25 Agosto 2013, 08.05
Terza pagina

Dei valori e degli interessi

di Dru

Che i valori non siano gli interessi e gli interessi non siano valori non ci piove, ma i valori interessano e gli interessi valgono, non sono la stessa cosa, ma predicano dello stesso, la relazione fra le cose


Gli interessi sono ciò (quelle cose) che convengono ad altre cose dipendentemente da quest'ultime, dipendentemente dal volere di quest'ultime.

I valori sono ciò (quelle cose) che convengono ad altre cose indipendentemente da quest'ultime, indipendentemente dal volere di quest'ultime.

Ad esempio, è mio interesse essere ricco perché sono povero.
La cosa "ricchezza", che indipendentemente, cioè in sè è un valore necessario, mi conviene in quanto questa dipendenza dipende dalla cosa "povertà" (che trasforma un valore, la ricchezza, in interesse, diventare ricco), cioè mi interessa quel valore precipuo, la ricchezza, in quanto sono povero e non indipendentemente da questo, dal mio essere povero dipende l'interesse che ho di essere ricco.

Questo primo punto ci dice che ogni cosa è un valore in sé e diventa un interesse per altro.

Il valore è l'immutabile e incontrovertibile, l'interesse muta a seconda di quanto per noi vale un valore.

Infatti anche la "povertà" è un valore, ma quanti la vorrebbero? Francesco d'Assisi si, io no, ma la povertà esiste come valore, indipendentemente dal mio volere.

I valori sono ogni cosa in sé valendo per sè nell'opposizione all'altro da sé, nella reciproca tensione (polemos, Eraclito) stabiliscono la loro determinazione.

Da qui tramontano tutti i valori immutabili e incontrovertibili, perché le cose che sono in sé, i valori,  non riescono per davvero a rimanervi, ma divengono altro da sé per volontà (scientifica, economica, politica), per l'evidente divenire di tutte le cose, di tutti i valori dunque.

L'interesse (=ciò che la democrazia vuole che diventi il capitalismo) della democrazia (valore fondante) è il bene comune (valore fondato).

L'interesse (=ciò che il capitale vuole che diventi il capitalismo)del capitale (valore fondante) è l'"utile privato" (valore fondato).

Oggi non è più "così" vero che questi due valori, la democrazia e il capitale, grazie alla verità che si mostra nelle vesti della giustizia istituzionalizzata, si costituiscano come sola opposizione che le fa permanere, restando e rimanendo incontrovertibilmente quello che sono, anzi, tramontando la volontà veritativa, che le vuole determinare, e la sua potenza sulle cose (il senso veritativo dato alle cose dalla tradizione), ogni valore, ogni cosa quindi, esiste dipendentemente dalle altre e contrastando le altre, contrapponendosi e annientandosi, ogni valore si trasforma in interesse.

E in questa contrapposizione che sono poste e la democrazia e il capitale (due verità attuali), perché sono poste valgono come poste contrastanti nel divenire quell'altro di cui esse sono, addirittura libere di divenire quell'assolutamente altro che è il nulla, si nullificano, superando ogni limite imposto da qualsiasi verità o valore, come è definita la realtà per Leopardi e come lo sarà poi per Nietzsche, le punte del nuovo pensiero, assumendo come vera la coerenza del nichilismo .

Ogni nostro agire dipende dal significato che diamo alle cose, dal loro valere come interesse.

Se del significato di capitalismo, che diamo alla cosa capitalismo come ha fatto il comunismo, viene definito lo stesso come mezzo per conseguire il bene comune, allora la significanza del capitalismo data dal comunismo muta rispetto al significato che il liberismo dà della stessa cosa, definito come mezzo per perseguire l'utile privato.

Le parole ci appaiono identiche ma è l'apparenza che le fa apparire tali nell'apparire del divenire l'altro da sé: il valore di capitalismo muta al volere che muti, interesse appunto è questo nostro volere mutare il valore o la cosa.

Il comunismo snatura il capitalismo nella sua fondante significanza liberista, che è il fine di fare utile, e allora quella fondante significanza tramonta per il comunismo, attraverso l'economia pianificata, che, "giustamente", fa morire (tramontare) quel capitalismo libero all'interno della sua ragione.

Il valore posto dalla tradizione è indipendente da ogni volontà che questo dipenda da altro ma è posto in sé e per sé è il dir lo stesso, l'evidenza del divenire altro oggi lo fa tramontare.

Gli interessi dipendono dai valori che mutano con il mutare della diversa relazione che si giustappone fra di essi, e la filosofia li mette ai primi posti nella scala valoriale, ma come ce li mette così può anche toglierli, per questo senso nichilista della sua ragione l'angoscia di perdere ciò che si mostra come interesse e come realizzato è sempre più grande.

Allora, nell'apparire del divenire altro, ciò che è visto non è il valore e non è l'interesse (=valore), ma la relazione fra questi valori che giustapposti e non necessari li fanno diventare tutti più o meno interessanti a seconda di una volontà dominante.

Ciò che è  l'interesse per il capitalismo, del libero scambio, di perseguire il suo scopo nelle democrazie, diventa un interesse diverso nel comunismo, trasformando il capitale  in un mezzo per conseguire il bene comune, ma se un fine diventa un mezzo, quando l'utile conseguito dal capitale attraverso ogni mezzo si trasforma nel mezzo per conseguire i mezzi, questo valore  cambia la sua natura diventando qualche cosa di altro da sé (divenire l'altro appunto).

È l'interesse che mostra del "divenire altro da sé" il suo aspetto più evidente: il divenire dei valori l'altro da sé.

Ma ciò che è più evidente nel "divenire altro da sé", la persuasione che l'interesse possa mutare le cose, i valori, è nella verità dell'essere sé dell'essente ciò che non appare che come una opposizione fra il valore dell'interesse al valore dei valori.

Le ideologie, tutte le ideologie, si fondano su alcuni  valori (le idee immutabili appunto): le religioni, il capitalismo, il comunismo, le democrazie, è per volontà dominante che scelgono alcuni valori a scapito di altri; il divenire altro di questi valori le fa tramontare.

La tecnica si fonda sugli interessi: essendo la tecnica ogni mezzo utile allo scopo prefisso per l'incremento di potenza indefinito (senza alcun limite imposto dai valori appunto), esso rende la tecnica più efficace di ogni e qualsiasi ideologia.
 


Commenti:
ID35207 - 25/08/2013 09:14:36 - (Dru) -

Tutti i valori sono oggi l'interesse di ognuno.Nessun interesse per i valori in sé quindi, ma quell'unico loro valore che é dei valori il diventare l'altro dei valori, l'interesse collettivo prima e l'interesse personale poi appunto, il divenire, un diventare l'altro che permette ad ognuno di noi di pensarli i valori come possedibili e manipolabili perché liberi da ogni vincolo, liberi soprattutto dal vincolo dei vincoli, il vincolo della ragione. È sempre più attuale guardare , nel sottosuolo di ogni disciplina umana, la filosofia appunto, il significato che mostra la rottura dei vincoli di quelle ragioni.

ID35218 - 25/08/2013 21:30:17 - (sonia.c) - la povertà è un valore?

quando ero giovane mi chiedevo:ma se sono povero , come faccio ad aiutare gli altri? poi ho capito che,la povertà,pur non essendo una condizione ottimale, possiede un unico vantaggio. se non si ha nulla da perdere si è veramente liberi. ha ragione però dru! la tecnica al servizio del male ,ci ha tolto anche questo..la speranza ,ereditata dal passato, di potere cambiare il mondo anche a mani nude..

ID35227 - 26/08/2013 10:08:53 - (Leretico) - Relazioni

Interesse contiene due parole: inter (tra) e esse (essere). Significa essere tra altre altre cose, essere portato insieme ad altre cose, importare (essere portato insieme). L'interesse è quindi qualcosa che può essere scambiato, per qualsiasi ragione. Esso è un qualcosa quindi è quantitativamente identificato, perciò può essere anche oggetto di scambio. Il fatto che sia di carattere quantitativo, oggettivo e misurabile indica anche la possibilità di trovare un accordo su di esso facilmente. Il valore viene da valeo, valere appunto. Il valore è espressione di un giudizio personale, individuale, qualitativo. Quello che vale per una persona potrebbe non valere nulla per un'altra. Che relazione c'è tra interessi e valori? Di per sè non c'è una relazione, sono gli uomini che la impongono alle cose. Allora se per l'uomo è importante la libertà darà valore a tutti quegli oggetti quantitativi che

ID35230 - 26/08/2013 10:21:21 - (Leretico) - continua

gli permettono il raggiungimento della libertà. Ossia diventa interesse un oggetto quando vi è una proiezione di valore su di esso. Se un oggetto diventa proiezione di più valori, assistiamo ad un conflitto durante il quale siamo costretti a creare una gerarchia di valori, appunto, per venirne fuori. Di solito la gerarchia di valori è legata a sua volta ad un'ideologia, cioè a una forma cristallizzata di idee sul mondo tra le quali è inserità questa gerarchia. Risultato: gli oggetti del mondo (risorse) sono scambiate, quando va bene, rubate, depredate con violenza, quando va male, in nome di questi valori. Si noti, come diceva un amico che leggendo riconoscerà le sue parole e la mia citazione, che sui valori non ci si può accordare, sugli interessi sì. La politica trasforma i valori in interessi proprio per raggiungere i compromessi necessari alla vita sociale. Sotto ogni indicazione di valore bisognerebbe

ID35231 - 26/08/2013 10:26:29 - (Leretico) - continua

individuare il relativo interesse. E l'interesse in questo caso non dovrebbe essere visto negativamente mettendolo in una luce moraleggiante che vede il valore superiore all'interesse, santo il primo, sporco il secondo, perché l'accordo tra uomini può venire solo nel quantitativo non nel qualitativo. E l'accordo è una soluzione pratica di grande valore, ovviamente.

ID35243 - 26/08/2013 19:39:59 - (Dru) - L'interesse è sempre quantitativamente indefinito, il valore è definito immediatamente.

Posso avere molto o poco interesse per una cosa o un gruppo di 1000 persone interessa diversi loughi, ma questo molto,poco o diversi interessi è appunto indefinito nella quantità , ha in questo un valore indefinito mentre di quanto scritto vi è un valore definito, le 1000 persone . Il valore invece è sempre quantitativamente determinato, quindi identificabile e oggettivamente identificato nel suo contenuto, un valore ha un valore oggettivo quando è da tutti contabile o definibile (sperimentabile)e soggettivo quando non tutti sono d'accordo sul risultato . Non posso dire che di un giornale ho interesse 2 10, ma posso dire che quel giornale vale 2 euro, ha valore 2 euro perchè è stato così definito e così vale per tutti oggettivamente. Anche il valore oscilla ma questo suo oscillare non mostra la stessa struttura che è dell'intresse.

ID35251 - 27/08/2013 07:49:34 - (Dru) - Questo l'ho scritto

Per significare, sempre a quella persona che Leretico indica, che il valore soggettivo è appunto identificabile con l'interesse: "questo per me vale" significa "questa cosa per me ha un interesse indipendentemente da quello che gli altri sostengono dello stesso". E questo l'ho scritto anche per significare a Leretico dove sta la natura del tramonto della politica, evidente nel mio discorso: se e poichè i valori si trasformano tutti in interessi, ogni rappresentanza che voglia fare i miei interessi e i tuoi interessi non può essere che una rappresentanza che si contraddice perché i valori portano un carico di oggettività mentre gli interessi non possono essere che soggettivi.

ID35252 - 27/08/2013 08:19:16 - (Dru) - Allora

in "actu signato" i politici rappresentano i valori della loro parte politica e così da quella parte vengono rivotati, mentre in actu exercito fanno i propri interessi e quelli della nazione (da loro visti come tali) che mal si addicono a quei valori che fanno da base di lancio ma poi vengono contraddetti da quegli interessi. I politici tirano fuori dai cassetti i valori che mascherano bene gli interessi personali e privatistici, al rappresentato non resta che fidarsi e votare sulla fiducia che quei valori, piattaforma per una condivisione di interessi, vengano poi rispettati e tutelati nell'azione di governo. Vi sono due momenti in democrazia per la rappresentanza, il momento delle elezioni , unico momento in cui ancora la politica non contraddice il suo mandato in uno stato democratico, e la fase del governo, la fase della contraddizione della rappresentanza.

ID35253 - 27/08/2013 08:19:31 - (Dru) -

Oggi letta sistema il precariato, siamo in campagna elettorale e la contraddizione svanisce.

ID35256 - 27/08/2013 10:08:39 - (Aldo Vaglia) -

Le parole sono importanti direbbe Moretti, lo stravolgerne il significato a puro vantaggio di chi le pronuncia e' un processo al quale difficilmente si puo' porre rimedio. Gramsci prima e don Milani in seguito spingevano le classi subalterne ad appropriarsi del linguaggio delle classi dominanti per meglio contrastarle. E' evidente che gli interessi incorporino dei valori, come sostiene Dru, ma in un'economia moderna reddito e potere sono complementari. Uno assicura l'altro. Una buona societa' controlla questo circolo vizioso e pone rimedio con la forza del numero. ( Politica e Democrazia) Forza della ricchezza e forza del numero sono percio' elementi equilibratori e sono in conflitto d'interesse. Come e' allora possibile far vincere la ricchezza sul numero? Sostituendo gli interessi con i valori. E dando a questi ultimi piu' rilevanza rispetto ai primi. I valori sono trasversali alle differenze economiche.

ID35300 - 28/08/2013 10:58:20 - (Dru) - E' piacevole

ascoltare un relativista che si sforza di essere un assolutista. E' chiaro però che se nel laicismo la deriva relativista vuole essere coerente, nel suo radicarsi questa non può prescindere dal movimento che la precede e la fonda, il movimento o oscillazione delle parole che non appartenendo più che al tempo, imposto loro dal verbo, assumono ogni e qualsiasi forma possibile, che così poste sono soggette alla deriva di un indeterminismo .

ID35318 - 28/08/2013 20:01:05 - (Aldo Vaglia) -

Io sono un relativista, tu sei un fariseo. ( I farisei a quel tempo erano ammirati per la loro coerenza e la loro devozione...). Pretendere la coerenza, non solo impossibile e' dannoso. Non ci puo' essere un linguaggio sensato a prescindere da spazio e tempo. Se lascio cadere un bicchiere 'cadra' sulla terra' ha senso solo per chi sta sulla terra non avrebbe senso nello spazio. Il senso delle parole dipende dalle condizioni di spazio e tempo in cui si usano.

ID35321 - 28/08/2013 21:30:20 - (Dru) - Da Destino della Necessità.

Nel De Interpretazione, Aristotele rileva che il pensiero è "apofantico" (ossia ha la proprietà di essere vero o falso) solo in quanto è una "sintesi" o una "divisione. La "sintesi" è il porre il noema (ndr.nome) "insieme" all'essere (ad esempio:"l'albero è"): la "divisione" è il separarli (ad esempio:"l'ircocervo non è"). Tutte le sintesi in cui il verbo è apparentemente diverso dall'essere (ad esempio:"L'uomo cammina", "l'uomo risana") sono modi di esprimere una sintesi in cui il verbo è sempre l'essere:"non c'è alcuna differenza infatti tra il dire che l'uomo cammina e l'uomo è camminante". Il verbo è cioè l'essere-sia che si pensi il vero sia che si pensi il falso- Pensare il vero significa pensare che ciò che è unito è unito e ciò che è diviso è diviso; pensare il falso significa pensare che ciò che è unito è diviso e ciò

ID35322 - 28/08/2013 21:35:23 - (Dru) -

Che ė diviso è unito. Il pensiero m"vero" pensa che " ciò che è sia e ciò che non è non sia".Il pensiero "falso" pensa che " ciò che è non sia e ciò che non è sia"

ID35323 - 28/08/2013 22:08:58 - (Dru) - Il verbo è il tempo

In Aristotele il verbo di ogni Logos (pensiero) è l'essere e la sintesi in cui consiste l'errore è ciò che non è. Tuttavia, per Aristotele, il verbo è un nome che non indica semplicemente la cosa ma "indica inoltre il tempo "in cui la cosa è".Pensare significa unire la cosa all'essere e cioè al tempo.Certamente, l'essere (o il non essere) può essere unito anche "assolutamente" oltre che "relativamente al tempo". Infatti, mentre certe cose sono sempre unite all'essere ed è impossibile che ne vengano divise, o ne sono sempre divise ed è impossibile che vengano ad unirsi ad esso, per altre cose, invece, " possono trovarsi nei due modi opposti", unite e divise dall'essere, cioè sono un oscillare tra l'essere e il non essere.

ID35324 - 28/08/2013 22:19:23 - (Dru) -

(ndr.:Mentre "Il sole è la luna" è sempre falso e quindi l'essere qui è "assolutamente" unito alla cosa, e qui ciò che è unito ė sempre diviso, il "Teeteto è seduto" per un Teeteto che cammina è falso nel tempo e fin quando Teeteto non si siede). Spero di aver un attimo indicato quanto sia potente un pensiero che indica dove il pensiero pensi a nessi necessari e assoluti senza timore di smentita, smentita che giunge solo là dove appare l'errore della persuasione della sintesi dei diversi anche quando questo apparire coinvolge l'impossibile temporalità di ogni cosa.

ID35325 - 28/08/2013 22:21:41 - (Dru) - Sono mie anche le ultime considerazioni dopo la parentesi

Buona notte.

ID35326 - 28/08/2013 22:58:46 - (Aldo Vaglia) -

Scopo principale del linguaqggio e' quello di permettere un confronto reciproco libero dalle proprie opinioni. Chi pensa che le nostre esperienze possano coincidere con astratte speculazioni si sbaglia. In qualunque modo si comunichi, la verita' e' quella a cui abbiamo deciso di credere. La politica usa di proposito un linguaggio ambiguo per convincere anche chi ha interessi diversi ad aderire ai suoi valori.

ID35333 - 29/08/2013 08:28:01 - (Dru) - Chi pensa che le nostre esperienze possano coincidere con astratte speculazioni si sbaglia.

quindi dovresti comunicarmi a cosa coincidono le nostre esperienze. Ad esempio quando trattava della relatività Einstein tra il 1905 e il 1919, anni in cui era solo la speculazione sulla teoria che raccontava della stessa, le nostre esperienze coincidevano o si basavano su questa teoria più o meno di quella fondata dal collega Newton duecentocinquant'anni prima? E in definitiva anche ammesso che il nostro Einstein risultasse nei fatti poi esperiti fallace dicendo appunto che è quello che non è (Aristotele), ammettendo e non concedendo, la speculazione di Newton la accettiamo come aderente all'esperienza e coincidente o no ? e cosi è per ogni teoria su cui ogni nostra esperienza si basa e in cui coincide.

ID35334 - 29/08/2013 08:32:48 - (Dru) - In qualunque modo si comunichi, la verita' e' quella a cui abbiamo deciso di credere.

Ecco, quello in cui abbiamo deciso di credere non è propriamente il senso della verità, è più il senso della nostra volontà. La volontà crede di avere e di sapere della verità, o meglio, crede di possederla e di poterla manipolare a suo consumo, questo significa vivere, questo è ciò che l'uomo oppone al sacro e al tremendum dell'inflessibile verità delle cose, ma per sviluppare questo discorso c'è bisogno di spazio e lo faremo e lo svilupperemo secondo le linee da me già dettate in questi fogli sul significato di "cosa".

ID35336 - 29/08/2013 08:43:55 - (Aldo Vaglia) -

Le speculazioni perche' diventino esperienze devono essere condivise con la nonna di Einstein.

ID35339 - 29/08/2013 08:51:13 - (Dru) - Si

ma la nonna deve essere disponibile almeno alla lettura di tali esperienze.

ID35343 - 29/08/2013 09:19:52 - (Dru) - e a proposito di esperienze e di tante nonne in circolazione

in un aula gremita di alunni Bontadini (un emerito filosofo e maestro di Severino) chiese agli alunni astanti se l'esperienza della morte attestasse la definitiva dipartita degli uomini dal mondo delle "cose" e la maggioranza, pressoché unanime in questo, rispose di "si". A quel punto Severino chiese di intervenire e rispose " tanto peggio per l'esperienza". Questo per testimoniare a quale punto può arrivare la speculazione che sovverte ogni e qualsiasi esperienza umana, proprio come fece Einstein con Newton e prima di lui Newton con Aristotele.Ma questo incremento di sapienza, che non fonda il suo significato su presupposti di esperienze ma è della ragione speculativa appunto, non deve essere visto come un A a dove l'a si somma come nuova realtà alla realtà raggiunta dalla sapienza, ma piuttosto come un incremento di potenza dove A è al quadrato.

ID35589 - 04/09/2013 14:44:36 - (forzanove) - .....siete già vecchi...

....la mente occidentale e' circondata da oggetti .si interessa alle stelle lontane ed non è' per nulla interessata al proprio Essere.Da Aristotele in poi, l' enfasi dell'intera educazione occidentale e' stata posta sul rafforzamento Dell' io dimenticando il Se'. Si compete sin da piccoli in ogni parte del mondo per gli stessi oggetti, per conquistare gli stessi obbiettivi. In un simile ambiente non puoi essere sincero, gentile, e soprattutto non puoi non essere violento, preoccupandoti per contro, dei mezzi che usi. Non ha quindi importanza di quali mezzi userai per raggiungere queste mete. E realizzarle non è' altro che consolidare il tuo Ego. È' il sentiero che, alla fine, diventa la meta: e un sentiero sbagliato non può portare alla meta giusta!

ID35590 - 04/09/2013 15:10:14 - (Dru) - c'è molto della filosofia occidentale, e ormai del mondo intero, in quello che dici

il sentiero della notte percorso dal nichilismo ricorda molto le tue parole, è il sentiero che dona alle cose, evocate come ciò che diventa altro da sé, la parvenza (perasuasione) di diventarne il suo altro e al suo estremo infinito di diventarne il nulla, ogni angoscia deriva da questa persuasione, ogni imprevisto e ogni oscuro è il risultato di questo pensiero ormai solido nel fluire delle cose. Se le cose vengono dal nulla e ivi ritornano allora le stesse sono imprevedibili e l'angoscia per ciò che risulta massimamente imprevedibile nel suo comparire e sparire è il segno di questo pensare... il bastone ci colpisce arrecandoci del male , l'angoscia e il terrore non è determinato del male che abbiamo subito e sentiamo ma di quando questo male ci colpirà (potrà colpire) nuovamente e il fatto che, questo quando, è imprevedibile appunto.

ID35594 - 05/09/2013 08:40:39 - (forzanove) - ....è allora si ceCa Dio

.....è allora si cerca, disperatamente Dio. Ignari che Dio e dentro noi. Si cerca con Dio anche un maestro a cui ci dobbiamo miseramente rivolgere, non sapendo che che noi stessi lo siamo. Ma inconsapevoli e quindi miserevoli....è quando lo troviamo ci sentiamo sempre più' soli e Fallaci.

ID35615 - 05/09/2013 20:51:08 - (Dru) - Dio

In filosofia, e durante lo sviluppo del pensiero che ad essa si riduce, Dio è l'essere: cercarlo, cercare quindi l'essere, significa cercare il senso e dell'essenza e il senso dell'esistenza. L'uomo non smette di cercare Dio, il sacro, perché crede che trovarlo significherebbe per esso la salvezza dalla terrificante evidenza del mondo dive-niente. Il mito è il racconto che spiega il divino e il suo rapporto con il mondo, ma questa spiegazione all'uomo risulta insufficiente, insufficiente la sua disposizione alla verità o incontrovertibilità del senso, il senso deve poterci salvare, quale altro senso altrimenti? Nasce la filosofia,nasce quel senso, la filosofia fonda il senso delle cose.DURANTE l'uomo ha sostituito alla potenza divina la sua potenza, se l'ultimo tecnico è uomo il primo tecnico è stato Dio.

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