Salò in guerra contro misteriosi inquinatori

Il sindaco di Salò, Giampiero Cipani, avvocato, sbotta contro l’azienda Garda Uno, creata dai Comuni della riviera bresciana del lago per gestire il ciclo dei rifiuti.
«È da due anni che sto sollecitando il Garda Uno a controllare gli scarichi fognari sul nostro territorio, utilizzando le videocamere - ha dichiarato Cipani durante il dibattito sul futuro di Salò, svoltosi nella Sala dei Provveditori -. Nelle acque del golfo finiscono liquami che dovrebbero invece essere incanalati. Il problema non è ancora stato risolto. Così ho imposto ai miei funzionari una logica diversa».
È una sorta di ultimatum: «Se entro un mese non ricevo i dati dei privati che non rispettano le regole e non sono allacciati, cambio atteggiamento. Darò io l’incarico a una ditta specializzata risolvere la questione. Alla fine tratterrò la spesa dal compenso che noi versiamo al Garda Uno, circa un milione e 400 mila all’anno. Mi dicono che non esiste la possibilità di effettuare una compensazione, ma in ogni caso bisogna uscire da questa situazione». E adesso non resta che attendere gli sviluppi.

Il dito sulla piaga lo avevano messo anche gli Amici del golfo, guidati da Aurelio Nastuzzo, ricordando come a Salò arrivino i liquami di Roè Volciano. Buona parte delle tubature hanno un’età media variabile dai 10 ai 20 anni, a eccezione di quelle del centro storico, più vecchie, che devono sopportare il carico delle acque bianche e delle nere, poiché non divise.
«Essendo molti gli utenti, col diametro della rete fognaria rimasto invariato, e aumentando le portate, il sistema è costantemente vicino al collasso - hanno ripetuto gli Amici-. Lo si evidenzia nelle vasche di raccolta e di pompaggio del collettore sub lacuale del Garda Uno, ove sono stati previsti scolmatori che, in caso di superamento dei livelli di progetti, riversano i liquami a lago. Scolmatori esistono anche nei tratti intermedi delle tubature comunali (Sirena, Canottieri, Tip Tap, piazza Napoleone, piazza Zanardelli, piazza Duomo, giardino Baden Powell, via S.Benedetto, Rive), e risultano attivi costantemente».

Le proposte? Provvedere seriamente alla divisione tra acque bianche e nere; verificare gli allacciamenti eseguiti dai privati, con eventuali sanzioni; mettersi d’accordo con Roè Volciano per una regimentazione dei suoi liquami; eliminare tutti gli scolmatori e gli scarichi liberi esistenti sul lungolago («ne abbiamo censiti più di 80»); promuovere un progetto generale che preveda anche le esigenze future».
Carlo Maccarinelli, un pescatore: «Nel rio Brezzo, che finisce nel golfo, non è rimasto più nulla di vivo: né anguille, né trote, triotti, vaironi o barbi. Nel lago lucci, cavedani e persici hanno macchie sul 30% del corpo. Il pesce piccolo è spaventato, e non viene più verso riva. Nella zona tra la baia del Vento, i Grosti e l’isola, sui fondali c’è uno strato di melma alto un metro, che potrebbe dipendere dai fosfati dei detersivi».

di Sergio Zanca da Bresciaoggi

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