10 Ottobre 2016, 10.02
Provincia
Storie

Il Giallo di Marcheno e l'ispettore Maigret

di Giancarlo Marchesi

Nella vicenda che riguarda la scomparsa di Mario Bozzoli, avvenuta giusto un anno fa, molte le analogie con un giallo del commissario Maigret pubblicato per la prima volta nel 1955


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È trascorso un anno dalla scomparsa di Mario Bozzoli, l’imprenditore di Marcheno che è stato visto per l’ultima volta nel tardo pomeriggio dell’8 ottobre del 2015, nella sede della sua fonderia. A distanza di ben dodici mesi il “giallo di Marcheno”, come la vicenda è stata chiamata dalla stampa, resta fitto.

Dall’analisi delle scorie del forno di fusione, attivo la sera della scomparsa di Mario, non è emerso ancora nessun risultato, tanto che la Procura è intenzionata a una proroga delle indagini.

A nulla è valso mettere sotto sequestro la fonderia Bozzoli
e passare al setaccio trecento sacchi di scorie di fusione. A questa vicenda si lega poi quella di Giuseppe Ghirardini, operario addetto ai forni della fonderia marchenese, scomparso a distanza di pochi giorni, il 14 ottobre e trovato cadavere il 18 ottobre 2015 a Case di Viso.
Dopo l’autopsia, il Ris dichiarano che il Ghirardini è «morto per avvelenamento da cianuro» e nello stomaco dell’operario è rinvenuta un’esca utilizzata normalmente per animali selvatici.

Nel corso di questi dodici mesi, la Procura di Brescia ha indagato a piede libero, per la morte di Bozzoli, i due nipoti Alex e Giacomo e due dipendenti della Fonderia di Marcheno.
Nel luglio scorso per l’azienda è stata chiesta la liquidazione, ed è notizia di questi giorni il licenziamento di tutti i dipendenti ancora a libro paga ditta, a causa di contrasti insanabili intervenuti tra gli azionisti della stessa.

Al di là delle peculiarità della vicenda Bozzoli
, sono da notare non poche similitudini tra questo caso è uno dei gialli più conosciti di Georges Simenon, il padre del Commissario Maigret.
L’inchiesta di Maigret che, a parere di chi scrive, ha svariati punti di collegamento con l’intricata scomparsa di Mario Bozzoli è il giallo titolato “L’amica della signora Maigret” (titolo originale “L’amie de Madame Maigret”), scritto a Carmel, California, nel dicembre 1949 e pubblicato per la prima volta in Italia nel 1955 da Mondadori nella collana "Il girasole. Biblioteca economica Mondadori".
Si tratta del 34esimo romanzo dedicato al celebre commissario, ed il primo in cui appare il giovane ispettore Lapointe. 

Per cominciare
, tanto nel caso Bozzoli quanto nel caso Steuvels, quello che per lunghe settimane ha appassionato il pubblico parigino e si è trasformato nell'incubo di Maigret, al centro della scena vi è un forno.
Per il famoso commissario, il caso Steuvels è un vero rompicapo, più che un caso. O meglio, come nel caso di Marcheno, si può parlare di un feuilleton.

"Steuvels ha bruciato un cadavere" diceva il messaggio anonimo recapitato alla polizia giudiziaria parigina.
Ma Steuvels, il migliore rilegatore di Parigi, è un uomo insospettabile: colto, pacato. E il cadavere, come per la vicenda triumplina, non è mai saltato fuori.

Vaghi indizi per Marigret,
nient'altro che due denti, del fumo nero e denso.
Lo stesso fumo nero e denso che ha caratterizzato anche il giallo Bozzoli: non a caso, chi abita nelle vicinanze della fonderia marchenese, ha parlato di una fumata particolare e di un odore acre che ha ammorbato l’aria, proprio in occasione della scomparsa di Mario.

Come per la vicenda Bozzoli, anche nel romanzo di Simenon i giornali hanno dato grande risalto all’inchiesta.
Nel caso parigino la stampa ha preso di mira proprio il famoso commissario: alcuni quotidiani si erano spinti addirittura a scrivere: "Ne abbiamo abbastanza di sentir dire che Maigret è infallibile".

Ma l’imperturbabile, Maigret porterà avanti la sua indagine come sempre, cocciutamente da solo, senza farsi condizionare dalla stampa.
E rigorosamente seguendo il suo passo, lento e pesante, mettendo insieme i pochi frammenti raccolti intorno a place des Vosges, il luogo del crimine.
Qui, negli storici quartieri di Parigi, all'angolo tra il Grand Turenne e il Tabac des Vosges, si incontrano gli sguardi obliqui del calzolaio, della portinaia, della lattaia e della sua domestica che, forse, hanno visto tutto.
Ma chi ci assicura che quelle in mostra nelle loro vetrine non siano identità contraffatte? Se lo chiede anche Maigret.

Fino all'ultimo si ritroverà con due piste che si intrecciano e un mucchio di persone di cui si sa poco o nulla: nemmeno se hanno un ruolo o no nella faccenda. E una moglie, che forse ha deciso di prendersi una rivincita, che aiuta il marito a risolvere il caso.

Le analogie tra la realtà del caso triumplino e la finzione romanzesca proseguono con il fatto che in entrambe le vicende il teatro del crimine è un laboratorio artigiano: da un lato la fonderia di Marcheno e dall’altro una delle più affermate legatorie parigine. Ma ancora: in entrambi i casi vi è la presenza di due fratelli, le cui esistenze si intrecciano e sono alla base dei rispettivi gialli.

Di più: anche nell’inchiesta di Maigret entra il veleno per eliminare proprio Steuvels, il protagonista della vicenda, come nel giallo triumplino il veleno ha portato alla morte Ghirardini, uno degli ultimi a vedere in vita Mario Bozzoli la sera dell’8 ottobre di un anno fa.

I molti punti in comune tra le due vicende, la tragica realtà del caso Bozzoli e il romanzo nato dalla fervida fantasia di Georges Simenon, spingono a ipotizzare che qualcuno abbia potuto leggere l’inchiesta numero 34 del commissario Maigret e si sia ispirato a quest’ultima prima di portare a termine il proprio piano che è sfociato nel caso Bozzoli. 

Un mistero, quello di Marcheno, che può essere risolto – come ha fatto il commissario Maigret con il caso Steuvels - solo conoscendo in profondità i protagonisti della vicenda triumplina, scavando nelle loro vite e trovando in esse la chiave del mistero che ancora avvolge il caso Bozzoli.
 
Giancarlo Marchesi



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