15 Gennaio 2009, 00.00
Sabbio Chiese
Tradizioni

Gli antichi stampatori di Sabbio

di Ubaldo Vallini

Sembra quasi una delle manifestazioni cicliche che la Storia ama regalarci: tornano gli stampatori a Sabbio Chiese. Ricompaiono con la valorizzazione di sedici antiche opere.

Sembra quasi una delle manifestazioni cicliche che la Storia ama regalarci: tornano gli stampatori a Sabbio Chiese. Ricompaiono con la valorizzazione di sedici antiche opere, in un momento di difficoltà economica che, almeno localmente, fa seguito ad una distruzione, quella del terremoto.
Sembra così di ripercorrere le vicissitudini dell’immediato Dopoguerra, fra il ’47 e il ’52, quando l’allora sindaco Guido Bollani mise in pratica una sua idea sostenuta anche dallo storico Ugo Vaglia: recuperare la memoria storica locale, dando alle stampe gli undici volumi della “Collana Valsabbina”.

“Proprio come allora, anche se con diverse modalità, mentre sono in atto profonde trasformazioni dal punto di vista economico e della società, è importante fare leva sulla qualità che il territorio è sempre stato in grado di esprimere – ci dice il professor Alfredo Bonomi, profondo conoscitore di vicende valsabbine -. Quella che il Comune di Sabbio Chiese sta effettuando, dunque, è un’operazione culturale di assoluto rilievo, un arricchimento che, ne sono convinto, non mancherà di portare i suoi benefici effetti anche sul vivere quotidiano dei sabbiensi”.

Se lo dice lui c’è da crederci. Tanto più che la vocazione sabbiense all’editoria ha radici ben più profonde di quelle riscoperte all’indomani della seconda guerra mondiale.
Chiedere a Bonomi di parlarne è meglio che invitarlo a nozze: “Nella storia della stampa Sabbio Chiese occupa un posto di grande rilievo e non solo a livello provinciale. Per tutto il 1500 e per tutto il 1600, infatti, il centro valsabbino ha dato molte famiglie di stampatori che, forti anche dei legami di parentela, hanno operato a Venezia, Verona, Ferrara, Brescia, Bergamo, Milano, Trento, Torino, Campobasso, Roma e Messina – sciorina lo storico -. Alcuni danno per certo che fosse originario di Sabbio Chiese dove sarebbe nato nel 1505 anche quel Juan Pablo de Brescia (Giovanni Paoli) che è stato considerato il Gutemberg d’America per essere stato il primo ad introdurre il processo di stampa in Messico, nel 1539”.

“I Nicolini, gli Antoni, i Baruzzi, i Bericchia, i Carampelli, i Comencini, i Gelmini, i Pelizzari, i Comincioli, i Tini, i Ventura, Nicolò Bascarini, sono solo i nomi più noti fra gli stampatori che partirono da Sabbio. Attorno a questi sono state attive altre famiglie che studi più approfonditi potranno mettere in luce” aggiunge Bonomi.
Ma qual è l’operazione odierna. In che cosa consiste il recupero della memoria.

“Su suggerimento del professor Bonomi, prendendo occasione dal rifacimento dell’edificio che ospita il muncipio gravemente lesionato dal terremoto del 2004, abbiamo deciso di richiamare a Sabbio la memoria di questi artigiani che con le loro capacità e l’intraprendenza hanno portato lontano il nome del nostro paese, inserendosi in ruoli di tutto rispetto a livello sia economico sia culturale” ci ha detto l’attuale sindaco, Rinaldo Bollani.
E la memoria, mai come in questo caso, è custodita nei libri che con maestria e professionalità gli stampatori sabbiensi hanno realizzato: sedici i volumi recuperati nel giro di pochi mesi e, particolare non di poco conto, acquistati grazie all’impegno economico di alcune aziende della zona che hanno deciso di sponsorizzare l’iniziativa. Saranno loro, alla fine, a coprire quasi per intero i costi dell’operazione, sostenuta in parte anche dalla Comunità montana e da un piccolo intervento del Comune di Sabbio.

Volumi particolarmente belli e difficili da reperire, che sono stati scovati nel “giro” dell’antiquariato librario e in alcune collezioni provate per essere valorizzati e custoditi come meritano: in una teca che troverà spazio nella sala della Giunta.
“Pezzi alcuni dei quali particolarmente rari e bellissimi – afferma Bonomi -, che offrono un eloquente spaccato delle capacità editoriali di questi stampatori che dall’ombra della rupe del santuario della Madonna della Rocca hanno affrontato orizzonti ben più ampi, per mettere a frutto il loro ingegno ed il loro spirito imprenditoriale”.

Gli argomenti trattati sui libri così recuperati, che abbracciano quasi un secolo di storia dal 1530 al 1614, sono i più svariati e spesso le antiche pagine sono state illustrate con preziose incisioni.
Per comprenderne la ricchezza delle argomentazioni bastano alcuni esempi che l’esperto individua senza problemi: “C’è la prima edizione di un commento ai salmi curato da un dotto monaco della Chiesa di Costantinopoli – ci dice -. Il libro, stampato anche con caratteri greci a Verona nel 1530 da Stefano Nicolino, testimonia il fervore religioso e culturale voluto in quel periodo dal vescovo Giberti, ardente riformatore dei costumi del clero veronese”.

Il lavoro di Nicolò Bascarini è presente invece con due bellissime opere: “La storia della città di Roma” di Dionisio di Alicarnasso, edita nel 1545, e “La fabbrica del Mondo” stampata a Venezia nel 1546, un preziosissimo dizionario poetico.
Giovanni Degli Antoni testimonia la sua alta qualità con un testo religioso del 1578, arricchito da una bella incisione. I Nicolini, noti con l’appellativo “Da Sabbio” e poi addirittura col cognome “Sabbio” sono presenti nella raccolta con opere di storia, di poetica e di religione, a testimonianza della loro vastissima produzione.

“Con questa iniziativa si deve dare merito all’amministrazione comunale di aver costituito una biblioteca antica che permette di legare il presente, con tutte le sue potenzialità, ad un passato nel quale il paese si è distinto per capacità imprenditoriali basate sull’uso versatrile dell’intelligenza - ha aggiunto Alfredo Bonomi -. Possiamo definirla a pieno titolo e senza tema di essere smentiti una sorta di carta d’identità di qualità per il paese”.
“Di quest’antica arte in paese è rimasto ben poco, tant’è vero che non c’è nemmeno una tipografia, anche se non mancano validi addetti in questa attività, che viene però sviluppata altrove – conclude il sindaco Bollani -. Un motivo in più per ricordare. Stiamo predisponendo per questi preziosi libri una sistemazione che permetta una buona conservazione e anche la visione da parte degli appassionati. Intanto già sogniamo di poter ampliare la raccolta”.


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