01 Aprile 2015, 06.57
Mostre

EgoFragile

di Laura

L'artista Natasha Yalysheva utilizza per le sue opere d'arte, esposte da sabato 28 marzo a La Spezia, nastri d'imballaggio,  smalto industriale e telai in legno


A La Spezia, il Menhir Arte Contemporanea, da sabato 28 Marzo 2015 apre i battenti a “EgoFragile” mostra personale dell’artista Natasha Yalysheva nata nel 1977 ad Omsk capoluogo del Distretto federale siberiano, terra di frontiera, esilio e rifugio a seconda della  provenienza, da 12 anni vive e lavora in Italia.

I materiali dei quali l'artista siberiana si avvale
sono nastri da imballaggio e telai in legno, supporti su cui l'artista cola smalto industriale che, scivolando crea un effetto surreale di dissolvenza e scioglimento.
Colature che sembrano consumare i soggetti raffigurati, volti del passato, simboli del potere impressi su materiali poveri e di recupero, normalmente atti al trasporto e ai viaggi, solitamente testimoni di transiti, magazzini e "non luoghi".

La poetica di Natasha scorre su nastri “Fragile” ad indicare che la Fragilità è umanità, che la vera “resilienza” intesa come abilità di far fronte al cambiamento e riadattarsi sta paradossalmente nel contrario delle comuni e simboliche affermazioni di forza, così come i nastri adesivi utilizzati conservano la capacità elastica contro la rottura.  

In un mondo in cui si perdono riferimenti ideologici, ruoli sessuali e sociali, e dove i cambiamenti di spazi, relazioni, occupazioni e gerarchie sono parte del quotidiano, si smarrisce anche la sicurezza della propria identità. La vera capacità di resilienza è quindi nel non definirsi, nell’essere eclettici ed adattarsi: restano vulnerabili le immagini fisse riferite alla storia e al tempo.

Permane impresso su nastro trasparente e disegnato con uno smalto "che cola" il volto di Mao, simbolo di rivoluzione e regime. Le sembianze del leader cinese duplicato tra propaganda e pop art perde il suo messaggio politico diventando icona da souvenir.
La contrapposizione dell’ego alla provvisorietà di un supporto d’uso pratico mostra il lato più vulnerabile anche dei miti che, diventano iconografia a buon mercato in un mondo che consuma immagini perdendone i significati e riutilizzandoli a propria necessità.

L'uomo descritto da Natasha
viene anche colto nella sua intimità e nell’esibizione cruda di una virilità che ormai perde ruolo e forza nel contesto moderno. L'organo maschile diviene quasi un simbolo dell’incapacità dell'uomo di rimanere riferimento in una cultura maschilista che nella sua nudità è ancora più inconsistente e vulnerabile.

Il viaggio al quale Natasha Yalysheva ci rende partecipi, si addentra anche attraverso il mondo delle celebrità, o meglio personalità che grazie al loro talento, alle loro peculiarità e alla loro straordinaria fantasia, hanno saputo trasformare la fragilità e l'essere effimero in eternità.
I volti dei maestri, dei riferimenti culturali ed artistici di Natasha, divengono protagonisti; i tratti somatici e lo sguardo sono impressi sul nastro adesivo come marchio di un'umanità che non teme gli aspetti più fragili del proprio animo, ma dispone del coraggio e di una vena di sana pazzia, da non temere il libero pensiero.

(Comunicato stampa)

Elenco mostre aperte


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Commenti:
ID56759 - 01/04/2015 10:05:52 - (Dru) - Hanno voluto

che la celebrità conduca all'eternità è un problema, all'interno della storia. Se la storia riduce tutto ad un inizio e ad una fine allora come è possibile l'eterno? Il sapere dell'eternità si riduce essenzialmente ad un volere l'eternità... sono interessanti questi temi e piacevole leggerli qui. Sul tema specifico consiglio di leggere un articolo interessante e propedeutico di Stefano Valotti che trovate in Lo Sguardo (rivista di filosofia) dal titolo "L’antropologia di Günther Anders e l’ambivalenza delle immagini".

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