembra tutto un unico, enorme pesce d’aprile…
A proposito, se fossi nato il giorno dopo sarei nato il 1° aprile…che ridere che sarebbe stato!

Quando compi gli anni speri…
speri che le cose del mondo e di questa Povera Patria vadano meglio
speri che qualcuno si penta di essere così cattivo e si converta (ricordate l’Innominato del Manzoni?)
speri che le persone non siano costrette a fuggire dalla loro terra, rischiando di morire pur di trovare un mondo migliore
speri che i bambini negli ospedali siano aiutati da persone competenti e buone
speri che tutti, ma proprio tutti i bambini siano felici, e siano circondati da persone che li amano o quantomeno che non li disprezzino
speri che tutti abbiano una buona salute e se hanno problemi possano trovare chi li aiuta
speri che la tua famiglia e tutte le famiglie vincano le paure e non perdano mai la speranza 
speri che un giorno tu possa incontrare le persone che ti hanno amato di un amore infinito: la mia mamma, il mio papà, i miei nonni, i bambini ed i ragazzi che hai conosciuto e sono volati in cielo troppo presto, i miei parenti, mio cognato Angelo…

E pensi alla poesia di Emily Dickinson 
“Se io potrò impedire ad un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita o allevierò una pena 
o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.”

Ho immaginato il mio arrivo davanti a San Pietro:
San Pietro.- Avanti un altro. Nome?
Io.- John Comini.
San Pietro.- Qui ci risulta Giovanni…
Io.- Sì, ma poi i miei amici all’oratorio…
San Pietro.- Veloce che non ho tempo! Professione?
Io.- Maestro!
San Pietro.- Qui c’è un solo Maestro!
Io.- Mi perdoni…
San Pietro.- Ahi ahi, qui andiamo male, signor Comini, vedo che in vita ha combinato parecchi guai…
Io.- Però sono andato sempre a Messa, recito sempre il rosario quando cammino e so a memoria le preghiere della sera…
San Pietro.- Bravo, fariseo! E pensa di andare in Paradiso solo perché prega? Mille anni di Purgatorio…
Io.- Non potrebbe venirmi incontro? Un aiutino?
San Pietro.- Tentativo di corruzione di santo ufficiale: 2000 anni!
Io.- Ma io ho scritto tante commedie…
San Pietro.- Qui c’è solo la Divina Commedia! 
Io.- Pensavo foste di manica larga…Io come maestro ho promosso tutti…
San Pietro.- Bravo! Complimenti! Si vede quanti ragazzi ignoranti ci sono in giro! 
Io.- E io che ho sempre pensato foste gente amorevole!
San Pietro.- Critica alle istituzioni celesti: qui mi sta rischiando l’inferno, signor Comini! 
Io.- Dicono che l’infermo sia pieno di belle ragazze e…mi scusi…Vado…
San Pietro.- Fermo lì! Ma lei chi ha sposato?
Io.- Avanzi Emma…mi spiace…
San Pietro.- Ma doveva dirmelo subito! Passi pure direttamente in Paradiso! Lei, signor Comini, ha già sofferto abbastanza!
Io.- Da che parte vado?
San Pietro.- Seconda nuvola a sinistra, la nuvola degli alpini: si beve buon vino, si mangia lo spiedo bel cotto e si canta tutto il giorno!
Io.- Non so come ringraziarla…
San Pietro.- Se ne vada, prima che cambi idea! Avanti un altro!

Quando compi gli anni
pensi a quando andavi in Vespa con tua moglie e cantavi la canzone in veneto di Bertelli:
“Nina ti te ricordi quanto che gh'avemo meso
andar su sto toco de èto insieme a fare a l'amor
Sie anni a far i morosi a strenxerla franco su franco
e mi che xero stanco ma no te volevo tocar
To mare che brontolava quando che se sposemo
e 'l prete che racomandava che non se doveva pecar
E dopo se semo sposai che quasi no ghe credeva
te giuro che a mi me pareva parfin che fusse un pecà
Adesso ti spèti un fijo e ancuo la vita xe dura
a volte me ciapa la paura de aver dopo tanto sbajà
Amarse no xe no un pecato ma ancuo xe un luso de pochi
e intanto ti Nina ti spèti e mi son disocupà.”

Cara Emi, come canta De André “La stagione del tuo amore non è più la primavera
ma nei giorni del tuo autunno hai la dolcezza della sera…Passa il tempo sopra il tempo
ma non devi aver paura, sembra correre come il vento però il tempo non ha premura.
Piangi e ridi come allora ridi e piangi e ridi ancora, ogni gioia ogni dolore puoi ritrovarli nella luce di un’ora.” 
Cosa farei senza di te? (Stares benone!!!)
 
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
maestro John Comini
 


Commenti:
ID71636 - 03/04/2017 12:19:54 - (olati) - olati

Ciao John...... Sei forte ..che dico ..fortissimo...continua cosi' un ottantacinquenne olati

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