Italianissima, tra i colori del Novecento

Ci sono molte cose per cui l’Italia è famosa: oltre a pizza, spaghetti e politica, l’arte è la cosa che più ci contraddistingue.

“Italianissima”, la nuova mostra inaugurata al MuSa di Salò, celebra l’arte italiana del Novecento: da Manzoni a Fontana, 80 artisti, le cui opere sono di solito custodite al Museo Novecento di Firenze, e altre provenienti da collezioni private, hanno raggiunto la cittadina gardesana, dove rimarranno fino al 9 dicembre.

Divisa in otto sezioni, questa rassegna tocca ogni aspetto della vita, dal lavoro alla preghiera, dalla religione allo sport, creando un’atmosfera silente e contemplativa, in cui il visitatore può immergersi, alla ricerca di ciò che spingeva questi artisti a dipingere e, più in generale, a creare e pensare: la volontà di sovvertire il concetto di arte, così come era stato concepito fino alla Prima Guerra Mondiale.

Il filo conduttore è indubbiamente la creatività italiana: un cammino tra quelli che furono i fermenti dell’arte italiana tra le due guerre, tra sentimenti di ricerca e spontaneità.

Il progetto nasce da tre giovani curatori del MuSa, Giovanni Lettini, Stefano Morelli e Sara Pallavicini, che lo hanno realizzato proprio in collaborazione con il Museo Novecento di Firenze, che ha raccolto, dal 1966, anno della storica alluvione che colpì il capoluogo toscano, in poi le opere entrate a far parte delle collezioni civiche fiorentine.

Nacque così una sorta di Museo Internazionale di Arte Contemporanea, “gli Uffizi del Moderno”, come fu chiamata, e la stessa passione si ritrova oggi al MuSa, nell’ottica di ripercorrere le tappe dello sviluppo dell’arte italiana.

“Tutta l’arte del Novecento parte dall’Italia, e questo va evidenziato. Si preferiscono, da esporre, lavori introvabili, cosiddetti minori ma senza i quali la storia dell’arte non andrebbe avanti”, queste le parole di Sara Pallavicini sul suo progetto.

L’intera collezione, comprendente quasi 200 opere, tra quadri e sculture, era infatti custodita nei magazzini del Museo fiorentino, restando pertanto nell’ombra, e sconosciuta al grande pubblico, che ha la possibilità di riscoprirle ora, divise per temi, che ci mostrano il modo di pensare dell’epoca: la meditazione, nella prima sala buia, vuole rappresentare il cambiamento; la seconda sala, piena di luce, dove si riscopre un nuovo concetto di bellezza e raffigurazione; si prosegue tra la natura, per arrivare ai presagi della guerra, e al cambiamento della figura femminile nel secolo scorso.

Temi umani e sociali, con le loro contraddizioni, riuniti, attraverso gli occhi dei grandi artisti, in un ambiente di grande impatto creativo, finalmente alla portata di tutti gli amanti della nostra arte.