07 Novembre 2017, 16.15
Provincia
Coltivazioni

Tartufi, crollano le produzioni

di Redazione

La grande siccità del 2017 ha condizionato pesantemente la raccolta dei tartufi, la cui produzione, in quasi tutte le varietà, sembra destinata a crollare


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L’annata 2017, per la provincia bresciana, è stata segnata profondamente dall’assenza di pioggia. La siccità, oltre ad aver danneggiato le campagne in generale, ha stroncato pesantemente la raccolta dei tartufi: dopo due annate già scarse, il 2017 sembra destinato a veder crollare le produzioni per tutte le varietà reperibili nelle campagne della provincia.
 
Pare che quest’anno l’acqua sia mancata proprio nel periodo di formazione dei miceti, in cui il bisogno di umidità è ai massimi livelli, e che questa circostanza abbia avuto ripercussioni pesanti su tutti i fronti della produzione. 

Le uniche speranze di ripresa riguardano il Nero Pregiato, piuttosto diffuso nelle valli bresciane. Per tutte le altre tipologie, invece, i pronostici sono negativi. Il Bianchetto o Marzuolo, che matura in primavera, ha avuto un’annata in rosso; a meno che non piova, non ce ne sarà nemmeno il prossimo anno.  È andata molto male anche la campagna dell’Estivo, con cali stimati intorno all’80% e prezzi in vertiginosa crescita.

Del Macrosporum, che matura tra agosto e gennaio, si sono praticamente perse le tracce. Grande assente anche il Tuber Magnatum o bianco pregiato, il re indiscusso dei tartufi, divenuto rarissimo. Va male anche l'Uncinatum, nonostante sia possibile trovarlo in piccole quantità in Valle Camonica, una zona per natura più umida e dove ha piovuto di più. 
 
La mancanza della materia prima prodotta localmente fa sì che il mercato la ricerchi all’estero, in particolare in Paesi come la Romania o l’Albania, dove non è mai esistita una cultura del tartufo e la sua coltivazione è iniziata solo di recente, dopo averne scoperti i possibili guadagni. Tuttavia, se si proseguirà in questa direzione, anche lì tra qualche tempo non resterà più nulla. L’aumento della domanda ha causato uno sfruttamento indiscriminato: se un terreno viene completamente privato di spore, la produzione cessa in pochi anni, e da qui la necessità di ricorrere alla coltivazione. 
 
 



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